I dati dell’assemblea Assifact: solo a maggio il volume dei crediti ceduti è aumentato del 49%
Risorse disponibili per innovazione e transizione ecologica
Pagina a cura di Roxy Tomasicchio

Il factoring si conferma come supporto flessibile per i fabbisogni di capitale circolante delle imprese. Parliamo, infatti, di cessione di crediti (esistenti o futuri): anticipando il valore del credito rispetto alla scadenza dell’incasso effettivo è possibile, per le imprese, ottenere liquidità, quanto mai vitale in periodo come questi, in cui cali di fatturato, ritardi nei pagamenti e negli incassi, esposizione verso la p.a. e ancora anticipi della cassa integrazione mettono a secco le casse aziendali.

Il settore, che vanta un volume di affari di circa il 14% del pil, dopo il calo del 2020, conseguente al crollo del fatturato delle imprese per effetto della pandemia, quest’anno è tornato a crescere: solo a maggio il turnover, cioè il volume totale dei crediti ceduti in un anno, è aumentato di circa il 49% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, portando a +9,82% la crescita del volume d’affari cumulativo dei primi cinque mesi. Non solo. Le operazioni finanziarie legate alle catene di fornitura, in particolare il cosiddetto reverse factoring, sono cresciute di oltre il 20%. Lo ha evidenziato il presidente di Assifact, Fausto Galmarini, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione che riunisce le società di factoring, aggiungendo che per l’intero 2021 le stime di Assifact sono positive. Se nel 2020 la caduta del fatturato delle imprese aveva generato un volume d’affari cumulativo al 31 dicembre di 228 miliardi di euro, in diminuzione del 10,83% sul 2019, per la prima volta da oltre un decennio, oggi il turnover del settore del factoring si colloca sulla scia del rimbalzo del fatturato industriale nel secondo trimestre del 2021. Un andamento comune a livello globale, dove l’Italia anche nel 2020 ha mantenuto le posizioni con una quota dell’8,4% del factoring mondiale e del 12,4% di quello europeo.

Le operazioni di supply chain finance hanno raggiunto nel 2020 il 10% del volume d’affari a 22,3 miliardi (+20,78% sul 2019), 21 dei quali derivanti dal cosiddetto reverse factoring.

Di cosa si tratta in questo caso? Sono le operazioni legate al sostegno del capitale circolante nell’ambito delle filiere produttive, la cosiddetta supply chain, E si parla di reverse factoring o factoring indiretto, quando è l’impresa debitrice che si attiva per smobilizzare i crediti.

«Gli accordi di convenzione di reverse factoring stipulati da aziende medio-grandi con le società di factoring», ha detto Galmarini, «restano la soluzione maggiormente consolidata per ottimizzare, gestire e supportare il capitale circolante a monte della propria filiera». Il presidente di Assifact ha tenuto a sottolineare, sempre in ambito di supply chain finance, i significativi tassi di crescita del confirming, servizio innovativo in forte crescita grazie al quale un’azienda incarica la società di factoring di gestire i debiti commerciali verso i propri fornitori, che possono incassare i loro crediti o avere anticipazioni in tempi abbreviati, mentre l’azienda può ottenere dilazioni di pagamento, il tutto attraverso piattaforme o sistemi digitali. Nel 2020 il confirming ha generato 1,3 miliardi di euro di volume d’affari.

Snocciolando qualche altra cifra, le imprese che rivolgono al factoring sono quasi 33 mila, il 60% pmi. Il 56,3% dei crediti in portafoglio al 31 dicembre 2020 è verso imprese private, il 17,2% verso la pubblica amministrazione.

Anche in ottica di sistema il factoring può vantare come fattore distintivo la qualità del credito, che resta alta: esposizioni deteriorate in calo al 4,05% del totale, livello inferiore al settore bancario (4,4%) che pure nel 2020 è stato favorito da misure straordinarie di sostegno alla liquidità. Le sofferenze del factoring scendono ai minimi degli ultimi anni: 1,79% delle esposizioni totali.

Dopo aver sostenuto il sistema produttivo durante la pandemia, per il dopo-Covid il factoring si propone, ha dichiarato Galmarini, come «strumento ideale per la gestione del capitale circolante e per cogliere e valorizzare i segnali di ripresa, affiancando le imprese anche nel processo di innovazione, digitalizzazione e transizione ecologica».

Infatti, l’assemblea è stata occasione per annunciare che l’Associazione italiana per il factoring ha fatto propria la sfida della sostenibilità, al centro della tavola rotonda dal titolo «Finanza sostenibile e educazione finanziaria delle imprese: il factoring al servizio del benessere collettivo». Obiettivo è integrare nelle strategie delle società di factoring i fattori Esg (acronimo che sta per Environmental, social, governance, ossia tutte quelle attività legate all’investimento responsabile) e in generale i principi di sostenibilità.

«In particolare, nell’industria del factoring è possibile azionare alcune leve di valore Esg che possono portare a benefici rilevanti se correttamente indirizzate», spiega a ItaliaOggi Sette Alessandro Carretta, professore di intermediari finanziari all’Università di Roma Tor Vergata e segretario generale di Assifact. «A titolo di esempio, i factor potrebbero evolvere il proprio modello di business rafforzando l’attuale base clienti, avviando un percorso di selezione, in un arco temporale da definire, delle imprese anche sulla base della compliance ai fattori Esg in modo da identificare le aziende che dimostrano in maniera prospettica una presenza sul mercato maggiormente stabile nel medio lungo periodo. Inoltre, può essere valutato l’ampliamento del catalogo prodotti in modo da consolidare il mercato attualmente servito e attrarre nuova clientela anche alla luce di potenziali sinergie con trend emergenti e maggiormente impattanti (piattaforma Fintech). Tali sinergie», aggiunge Carretta, «permetterebbero un’ottimizzazione delle modalità di origination del credito tramite l’integrazione dei fattori Esg all’interno della valutazione del rischio e dei driver di selezione delle imprese clienti. La ridefinizione del posizionamento strategico potrebbe condurre a ulteriori benefici per il factor in termini reputazionali e di riconoscimento sul mercato anche grazie alla concessione di credito a imprese clienti provviste di certificazioni Esg».
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