Pagina a cura di Antonio Longo
Cresce l’interesse per la telemedicina dopo l’emergenza Covid-19. Stiamo parlando, cioè, dell’erogazione dei servizi medici, dalla diagnosi, alla cura, al monitoraggio, attraverso l’Ict, tecnologie informatiche come per esempio telefonate o videochiamate. Un medico di medicina generale su tre utilizzava già almeno una soluzione di telemedicina prima dell’emergenza ma anche il 62% di quelli che non la applicavano ha intenzione di farlo in futuro, soltanto il 5% è contrario. Tra i medici specialisti, tre su quattro ritengono che la telemedicina sia stata decisiva durante l’emergenza Coronavirus, il 34% già la utilizzava, il 36% si è convinto dei benefici e intende applicarla in futuro, mentre il 30% si dichiara contrario al suo utilizzo. Sono i dati che emergono dalla ricerca condotta dall’Osservatorio innovazione digitale in sanità della School of Management del Politecnico di Milano sulla «Connected Care». «In un momento così delicato per il paese e di così forte pressione su medici e ospedali, il ruolo del digitale diventa ancora più importante per aumentare la resilienza del sistema sanitario», sottolinea Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio, «le tecnologie digitali possono fare la differenza in tutte le fasi di prevenzione, accesso, cura e assistenza dei pazienti, per aiutare il personale sanitario nelle decisioni cliniche e le strutture sanitarie nella continuità di cura e nell’operatività».

La telemedicina piace anche ai pazienti. Tra la gamma di servizi, in cima alla graduatoria delle preferenze dei medici si colloca il tele-consulto con uno specialista (88% dei medici di medicina generale, mmg, 64% degli specialisti), il tele-consulto con un medico di medicina generale (76% mmg, 52% specialisti) e il tele-monitoraggio (74% mmg, 47% specialisti). A seguire, la tele-assistenza (72% mmg, 32% specialisti) e la tele-cooperazione (60% mmg, 47% specialisti). In base ai pareri espressi dai medici di medicina generale, si potrebbe svolgere attraverso strumenti digitali il 30% delle visite a pazienti cronici e il 29% delle visite ad altre tipologie di pazienti, mentre per i medici specialisti queste percentuali scendono rispettivamente al 24% e al 18%. «Il Covid-19 ha dato un’accelerazione alla telemedicina che sarà difficile ignorare in futuro, con l’interesse per le sue diverse applicazioni cresciuto in doppia cifra e molte strutture che si sono attivate per offrire prestazioni da remoto anche ai pazienti non malati di Covid» evidenzia Cristina Masella, responsabile scientifico dell’Osservatorio, «i medici hanno compreso come la telemedicina possa rappresentare un alleato importante per mantenere un contatto più costante e appropriato con i pazienti, in questa fase di emergenza, ma anche nel futuro». Anche i pazienti coinvolti nell’indagine hanno manifestato il proprio apprezzamento per le soluzioni offerte dalle nuove tecnologie: un cittadino su tre ha espresso il desiderio di sperimentare una tele-visita con il proprio medico, il 29% con uno specialista, sempre il 29% un tele-monitoraggio dei propri parametri clinici. Uno su quattro sarebbe disposto a provare una video chiamata con uno psicologo. Sul fronte opposto, coloro che si sono mostrati scettici nei confronti della telemedicina hanno posto quale principale motivazione la preferenza a incontrare di persona il medico (59%).

Sms e messaggi su WhatsApp per comunicare. Email, Sms e WhatsApp costituivano strumenti già utilizzati da medici e pazienti per comunicare anche prima dell’emergenza Covid-19. Ma le norme di distanziamento hanno dato una rilevante accelerazione nel maggiore utilizzo di canali digitali. In base al sondaggio condotto dall’Osservatorio del PoliMi su 740 medici di medicina generale e 1.638 medici specialisti, in collaborazione con Ame, Fadoi, Pke e Simfer, si rileva che tra i medici di medicina generale è cresciuto l’utilizzo, rispetto al passato, soprattutto delle comunicazioni tramite email, infatti il 91% vorrebbe utilizzare tale strumento in futuro, a fronte dell’82% di utilizzo prima dell’emergenza, e della messaggistica attraverso WhatsApp in una percentuale pari al 66%, con un +10% rispetto all’utilizzo pre-emergenza. Tra gli specialisti, invece, dai risultati dell’indagine emerge un affievolimento dell’interesse nei confronti delle email (50%, -16% rispetto al passato), degli sms (29%, -14%) e leggermente di WhatsApp (43%, -3%). Dalla lettura del report si evidenzia un sempre maggiore appeal di piattaforme quali Skype e Zoom, con il 38% dei medici generici (+34%) e il 47% dei medici specialisti (+33%) pronto a usarli in futuro, e delle piattaforme di comunicazione dedicate, alle quali sono interessati il 65% dei medici di medicina generale (+54%) e il 43% degli specialisti (+31%). Sul versante dei pazienti, meno di un cittadino su cinque utilizzava canali digitali per comunicare con un medico generico prima dell’emergenza (19% Email, 9% Sms, 14% WhatsApp,), percentuale che cresce se si considerano le comunicazioni con i medici specialisti (23% Email, 22% Sms, 26% WhatsApp). Circa un quinto dei cittadini pensa di usare canali digitali in futuro, soprattutto Skype (23% per comunicare con medico generico e 21% con specialisti) e piattaforme dedicate proposte dal medico (24% con mmg, 23% con specialisti). «L’emergenza sanitaria ha segnato una transizione importante nell’opinione dei medici rispetto agli strumenti digitali di comunicazione con il paziente, soprattutto verso quelli più innovativi come le piattaforme di collaboration e quelle dedicate», afferma Chiara Sgarbossa, direttore dell’Osservatorio, «oltre al 13% dei medici di medicina generale e al 23% di medici specialisti che utilizzavano già questi strumenti e vorranno farlo anche in futuro, rispettivamente ben il 56% e il 37% dei medici che non avevano mai usato questi strumenti si è convertito e intende farlo in futuro, anche se sono ancora molti i medici contrari (31% dei mmg e 40% degli specialisti). Affinché si possano diffondere in futuro sarà molto importante che sia il medico stesso a proporre questo tipo di piattaforme ai propri pazienti, in aggiunta ai canali fisici e tradizionali».

Preferenza per i canali «tradizionali» per informarsi. Il 56% dei cittadini ha utilizzato le pagine web istituzionali di Protezione civile, regioni, aziende sanitarie per reperire informazioni sull’emergenza da Coronavirus, con picchi dell’83% fra i 25-34enni, mentre lo ha fatto solo il 30% degli over 65. Mentre il 28% ha cercato informazioni sulle pagine social di medici o politici, il 17% ha cercato su pagine social e blog curati da cittadini, il 12% sulle app dedicate al Coronavirus. Ma la maggior parte dei cittadini si è informata guardando il telegiornale (97%) e trasmissioni tv dedicate al Covid-19 (84%), o leggendo i giornali (53%). Sono i trend che emergono dall’indagine gestita dall’Osservatorio, in collaborazione con DoxaPharma, su un campione di 1.000 cittadini. «In una situazione di incertezza, aggravata dalla rapida diffusione di fake news, i cittadini sono rimasti legati ai canali ufficiali in cui riponevano maggior fiducia, come i telegiornali e le trasmissioni tv dedicate, mentre sono state ritenute inaffidabili sia le app sul Coronavirus sia le pagine social e i blog gestiti da cittadini», commenta Emanuele Lettieri, responsabile scientifico dell’Osservatorio, «resta comunque positiva la crescita dell’uso dei canali digitali per informazioni sulla salute e si registrano i primi esempi di chatbot che aiutano l’utente nell’autodiagnosi in base ai sintomi segnalati, anche se sono ancora poco utilizzati dai cittadini».

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