di Dario Ferrara
Gli studi professionali devono aggiornare il dvr, documento valutazione rischi, all’emergenza Coronavirus. Bisogna dunque adottare un protocollo di sicurezza adeguato alle dimensioni e alla struttura dell’attività, che contiene misure contro il contagio in termini di prevenzione per il personale e di organizzazione del lavoro. E dunque sanificazione, gestione degli spazi comuni, accesso di clienti e fornitori. Il tutto con la nomina di un comitato Covid o di un Covid manager, se necessario. Senza dimenticare la privacy: l’informativa Gdpr per il personale e i visitatori va integrata al trattamento dei dati personali – in primis quelli sanitari – imposto dall’allarme Sars-Cov-2. È quanto emerge dal quaderno di approfondimento realizzato dall’Asla, l’associazione degli studi legali associati, per consentire ai professionisti di adeguarsi al quadro normativo scaturito dall’emergenza dei mesi scorsi.

Barriere all’ingresso


Il primo step per realizzare il protocollo è analizzare i fattori di rischio dello studio: numero degli addetti, spazi comuni, impianti di areazione e condizionamento. E dunque: pannelli di plexiglass per il front desk e fra le postazioni di lavoro in open space. Agli ingressi punti di distribuzione e di smaltimento per i dispositivi di protezione individuali come mascherine, guanti, salviette detergenti e soprascarpe. E i condizionatori? Pulizia periodica dei filtri e niente ricircolo dell’aria. Impianti chiusi se non è possibile garantire la sicurezza. Zona stampanti a scartamento ridotto: meglio consumare meno carta, tasti da detergere dopo l’uso. Addio socialità nelle aree caffè e fumatori: si accede uno alla volta col punto di igienizzazione in entrata e uscita. Pasti da consumare alla postazione di lavoro, salvo l’accesso a turno all’area cucina; consegna fuori dai locali per il cibo ordinato ai rider. Servizi igienici ad hoc per clienti, visitatori e fornitori. Consegna di pacchi e raccomandate in portineria e al front desk, limitando l’accesso ai locali; niente servizi di delivery per motivi personali. Ascensore off limits, tranne per chi ha problemi di salute. Visitatori sempre accompagnati da personale dello studio.

L’Oms ci guarda

Veniamo alle misure di prevenzione e protezione. Misurazione della temperatura corporea all’ingresso per professionisti e personale: divieto d’ingresso se il termometro va oltre 37,5 gradi o in caso di sintomi simil-influenzali (va individuata una stanza isolata dove collocare i soggetti a rischio). Lo studio non conserva i dati della rilevazione ma si riserva di comunicarli all’autorità sanitaria come prevede la normativa d’emergenza. Conta il commuting: sul tragitto lavoro-casa privilegiare l’uso di mezzi propri – meglio se a piedi – evitando quelli pubblici. Vanno osservate tutte le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità: lavarsi spesso le mani e indossare la mascherina negli spazi di lavoro condivisi e nelle aree comuni e mantenere almeno un metro di distanza. Da togliere subito i guanti utilizzati per strada. Dispositivi di protezione inadeguati da sostituire con materiale fornito dallo studio. Scrivanie libere il più possibile per consentire le pulizie, che devono essere giornaliere. Vietato usare postazioni altrui, soprattutto pc e telefoni. Periodica la sanificazione: tempi da stabilire in relazione alle dimensioni dei locali e al numero di dipendenti. No a trasferte e riunioni, sì a video e conference call.

Modalità di attuazione

Rientro graduale in studio per professionisti e staff con preferenza per lo smart working. Meglio lasciare a casa chi ha patologie pregresse che lo rendono più esposto al rischio contagio. Via libera al registro delle presenze per associati, dipendenti e terzi. E chi lavora da casa ha bisogno di istruzioni scritte per lavorare in modalità sicura, anche per la gestione di dati contenuti in documenti di carta. Orari di ingresso e uscita scaglionati, anche soltanto per il personale. Nelle realtà più grandi i turni possono essere stabiliti dal comitato Covid. Opportuno predisporre strumenti di monitoraggio periodico in modo da garantire il rientro graduale di tutta la forza lavoro. Da indicare per iscritto anche le procedure per il trattamento di dati personali: vanno individuati i soggetti autorizzati e precisate modalità e durata della conservazione. A rischio privacy anche le risposte ai questionari e l’obbligo di segnalare l’esposizione a fattori di rischio, anche di familiari minori.

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