Le transazioni B2b, ossia quelle tra imprese, si sono ridotte del 6% durante la pandemia mentre l’eCommerce ha fatto registrare solo un -1%, aumentando dell’1% rispetto al 2019 la sua incidenza sul totale degli scambi B2b, pari a 2.500 miliardi di euro, passata dal 19% al 20%. Il valore degli ordini scambiati tramite strumenti digitali tra imprese italiane ha, quindi, retto l’urto degli effetti economici del Coronavirus, raggiungendo il valore totale di 406 miliardi di euro. È quanto emerge dalla lettura dei risultati della ricerca curata dall’Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno online «B2b: fisicamente lontani, digitalmente vicini». Tale trend deriva anche dalla scelta di quasi metà delle imprese italiane che ha dato una significativa spinta sul fronte della digitalizzazione dei processi B2b durante la crisi sanitaria, infatti circa una su cinque ha investito in soluzioni digitali e il 38,5% prevede di introdurre entro i prossimi due anni strumenti per il Digital B2b fra i quali emergono le soluzioni per l’automazione dei processi (16%), Blockchain e Artificial Intelligence (13,8%), strumenti per monitorare la supply chain (13,1%).

L’eCommerce B2b. Sono il largo consumo, l’automotive e il farmaceutico i settori che si presentano maggiormente digitalizzati.

Sul fronte dei rapporti con l’estero, le transazioni digitali tra le aziende italiane e quelle straniere valgono, invece, 127 miliardi di euro, con una riduzione registrata pari al 5%, ossia il 29% del transato estero B2b che ammonta a 434 miliardi.

In tale direzione, è l’automotive ad attestarsi come settore leader, seguito da tessile – abbigliamento e meccanica.

Secondo il giudizio degli analisti, gli obblighi normativi e gli effetti della pandemia hanno ampliato il gap tra aziende già digitalizzate, che nel 2020 hanno potuto contare su un fatturato stabile o addirittura in crescita, e le imprese tradizionali che, invece, hanno faticato a garantire continuità operativa alle proprie attività.

«Le imprese che avevano vissuto gli adempimenti normativi come opportunità per digitalizzare i propri processi hanno saputo fronteggiare meglio la situazione di emergenza che, anche in ambito B2b, ha avuto impatti importanti» osserva Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital B2b, «innanzitutto, accelerando il processo di avvicinamento delle aziende ai propri clienti ma anche riducendo la distanza tra livelli successivi della supply chain, promuovendo un miglior utilizzo dei dati e una maggiore automazione dei processi e amplificando la necessità di sviluppare processi maggiormente collaborativi».

La digitalizzazione dei processi B2b. Il 23,8% delle aziende, numeri del report alla mano, ha avvertito la necessità di investire in soluzioni digitali, in particolare per la gestione della firma (6,8%), per la digitalizzazione dei processi interni (6,2%) e per la conservazione dei documenti (5,5%). Il 18,4% ha, invece, attivato iniziative di digitalizzazione già nel corso del 2020, soprattutto per l’introduzione di firme digitali (7,3%), di strumenti per lo scambio di documenti elettronici (6%), di software a supporto dei processi interni (5,4%) e di tool per la conservazione digitale (3,5%). In prospettiva dell’immediato futuro, nei prossimi due anni il 38,5% delle imprese prevede di investire in strumenti per digitalizzare i processi B2b. E naturalmente, in tal senso, il Pnrr rappresenta una grande opportunità per realizzare tali investimenti, considerato che il 21% dei 191,5 miliardi messi a disposizione dell’Italia è dedicato alla digitalizzazione della p.a., delle imprese e dei comparti turismo e cultura con le imprese che potranno beneficiare di 30,57 miliardi di euro. «L’emergenza sanitaria ha evidenziato l’importanza del digitale per garantire continuità di business e restare competitivi sul mercato» sottolinea Paola Olivares, direttore dell’Osservatorio Digital B2b, «ma ha sottolineato anche che le iniziative avviate solo in risposta all’emergenza o solo per singole attività o processi non hanno impatti sulle performance economiche di breve periodo».

Le tecnologie per l’eCommerce B2b. In base agli esiti dell’indagine, sono 19 mila le imprese che nel 2020 hanno utilizzato l’Edi (electronic data interchange) per scambiarsi i principali documenti del ciclo dell’ordine, senza variazioni significative rispetto al 2019. Crescono, invece, del 5% i documenti scambiati che includono fatture, ordini, conferme d’ordine e avvisi di spedizione. E cresce anche l’interesse verso i Marketplace B2b che iniziano ad essere molto utilizzati anche per le relazioni tra imprese.

Il transato realizzato tramite tali piattaforme è cresciuto del 67% tra il 2019 e il 2020 e si prevede un utilizzo sempre più massiccio grazie alla facilità di utilizzo e alla possibilità di connessione diretta tra gli attori della filiera.

Le tecnologie per automatizzare i processi B2b. Le tecnologie per l’automazione dei processi di fatturazione elettronica, anche a seguito dell’obbligo introdotto dal punto di vista normativo, sono ritenute la priorità di investimento entro il 2022 dal 16% delle imprese italiane.Gli esperti dell’osservatorio hanno censito 33 applicazioni di Robotic Process Automation (RPA) nei processi amministrativi e di supply chain a livello internazionale, il 67% di tali soluzioni è focalizzato sul ciclo ordine – consegna – fatturazione -pagamento e, in particolare, sulla fase di fatturazione, con 21 casi. La tecnologia che sta attirando più interesse da parte delle aziende è l’artificial intelligence, protagonista di 120 progetti a livello internazionale, di cui il 58% già operativo. Le soluzioni di AI trovano applicazione soprattutto nei processi di pianificazione, rifornimento e monitoraggio della supply chain (485), seguono le applicazioni trasversali a più processi (45%) e come supporto al ciclo dell’ordine (7%). Meno mature, invece, le soluzioni di Blockchain applicata alla supply chain.

Su 206 progetti censiti, incentrati prevalentemente sul monitoraggio della supply chain e sul supporto al ciclo dell’ordine, solo il 12% è operativo. Ma sono in crescita i progetti che prevedono il coinvolgimento di un ecosistema esteso, composto non solo da partner di business ma anche da enti governativi, agenzie internazionali e aziende appartenenti ad altri mercati sinergici.

L’altalena delle fatture elettroniche. Se la fatturazione elettronica ha fatto registrare una vistosa frenata durante il primo lockdown, con il numero delle fatture digitali crollato del 15%, la stessa ha recuperato chiudendo il 2020 con 2 miliardi di fatture, solo il 4% in meno rispetto al 2019. A livello geografico, in tutte le regioni è diminuito il numero delle fatture trasmesse rispetto al 2019, con Liguria (-39%), Emilia-Romagna (-21%) e Friuli-Venezia Giulia (-17%) che hanno registrato il calo più significativo. Ai primi posti per numero di fatture elettroniche restano Lombardia (36%) e Lazio (21%), mentre fra i settori guidano il commercio all’ingrosso e al dettaglio (27,7%) e le utility (18,6%).Costruzioni, PA e istruzione hanno aumentato del 5% le fatture trasmesse, il manifatturiero del 3%, mentre i comparti più in sofferenza sono stati alloggio e ristorazione (-40%), finanza e assicurazioni (-35%) e servizi di noleggio, supporto alle imprese e viaggi (-19%).

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