Le compagnie di assicurazione italiane si difendono bene a livello globale in termini di attività volte a limitare o ridurre il loro impatto ambientale e si comportano bene anche nella gestione dell’energia e nell’attività sui cambiamenti climatici. Con un punteggio di 8,4 su 10 dominano infatti quelle di tutti gli altri Paesi, secondo l’EY Sustainable Finance Index, il benchmark globale che confronta oltre 1.100 società di servizi finanziari (banche, assicurazioni, società di gestione patrimoniale e del risparmio) in tutto il mondo in relazione ai parametri ESG e alla qualità dell’informativa sulla sostenibilità.

L’Indice EY classifica i progressi dei diversi Paesi nel loro percorso verso la sostenibilità, assegnando un punteggio da 1 a 10; inoltre, misura l’ampiezza e il dettaglio dell’informativa relativa alle attività ESG (Environmental, Social and Governance) esprimendo una percentuale di copertura dei parametri inclusi nell’indice.

Gli intermediari finanziari svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere un’economia più sostenibile. Oltre a migliorare il proprio profilo di sostenibilità e a sviluppare prodotti più sostenibili per i propri clienti, possono favorire l’integrazione di fattori ambientali, sociali e di governance nei processi decisionali, contribuendo a indirizzare e accelerare la transizione ecologica delle imprese e incentivando gli individui a stili di vita più sostenibili. Con l’EY Sustainable Finance Index vogliamo dare un contributo a questo processo monitorandone i progressi ed evidenziando best practice e aree di miglioramento”, commenta Federico Guerreri, EY Global and EMEIA Financial Services Risk Leader.

Le compagnie assicurative europee sono un passo avanti rispetto alle compagnie del resto del mondo riguardo alle attività ESG. Nel 2020, il mercato assicurativo del continente ha ottenuto un punteggio di 6,6 per l’attività ESG, contro una media globale di 5,8. Riguardo alla comunicazione, le assicurazioni europee stanno divulgando una media del 64% dei parametri ESG, contro il 55% a livello globale. Inoltre, il settore assicurativo europeo supera quello bancario e quello della gestione patrimoniale sia nelle attività ESG sia nella disclosure.

A livello italiano, le compagnie assicurative ottengono un punteggio di 6,7 sulle attività ESG (contro il 5,8 a livello globale) e comunicano il 71% dei parametri ESG (contro il 55% della media globale).

Con un punteggio di 7,1 il settore assicurativo italiano è leader nel mondo anche riguardo alle tematiche sociali, in particolare sul fronte della protezione dei dati e degli informatori (whistle-blower). Inoltre, ottiene buoni risultati sia in relazione al contributo allo sviluppo della comunità attraverso iniziative di responsabilità d’impresa, sia sul fronte dell’attenzione ai dipendenti e dello sviluppo delle competenze. Inferiore alla media globale, invece, la performance relativa all’equità della retribuzione. Sui temi sociali il comparto assicurativo italiano rende pubblici il 74% dei dati ESG, 20 punti percentuali sopra la media globale.

Riguardo agli aspetti di governance, le compagnie assicurative dell’Italia ottengono un punteggio medio di 5,9 inferiore a quello globale (6,4). Pesano su questa performance il basso punteggio in tema di trasparenza sulle attività e sulla composizione del consiglio di amministrazione, soprattutto riguardo alla diversity: la percentuale media di membri esecutivi di sesso femminile nei CdA è dell’8% contro il 17% a livello globale.

Il settore bancario: parametri di governance da rafforzare

Le banche europee superano quelle del resto del mondo nella divulgazione di ciascuna delle tre componenti ESG, comunicando il 60% dei parametri dell’Indice contro il 48% della media globale, con le banche più grandi che tendono a comunicare più di quelle piccole.

In tema di ambiente, il settore bancario europeo ottiene un punteggio medio di 4,6 nelle attività ESG e divulga il 44% dei parametri dell’Indice, contro una media globale del 23%. Migliori le performance sugli aspetti sociali (55% di divulgazione dei parametri ESG contro il 40% della media globale) e, soprattutto, sulla governance (70% contro il 65% a livello globale).

Venendo all’Italia, le banche del Paese hanno performance superiori alla media globale sui parametri ambientali, mentre ottengono punteggi più bassi sugli aspetti sociali e di governance. Riguardo all’ambiente, gli intermediari italiani hanno un punteggio ESG di 6,1 ben superiore alla media globale (2,8) e un livello di divulgazione del 45% (contro il 23% della media globale). Le banche del Paese si distinguono per una gestione energetica efficiente e le buone pratiche sulle emissioni, mentre c’è un margine di miglioramento riguardo all’inclusione dei fattori ambientali nelle scelte di finanziamento, alla gestione delle terze parti e alla selezione dei fornitori.

In relazione agli aspetti sociali, il settore bancario italiano raggiunge un disclosure rate del 63% (50% la media globale) e un punteggio ESG di 6,6 (contro il 6,0 della media globale). Le banche in Italia risultano invece deboli in termini di equità della remunerazione, attenzione allo sviluppo della comunità in cui operano (una sola banca su 20 segue le linee guida dell’OCSE per le imprese multinazionali), riservatezza dei dati e protezione degli informatori.

In tema di governance, i risultati delle banche italiane sono modesti e inferiori alla media globale: 5,8 il punteggio ESG, contro una media globale di 6,1 e 62% il livello di divulgazione, contro il 65% della media mondiale. La modesta performance si deve soprattutto alla debolezza nel divulgare parametri quali il numero di riunioni del consiglio di amministrazione e la relativa partecipazione, il divario salariale, i diritti degli shareholder e la confidenzialità sulle politiche di voto.

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