I gestori propongono soluzioni che intercettano esigenze e potere di spesa delle nuove generazioni, come i fondi azionari basati sui megatrend. Ecco le performance migliori sulla breve e media distanza
di Andrea Boeris

Finanziariamente prudente, molto informata e consapevole delle difficoltà che il percorso lavorativo può riservare. Il ritratto della generazione dei nati tra l’inizio degli anni Ottanta e la metà dei Novanta del secolo scorso, i 25-40enni di oggi, è fotografato dallo studio Deloitte Global Millennial Survey condotto su un campione di oltre 27.500 millennial. Una generazione con sensibilità, esigenze e priorità profondamente differenti rispetto a quella che l’ha preceduta: attenzione ai temi del cambiamento climatico e dell’uguaglianza sociale, interesse per la tecnologia, la salute e la sostenibilità. Tutti fattori che inevitabilmente si riflettono anche sulle abitudini finanziarie e di risparmio.

Oltre a questo cambio di paradigma, i millennial hanno anche una potenzialità d’investimento interessante, in cerca di risposte e soluzioni. Che in effetti non mancano. Società d’asset management e gestori si sforzano di tradurre queste nuove esigenze in prodotti d’investimento che come focus hanno proprio i settori di loro interesse e che cercano di spuntare rendimenti allettanti. Missione che risulta in molti casi compiuta, per lo meno nel recente passato, scorrendo la tabella elaborata da Fida. La graduatoria riassume i migliori risultati tra i fondi azionari legati ai megatrend, temi d’investimento che intercettano proprio la nuova sensibilità e le nuove abitudini dei millennial. Numeri alla mano, da inizio anno le linee più performanti hanno registrato un rendimento anche superiore al 50%, mentre estendendo l’analisi al triennio, diversi basket arrivano al 70%. Sono state considerate le categorie dei fondi azionari legati alle tematiche dell’acqua, delle energie alternative e dell’ambiente, con un occhio anche a tecnologia e robotica.
Ma quali sono le strategie preferite dai gestori? «Vediamo particolari opportunità di medio termine in settori come la digitalizzazione e l’automazione», sottolinea Zehrid Osmani, portfolio manager di Martin Currie Investment Management, «ma anche una maggiore adozione di iniziative infrastrutturali più verdi, in particolare energie rinnovabili, edifici efficienti e veicoli elettrici. Prevediamo anche un crescente utilizzo delle tecnologie digitali e della robotica».

E a proposito di quest’ultimo tema d’investimento, Johan Van Der Biest, lead manager del Robotics and Innovative Technologies Fund di Candriam, si dice convinto che l’automazione «rimanga un’area di investimento interessante, perché esposta a megatrend secolari come la rivoluzione tecnologica e i cambiamenti demografici. Grazie agli enormi progressi in termini di potenza di calcolo e di immagazzinamento dati, i robot si sono evoluti in modo tale che il numero di potenzialità d’utilizzo è esploso. Prima di quando possiamo immaginare vedremo apparire robo-infermieri, robo-insegnanti, robo-auto, robo-maggiordomi, robo-ispettori ed è prevedibile supporre che il settore cresca in modo energico e duraturo».

Passando dai temi di investimento alle modalità per investire -nei fondi come anche nelle polizze- quella ideale per i millennial è rappresentata dai piani di accumulo di capitale (pac), ossia gli investimenti a rate. Il principale ostacolo a questa tipologia d’ingresso è l’idea di dover rinunciare a una parte del proprio reddito per qualcosa che è percepito come molto lontano nel tempo. Un ragionamento che però non tiene conto del fatto che il vero alleato degli investimenti è proprio il tempo stesso e che, ragionando in un’ottica di lungo periodo, non è necessario privarsi di grandi somme di mese in mese. Esistono simulazioni dedicate attraverso cui si può capire quale quota del proprio risparmio mensile vada accantonata per cercare di mettere da parte un gruzzolo che possa soddisfare obiettivi a lungo termine. Per chi proprio non ne vuole sapere di strumenti d’investimento che comunque comportano l’assunzione di un certo grado di rischio, resta l’opzione dei libretti e dei buoni postali, che di contro offrono rendimenti all’osso.

I secondi, in particolare, rendono pochi decimali di punto l’anno, ma costano poco, non hanno commissioni e godono di una tassazione agevolata. Tra i buoni fruttiferi postali, quelli che al momento rendono di più sono i 4×4, prodotto pensato per chi si sente pronto a farsi carico di un investimento nel lungo periodo, fino a 16 anni. Il rendimento effettivo annuo lordo al termine del quarto anno sarà dello 0,2% e al termine del sedicesimo dello 0,75%. In alternativa ci sono i libretti postali, che però fruttano pochissimo: soltanto lo 0,01%. C’è poi l’offerta Supersmart, che permette di ricevere interessi più alti. L’accantonamento minimo è di mille euro mentre l’offerta disponibile al momento è quella a 180 giorni con tasso di interesse annuo lordo a scadenza dello 0,4%: nel caso di 50mila euro investiti, gli interessi netti saranno 72,99 euro. (riproduzione riservata)

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