di Anna Messia
Non possiamo dipendere dagli standard americani. L’Europa ha bisogno di una propria agenzia di rating, specie ora che sta crescendo l’interesse per le emissioni verdi. L’invito arriva dal numero uno di Generali Assicurazioni, Philippe Donnet, durante l’evento «Financial Times Managing Assets for Insurers». Il ceo, parlando dell’integrazione dei criteri di sostenibilità negli investimenti del gruppo, ha sottolineato che «avremo bisogno di essere supportati da agenzie di rating specializzate in rating verdi e di sostenibilità e penso che sia molto importante che l’Europa abbia la sua agenzia di rating sul green e la sostenibilità, perché non dobbiamo dipendere dagli standard americani». Il tema degli investimenti verdi, del resto, sta diventando sempre più rilevante per le compagnie. Proprio in questi giorni Generali sta lavorando all’emissione di un nuovo bond catastrofale (il terzo) e sarà la prima compagnia a farlo di tipo green. Il gruppo è poi in prima linea nel tentare di convincere i regolatori europei a prevedere alleggerimenti di capitale per gli investimenti sostenibili, con la revisione di Solvency II in discussione in questi mesi. «Abbiamo un dialogo molto positivo con i regolatori politici a livello europeo e italiano. Dobbiamo vedere con loro qual è il costo di capitale per gli investimenti green», ha dichiarato Donnet spiegando che «oggi non c’è un costo del capitale diverso tra un investimento verde e uno non green», mentre per Generali i green bond dovrebbero essere considerati un asset class speciale, con adeguate agevolazioni di capitale. «Un’idea che abbiamo proposto ai regolatori e alla Commissione Ue», ha detto Donnet aggiungendo che la cosa importante è rendere la Solvency II «coerente con gli obiettivi politici ed economici» al fine di indirizzare il capitale «verso i giusti asset, sostenibili, verdi, infrastrutture». Del resto, secondo il group ceo del Leone uno dei più grossi rischi che corre il sistema dopo la fine della pandemia «è abbandonare la ripresa sostenibile e focalizzarsi su quella di breve termine che non sarebbe sostenibile: dai governi serve un sostegno coraggioso». Donnet ha poi fatto sapere che Generali non investe e non investirà in criptovalute, perché è difficile valutarne il rischio. Anche se, come noto, la controllata Banca Generali nel 2020 ha rilevato il 10% Conio, la fintech attiva nel servizio delle criptovalute. Lo stesso Donnet ha precisato che questo settore non può essere ignorato ma deve essere compreso e per il business assicurativo le potenzialità maggiori arrivano dalla blockchain. (riproduzione riservata)

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