Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Cattolica apre ufficialmente il cantiere per la trasformazione in società per azioni. La sottoscrizione di 300 milioni di aumento di capitale riservato a Generali, comunicata nella tarda serata di mercoledì, è stata subordinata al cambio della governance della compagnia veronese, con la convocazione di un’apposita assemblea straordinaria, entro il 31 luglio, per il passaggio da cooperativa a spa che dovrà poi avvenire il 1° aprile dell’anno prossimo. Una mossa che consentirà al Leone di Trieste di arrivare a detenere il 24,4% di Cattolica e che per il mercato sembra già cosa fatta. Il titolo della compagnia presieduta da Paolo Bedoni ieri è rimbalzato del 38,1% a 4,99 euro, avvicinandosi alla soglia di 5,55 euro del prezzo di sottoscrizione Generali che corrisponde anche a quello di recesso, pari a 5,6 euro. Mentre le azioni del gruppo guidato da Philippe Donnet sono rimaste quasi invariate a 13,3 euro (+0,3%).
Si profila il superamento di quella originalità data da una cooperativa assicurativa di apprezzate tradizioni, Cattolica, quotata in borsa senza essere una spa. Il che fino a oggi ne ha impedito la contendibilità, con precedenti anche nel settore bancario, considerato il principio una testa, un voto. L’intervento annunciato dalle Generali, che garantiranno alla compagnia veronese risorse per 300 milioni di euro attraverso un aumento di capitale riservato, porteranno Trieste al 24,5%. Se l’operazione andrà in porto, il Leone passerà dal rischio di finire preda – corso con la fallita operazione di Intesa Sanpaolo qualche anno fa o come si andava spesso ripetendo alludendo a mire poi smentite, da parte di Axa e di Allianz – al ruolo dell’aggregatore. Perché ciò accada, l’ulteriore passaggio inevitabile sarà la trasformazione in spa da parte della cooperativa.
Arriva un altro importante tassello per l’ops di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca che partirà lunedì 6 luglio per chiudersi martedì 28. Nella serata di ieri, dopo una lunga riunione del collegio, Consob ha concesso la luce verde al documento di offerta e al prospetto informativo che saranno messi a disposizione del mercato già nella giornata di oggi. Un passaggio molto atteso, anche se slittato di qualche giorno rispetto alla tabella di marcia iniziale per la necessità di acquisire gli ultimi documenti. In particolare, il lieve ritardo andrebbe attribuito agli ultimi sviluppi dell’istruttoria Antitrust la cui audizione finale si era tenuta solo al termine della scorsa settimana.
  • Cresce di cinque volte a 40 milioni l’utile delle sgr di Trieste
Secondo bilancio di grande crescita per Generali investments partners (Gip) sgr, il polo del risparmio gestito del Leone di Trieste presieduto da Santo Borsellino e guidato dall’amministratore delegato Carlo Trabattoni. Qualche settimana fa, infatti, la società ha approvato il bilancio 2019 chiuso con oltre 40 milioni di euro di utile, quintuplicato rispetto agli 8,3 milioni dell’anno precedente. 12 milioni saranno distribuiti all’unico socio, Generali investments holding, a cui si sono aggiunti 2,3 milioni di extra cedola tratta dalle riserve. Gip sgr, che si propone come multi-boutique del settore, deteneva a fine dello scorso anno asset in gestione per 24,8 miliardi rispetto ai 21 miliardi del 2018. La principale componente che ha concorso all’utile è la voce delle commissioni nette pari a 107,8 milioni (24 nel 2018) a fronte di spese per circa 50 milioni. Nella relazione sulla gestione si ricorda che il 2019 è stato caratterizzato dal consolidamento della clientela esistente, dall’apertura della rete distributiva per l’offerta promossa verso fondi pensione e casse di previdenza integrativa, dall’incorporazione dell’offerta Sycomore in Banca Generali, dal lancio di tre nuovi fondi per integrare l’offerta unit linked di Alleanza Assicurazioni oltre che dallo sviluppo sui mercati francese e tedesco.

Sono già 44 mila in meno le nuove imprese nel nostro Paese a causa del lockdown. Il dato è destinato ad aumentare nel corso dell’anno, con lo scotto maggiore che verrà pagato soprattutto dalle regioni del Nord. Lo rileva Unioncamere, che ha tenuto ieri la sua assemblea annuale dove ha lanciato una proposta in dieci punti al Governo, rappresentato dal ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Per il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, «si tratta di agire su digitalizzazione e tecnologie 4.0, infrastrutture, semplificazione, giustizia civile e mediazione, internazionalizzazione, turismo, nuove imprese e giovani, sostenibilità, formazione, dotazione finanziaria e irrobustimento organizzativo delle imprese. Agire su questi punti è la vera priorità del Paese. Porterebbe un incremento di oltre un punto e mezzo di Pil nel breve termine, mentre ridurre gli oneri burocratico-amministrativi sulle imprese vorrebbe dire recuperare quasi 2 punti di Pil».
Gli oneri contributivi sostenuti per il riscatto del corso legale di laurea, per gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, in regime forfetario, non sono deducibili, salvo il caso in cui il soggetto beneficiario, oltre che al reddito derivante dall’attività in regime agevolato, risulti titolare di altri redditi Irpef. È la risposta fornita dal sottosegretario del Ministero delle finanze Alessio Maria Villarosa durante le interrogazioni svoltesi ieri in Commissione finanze della Camera.
  • Cattolica più forte con il Leone
La partnership strategica fra Cattolica e Generali rappresenta «un passo molto importante per il nostro gruppo, che rafforzerà il percorso di sviluppo»: lo spiega Carlo Ferraresi, direttore generale della compagnia veronese, in un messaggio ai dipendenti che l’agenzia MF-DowJones ha visionato. «Cattolica è solida nei suoi fondamentali industriali e finanziari, ma ha subìto temporanei contraccolpi sull’indice di solvibilità causati dalla forte esposizione sul Vita e dall’andamento altalenante dello spread sui titoli di stato, unito a tassi privi di rischio costantemente in territorio negativo, in un contesto economico caratterizzato da profonda instabilità per le conseguenze dell’emergenza sanitaria». Il Leone, nell’ambito dell’aumento di capitale da 500 milioni di euro deliberato da Cattolica, investirà 300 mln rilevando una partecipazione del 24,4%. Nel frattempo il gruppo presieduto da Paolo Bedoni si trasformerà in società per azioni, con effetto da aprile 2021. Sono inoltre previsti accordi industriali e commerciali. Nell’ambito della ricapitalizzazione saranno emessi 54,054 milioni di azioni Cattolica al prezzo di 5,55 euro. In seguito è prevista la seconda tranche dell’aumento da 200 milioni rivolta a tutti gli azionisti. Entro il mese di luglio sarà convocata l’assemblea per la modifica della ragione sociale.

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  • Generali blocca gli stranieri e mette le ali a Cattolica (+38%)
Generali fa bene a Cattolica. Nel giorno dell’ufficializzazione dell’accordo industriale e finanziario che porterà Trieste ad acquisire una quota pari al 24,4% di Cattolica, in Borsa la “preda” ha fatto un balzo del 38,12% e si è quasi allineata al prezzo per azione (5,55 euro) che il Leone pagherà con l’aumento di capitale dedicato da 300 milioni. Generali è pronta a mettere sul piatto anche altri 50 milioni, per seguire pro-quota la seconda tranche di aumento da 200 milioni, che la compagnia veronese lancerà poi, ma che verrà già autorizzato dall’assemblea dei soci di domani. Successivamente – ma comunque entro il 31 luglio – verrà convocata l’assemblea per la trasformazione in spa. Così, quello che non è successo con Warren Buffett (che ha il 9,04% dell’assicurazione) è riuscito a Generali. O meglio, all’effetto congiunto del Covid sui ratio patrimoniali e dell’intervento (conseguente) dell’Ivass, che ha chiesto in tempi rapidi un aumento di capitale per ripristinare livelli di Solvency ratio congrui. La conseguenza è stata – per Cattolica – la ricerca di potenziali partner per trovare i fondi. Una strada che passa necessariamente per l’abbandono della forma cooperativa. Il matrimonio che veniva dato più per probabile era quello con Vittoria assicurazioni, ma a quanto risulta anche fondi istituzionali e compagnie estere (tra cui Axa e Allianz) hanno mostrato interesse. «La scelta è caduta sul principale gruppo assicurativo italiano e tra i protagonisti mondiali » ha scritto ai dipendenti il dg di Cattolica, Carlo Ferraresi, senza entrare nel merito degli altri potenziali partner. C’è chi ritiene che sia proprio questa una delle chiavi principali per spiegare la discesa in campo del Leone alato: un modo per sbarrare la strada ad un concorrente estero interessato a mettere radici in Italia. Secondo altri, avrebbe scelto di rafforzarsi ancora di più in Italia, in un momento in cui si sta giocando un’altra partita, parallela ma con alcuni punti di contatto come advisor e azionisti: l’offerta di Intesa su Ubi.

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  • Sì all’alleanza Generali-Cattolica Verona fa un balzo del 38%
La Borsa è stata eloquente: Cattolica +38% a 4,98 euro, Generali +0,26 a 13,30. Reazione attesa dopo l’annuncio ieri notte dell’alleanza che vedrà la prima compagnia assicurativa italiana salire al 24,4% del capitale della quinta, poco sotto la soglia Opa. Il Re Leone mette al sicuro la compagnia veronese che aveva bisogno di una cura ricostituente. Ma il dossier Cattolica, a quanto risulta, sarebbe stato preso in esame oltre che da Vittoria Assicurazioni anche da alcuni big, concorrenti di Trieste: Allianz, Axa e Groupama. Il tutto nell’ultimo mese, cioè dopo la lettera dell’Ivass, l’Autorità di vigilanza delle assicurazioni, che invitava Cattolica a un’iniezione di capitale. Generali a quel punto ha accelerato offrendo un ampio pacchetto di finanza e «industria» assicurativa oltre che più tempo alla trasformazione in spa. Cattolica ci contava e l’affare si è chiuso. Insomma un piccolo passo per Generali ma una svolta storica per Cattolica che di fatto entra nella galassia di Trieste rinunciando a buona parte della propria sovranità. Sovranità che ha garantito grande generosità negli stipendi degli organi collegiali. Con gli standard Generali è probabile che vengano progressivamente riviste le incrostazioni di potere e gli incroci tra poltrone e parenti che una lunga stagione si porta dietro (Bedoni è in cda dal 1999 e presidente dal 2006).
  • Unipol, si conferma prima per reputazione
Il Gruppo Unipol si conferma per il quarto anno consecutivo, al primo posto per reputazione nei settori assicurativo e bancario nella classifica 2020 di «The RepTrak Company», leader globale nella corporate reputation.

  • Cattolica, Generali per la svolta Riassetto verso l’esame dei soci
Un deal in più fasi che muta lo scenario assicurativo del Paese. A sorpresa Generali vestirà i panni dell’anchor investor che supporterà Cattolica nel ripristino dei coefficienti patrimoniali. Una mossa, quella del Leone, che sembra avere un Dna dal carattere prettamente difensivo. C’era un asset italiano sul mercato e si è voluto sterilizzare il rischio che qualche gruppo straniero cogliesse l’occasione per consolidarsi. Per farlo, si è deciso di giocare in anticipo con un’offerta che sul piano finanziario garantisce un premio del 50% sulle quotazioni della compagnia di Verona prima dell’annuncio (3,61 euro). Con un aumento di capitale riservato da 300 milioni Trieste si assicurerà a un prezzo di 5,55 euro a titolo il 24,4% della cooperativa assicurativa. Cooperativa che, però, dovrà diventare spa entro il primo aprile 2021. Entro il 15 luglio il consiglio di Cattolica dovrà quindi deliberare la trasformazione che dovrà poi passare al vaglio dell’assemblea entro il 31 luglio. Prima di tutto questo, però, l’assise dei soci della compagnia di Verona in programma per domani dovrà consegnare nelle mani del management la delega per un aumento di capitale da 500 milioni. Iniezione di liquidità indispensabile per favorire l’ingresso di Generali. Il passaggio, sulla carta scontato, chiamerà in causa 18 mila soci tra i quali permane ancora una sostanziosa fetta di dissidenti che potrebbero cogliere l’occasione per far sentire la propria voce.
  • Blitz di Trieste: sul dossier c’erano anche Unipol, Vittoria e Allianz
Un’operazione conclusa in due settimane: la zampata delle Assicurazioni Generali su Cattolica è stata un vero blitz studiato e poi portato a termine in modo assai veloce. Da maggio Cattolica era alla ricerca di investitori strategici che potessero portare una robusta iniezione di cassa e, assieme, mettere in sicurezza l’aumento di capitale del gruppo di Verona. Il rischio era infatti quello di arrivare tra settembre e ottobre, quando l’aumento verrà concretamente lanciato, e avere la sfortuna di incappare in qualche evento macroeconomico negativo (per non parlare di un temuta fase due del Covid), che potesse mettere in pericolo la ricapitalizzazione da 500 milioni. Così la decisione è stata quella di muoversi con anticipo. Qualche giorno fa il consiglio di amministrazione di Cattolica ha annunciato di aver incaricato Kpmg (con i legali dello studio Cera) di individuare potenziali investitori strategici. L’attività esplorativa dell’advisor era in corso, secondo le indiscrezioni, appunto da maggio e avrebbe portato a sondare diversi gruppi assicurativi italiani ed esteri: secondo i rumors il dossier è passato sul tavolo di Unipol, ma anche di Vittoria Assicurazioni e della tedesca Allianz.
  • Sì dal cda del Leone ma con assenze eccellenti
Insieme hanno circa il 10% delle Generali ma al consiglio di amministrazione della compagnia che l’altro ieri ha votato l’operazione Cattolica nessuno dei due era presente. Francesco Gaetano Caltagirone e Romolo Bardin, l’uomo di Leonardo Del Vecchio nel board di Trieste, risulta infatti fossero assenti. La ragione? Motivi personali, si fa sapere. Pura coincidenza? Eppure in diversi si sono chiesti se questa mancata partecipazione non fosse da interpretare come un segnale di scetticismo rispetto alla scelta strategica compiuta dal Leone. Gli interessati, contattati, hanno opposto un «no comment». Agli atti resta in ogni caso la loro assenza e il voto positivo del cda all’operazione presentata dal management. Tuttavia, stando ad alcune ricostruzioni, i soci privati italiani e altri investitori si sarebbero interrogati su almeno un paio di punti senza trovare allo stato risposte esaustive. Il primo riguarda la scelta della compagnia guidata da Philippe Donnet di rafforzarsi in Italia. In passato, anche in quello più recente, si è sempre parlato del mercato domestico come di un pilastro centrale per il gruppo.
  • Tra Verona e Pavia si incrociano i destini con Intesa-Ubi
Gli stessi tempi e, almeno in parte, gli stessi giocatori. La partita Cattolica-Generali e quella Intesa-Ubi risultano contigue da più punti di vista. Una coincidenza? Probabile, d’altronde è vero che la pandemia ha accelerato, tutti insieme, molti processi. Ma in molti si chiedono se le due partite, entrambe chiave per i futuri equilibri di forza e potere nel sistema finanziario italiano, possano anche avere una reciproca influenza. Visto che, tra l’altro, si decideranno proprio negli stessi giorni.
  • «Aumento record degli attacchi cyber per le imprese»
  • GOLDEN POWER. Il Governo blinda Borsa Italiana La Consob ora diventa l’arbitro
Era atteso da giorni e alla fine dopo un lungo lavoro di messa a punto tra il Mef e la Consob è in dirittura d’arrivo il correttivo al decreto rilancio con cui il Governo prova a blindare Borsa Italiana. Arriva così di fatto una risposta alle sollecitazioni avanzate dal presidente della Consob, Paolo Savona. Nelle prossime ore, dunque, arriverà in commissione Bilancio alla Camera una leggera rivisitazione di una proposta di modifica parlamentare già sul tavolo della stessa commissione con cui si prevede di rafforzare i poteri speciali attribuiti al Governo in caso di acquisizioni dall’estero riguardanti asset strategici del Paese. Le novità proposte riguardano in particolare la possibilità per lo Stato di intervenire anche a fronte di modifiche nell’assetto azionario che riguardino la società controllante delle società di gestione dei mercati italiani – nel caso di Borsa Spa, dunque, anche se a cambiare proprietà è la Borsa di Londra -, assegnando ampi poteri alla Consob che, di fatto, farebbe le veci del comitato golden power.

  • Previsto un rallentamento delle assunzioni nelle assicurazioni
La crisi economica potrebbe complicare le cose per le persone che vogliono trovare un
l’occupazione nel settore assicurativo. L’epidemia di coronavirus può effettivamente
per provocare un freno assunzioni in un settore che ha mantenuto la sua forza lavoro questi negli ultimi anni, in un contesto di digitalizzazione.
“Rispetto a quanto avremmo potuto immaginare all’inizio dell’anno, i nostri piani di reclutamento potrebbero rallentare”, riconosce Renaud Dumora, il direttore esecutivo di
BNP Paribas Cardif. “Ma continueremo a reclutare perché alcuni posti di lavoro rimarranno
sotto tensione: gli informatici, attuari e contabili”.