Uno Studio INAIL evidenzia l’andamento del fenomeno infortunistico in questo comparto produttivo nel periodo 2002-2018, illustrato insieme ai risultati di un piano mirato prevenzionale realizzato a Messina dal 2017 al 2019

Cantieri navali

 Nei cantieri navali, il rischio infortunistico è più alto rispetto a quello riscontrato nel settore Industria e servizi. Qui, dal 2014 al 2018, è diminuito da 22,6 a 19,6 incidenti per mille addetti, mentre nella cantieristica navale si è passati da 31,4 a 29,7 infortuni. Questi presentano una gravità maggiore, misurata dagli esiti mortali dei casi registrati e dall’assenza dal lavoro degli infortunati superiore ai 30 giorni. In ambito territoriale, il fenomeno infortunistico è concentrato per il 54% prevalentemente in tre regioni (Liguria, Friuli Venezia Giulia e Toscana). A riportare infortuni lavorativi sono per lo più meccanici, montatori e manutentori, per cause che includono movimenti scoordinati e scivolamenti, malfunzionamenti elettrici, esplosioni, incendi. Sono alcuni dei dati contenuti in una scheda di ricerca Inail, disponibile online tra le pubblicazioni sul sito dell’Istituto. Il report è stato condotto analizzando le dinamiche infortunistiche presenti nell’archivio del sistema di sorveglianza Infor.Mo, sviluppato dalle Regioni e dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila), che monitora gli incidenti lavorativi dall’origine fino alla loro istruttoria conclusiva.

Fratture e schiacciamenti tra le lesioni più riportate, frequenti le cadute dall’alto

In particolare, lo studio ha esaminato gli eventi registrati tra il 2002 e il 2018. Su 63 infortuni definiti positivamente, 26 sono stati i casi mortali e 37 quelli gravi con prognosi superiori a 40 giorni. Gli infortunati, esclusivamente uomini, svolgevano mansioni diversificate, con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato pari al 70% e un’esperienza lavorativa mediamente superiore a un anno. Riguardo alla provenienza, il 38% dei lavoratori infortunati risulta essere di origine straniera. Le lesioni maggiormente riportate dagli addetti sono fratture (44%), schiacciamenti o contusioni (27%), ferite o amputazioni (18%), e tra le modalità di incidente più frequenti sono riscontrate le cadute dall’alto dell’infortunato (37% dei casi), quelle di pesi e gravi (22%), gli investimenti con mezzi di trasporto (16%). Di ogni causa di infortunio, la scheda svolge un approfondimento accurato, esaminando tipologia, circostanza, modalità di accadimento e proponendo misure idonee di protezione.

Nel post Covid necessarie azioni di coordinamento e integrazione sanitaria

Partendo da questa base informativa, la nota passa poi alla prospettazione di piani mirati di prevenzione (Pmp), individuati come uno strumento utile per la riduzione degli infortuni. All’indomani della pandemia da Covid-19, sottolineano i ricercatori del Dimeila, il Piano nazionale della prevenzione (Pnp) 2020-2025 rimarca la necessità di una programmazione sanitaria coordinata e integrata tra le diverse strutture e attività presenti nel territorio, evidenziando l’importanza della autovalutazione nella gestione dei rischi da parte dei datori di lavoro.

Soluzioni e miglioramenti organizzativi al centro del piano

Originato a seguito dell’infortunio mortale di tre lavoratori che avevano inalato sostanze pericolose in un incendio in ambiente confinato a bordo di una nave in manutenzione, il piano ha inteso verificare l’applicazione della normativa antinfortunistica e del controllo dei fattori di rischio presenti nei cantieri navali. La scheda ne riporta tappe e articolazioni, con l’indicazione delle aziende partecipanti, il numero dei lavoratori interessati e le figure della prevenzione coinvolte, le iniziative di formazione erogate, le criticità riscontrate. Da qui la messa in campo di alcune soluzioni migliorative, come ad esempio blocchi di cemento resistenti agli urti e movimentabili per la protezione delle banchine e l’applicazione di parapetti rimovibili contro il rischio di caduta di persone o cose.