Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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L’idea è farsi trovare preparati rispetto a una crisi epocale come si è rivelato il Covid-19. Per questo le compagnie di assicurazione europee sono pronte a farsi promotrici di un fondo anti-pandemia per le emergenze, partecipato anche dall’Unione Europea e dai singoli Stati membri. In pratica, un nuovo Recovery Fund (potenziato dalle assicurazioni) di cui si conoscerebbero già a priori regole e struttura. Il progetto è stato presentato ieri (tramite audioconferenza) dal group ceo delle Generali Philippe Donnet al vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis e ne è emersa una forte identità di vedute. Le compagnie dell’Unione, non solo il gruppo italiano ma anche gli altri big europei come per esempio la tedesca Allianz o francese Axa, sono quindi pronte ad agire in prima linea contro il Covid-19 e nuove crisi, con Generali capofila. La compagnia triestina, tramite il general manager Frederic de Courtois, è del resto alla testa del gruppo di lavoro sulla pandemia di Insurance Europe, l’associazione che raccoglie gli assicuratori europei.
Dopo un fine settimana di intenso lavoro Intesa Sanpaolo e Bper hanno ridefinito il perimetro dell’operazione su Ubi per venire incontro alle richieste formulate la scorsa settimana dall’Antitrust. Ieri mattina il frutto di questa attività è stato sottoposto all’authority guidata da Roberto Rustichelli, mentre giovedì si terrà l’audizione finale a cui parteciperanno tutte le parti dell’istruttoria. Per il responso del collegio servirà invece più tempo, probabilmente fino a luglio inoltrato. Nel frattempo in tempi brevi l’Ivass potrebbe esprimersi sugli aspetti assicurativi dell’operazione, mentre nei cinque giorni successivi la palla passerà a Consob per la validazione del prospetto informativo. Insomma, è realistico aspettarsi che entro il prossimo fine settimana Intesa possa incassare la doppia autorizzazione.
La riunione, rigorosamente in remoto visto il periodo, si è tenuta ieri sera e all’ordine del giorno c’erano le spiegazioni delle modalità di voto per l’assemblea di Cattolica che si terrà il prossimo 27 giugno. Da votare ci sono questioni decisamente calde: la revisione della governance ma soprattutto il maxi aumento di capitale, fino a 500 milioni, richiesto da Ivass per aumentare la solvibiltà del gruppo.
UnipolSai, con UniSalute, amplia la gamma di prodotti e servizi dedicati alla protezione dai rischi di contagio attraverso #SicuriRipartiamo, una card per accedere a una piattaforma multiservizi che permette tra l’altro l’accesso alle prestazioni sanitarie a tariffe agevolate. I lavoratori possono accedere ai test sierologici per il Covid-19 e ai tamponi con tariffe agevolate usufruendo delle strutture convenzionate con UniSalute. A questi si aggiungono il servizio di teleconsulto medico Covid-19, attivo h24 per avere un contatto diretto con il medico, e il servizio di videoconsulto medico con uno specialista.
La norma sui Pir alternativi contenuta nel decreto Rilancio ancora in fase di conversione incassa l’apprezzamento di Assogestioni, delle reti e dei singoli gestori – riuniti nel webinar «Pir: il risparmio al servizio dell’economia reale. Dai mercati quotati agli strumenti illiquidi» – secondo cui lo strumento sarà un volano per portare liquidità alle imprese, con l’ovvia avvertenza che non è adatto per tutti i tipi di risparmiatori ma solo per quelli con l’adeguato profilo di rischio. Qualche indicazione l’ha data Stefano Scalera, vicecapo di gabinetto Mef. «L’obiettivo dei Pir è creare un incentivo strutturale che indirizzi stabilmente il risparmio privato verso l’economia reale.
Nuova ondata di liquidità in vista sull’Aim nei prossimi mesi. Grazie ai Pir. Il tema sarà affrontato anche alla II° edizione dell’iniziativa MF Aim Day, evento che vedrà il segmento delle pmi al centro del dibattitto il 18 giugno su ClassCnbc. Il decreto Rilancio ha risolto alcune frizioni legislative sui Pir che lo scorso anno ne hanno impedito un pieno sviluppo, limitando l’afflusso di nuovi investimenti. Con l’inserimento nell’ultimo decreto legge dei Pir Alternativi, il Decreto ha relegato investimenti potenzialmente illiquidi in un comparto ad hoc, più adeguato a una gestione attraverso fondi chiusi. In questo modo si potranno nuovamente liberare appieno le potenzialità dei Pir originali, più in linea con i fondi aperti.
  • L’auto connessa vale 1,2 miliardi di euro. In attesa della robo-car
Quattro auto su dieci in Italia sono «connesse»: veicoli con sistemi di assistenza alla guida, capaci di vedere ostacoli e frenare, tenere la carreggiata, interagire con i sistemi di assicurazione, assistenza e soccorso. In attesa che diventi realtà di mercato la macchina che si guida da sola, la richiesta di soluzioni per l’auto connessa nel 2019 in Italia (che equipaggiano 16,7 milioni di veicoli, il 40% del parco circolante) ha raggiunto il controvalore di 1,2 miliardi di euro, in aumento del 14% rispetto all’anno precedente. I consumatori mostrano gradimento crescente verso le connected cars: secondo un’indagine il 75% le conosce, il 61% possiede sulla propria vettura almeno una funzionalità smart, oltre la metà ha in programma di acquistarne una in futuro. La frenata determinata dalla pandemia Covid-19 probabilmente farà persino da acceleratore della migrazione tecnologica verso modelli di mobilità sempre più orientati alla condivisione e all’automazione, favoriti dall’accesso e dall’impiego dei dati: la componente servizi per l’auto connessa cresce con passo ancora più rapido: +20% nel 2019 per un controvalore di 330 milioni di euro. Dati, indagine e indicazioni di scenario fanno parte dello studio presentato venerdì 12 giugno dall’Osservatorio Smart & Connected Car del Politecnico di Milano.

Dopo i decreti «Cura Italia» e «Liquidità», il legislatore ha introdotto il dl n. 34/2020, anche denominato decreto «Rilancio», con il quale sono stati previsti diversi interventi volti a contrastare il periodo emergenziale da Covid-19. Si tratta di un pacchetto articolato di misure anche fiscali, aventi ad oggetto ulteriori benefici in favore di imprese, lavoratori, e contribuenti in generale. In materia di lavoro, è da segnalare (art. 24) l’esonero del versamento Irap in favore di imprese e lavoratori autonomi, rispettivamente con ricavi o compensi non superiori a 250 milioni di euro nel 2019. Più in particolare, si prevede che gli stessi non siano tenuti a corrispondere il versamento del saldo Irap relativo al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, fermo restando il versamento del relativo acconto; in aggiunta, non è dovuto il versamento della prima rata dell’acconto relativo al periodo di imposta 2020, che sarà comunque esclusa dal calcolo dell’imposta da versare a saldo. La disposizione, tuttavia, esclude dall’ambito soggettivo le imprese di assicurazione, le p.a., gli intermediari finanziari e le società partecipate.
  • Fase 3 e le nuove sfide per gli agenti di assicurazione
Exton Consulting, una delle prime società europee di consulenza in strategia e management nei servizi finanziari, ha analizzato l’impatto, ma anche le nuove sfide e le azioni che gli agenti di assicurazione dovranno affrontare nella fase 3 dell’emergenza Coronavirus. «Il futuro delle reti agenziali», spiega Carlo Gasparini, principal di Exton Consulting, «è legato alla capacità di costruire attorno alla figura dell’agente un sistema di marketing integrato web-piattaforme social e contatti dal vivo, con processi dialogici industrializzati. Un agente che, però, deve acquisire nuove competenze per rafforzare il rapporto con i clienti in portafoglio e acquisirne nuovi sfruttando la quantità di informazioni che derivano dal monitoraggio continuo del grado di soddisfazione del cliente così da trasformarlo in promoter, e anche utilizzando innovativi strumenti digitali, in ottica IA (intelligenza artificiale), che consentano di profilare in modo puntuale quelli potenziali, per trasformarli in lead».

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  • Ospedale di Alzano, primi due indagati
Procedono sia l’inchiesta della magistratura, sull’ospedale di Alzano. In Procura ci sono i primi due indagati sulla gestione del Pronto soccorso, che fu chiuso e riaperto nel giro di tre ore, il 23 febbraio, dopo la scoperta dei primi due contagiati, poi deceduti. L’ipotesi è di epidemia e omicidio, colposi. L’identità delle persone sotto inchiesta non è nota. Nessun dirigente e nessun medico dell’Azienda socio sanitaria territoriale di Seriate, competente su Alzano, avrebbe ricevuto al momento informazioni di garanzia. Come persone informate sui fatti erano stati sentiti, già prima di metà maggio, l’ex direttore della Sanità regionale Luigi Cajazzo, il direttore generale dell’Asst di Seriate Francesco Locati e il direttore sanitario Roberto Cosentina.
  • Imprese, il 38% si sente a rischio
I colpi che l’economia del Paese ha incassato durante la fase acuta della pandemia hanno lasciato segni profondi. A metterli a nudo è l’Istat con un’indagine sulla reazione delle imprese nella fase del lockdown. Un numero per tutti: il 38% delle aziende italiane segnala «rischi operativi e di sostenibilità della propria attività». La misura della crisi sta anche in un altro importante segnale: la comparsa del segno meno davanti al dato dell’inflazione. Non accadeva dall’ottobre 2016. A maggio l’Istat stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo possa registrare una diminuzione dello 0,2% sia su base mensile sia su base annua. La flessione è legata al calo delle quotazioni del petrolio e in generale al ribasso dei prezzi dell’energia. Tornando all’indagine Istat sulle imprese, condotta tra l’8 e il 29 maggio su circa 90 mila attività che producono l’89,8% del valore aggiunto nazionale, il 51,5% — con un’occupazione pari al 37,8% del totale — prevede una mancanza di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020. Sono il 42,8% le imprese che hanno fatto richiesta di accesso ad almeno una delle misure di sostegno della liquidità e del credito varate in emergenza. Al momento della rilevazione quattro richiedenti su 10 avevano ottenuto gli aiuti. Gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e Fis, fondo integrazione salariale) sono stati usati dal 70,2% delle aziende.
  • La nuova vita dei fondi Pir a sostegno delle pmi
«Il 2020 segna il ritorno dei Pir», i piani individuali di risparmio, «nei portafogli degli investitori». Ci pensa il vicecapo di gabinetto del Mef, Stefano Scalera, a riaccendere i fari su un prodotto di risparmio e investimento nelle pmi che il governo, con il decreto rilancio, vuole rinvigorire. Dapprima lo sblocco del mercato dei Pir tradizionali; ora il varo di quelli alternativi, per farli investire nelle pmi anche non quotate e così stimolare la crescita delle imprese del Paese. Scalera ha parlato ieri a un evento in vista del Salone del Risparmio. È un sistema che va a finanziare le pmi, segmento di mercato solo parzialmente seguito con i Pir tradizionali, ha detto Tommaso Corcos, ceo di Fideuram. I Pir si possono organizzare in modi diversi e molti strumenti, con l’unica condizione che «siano composti da investimenti qualificati». Il limite agli investimenti (30.000 euro annui e 150 mila totali) sale nei pir alternativi a 150 mila euro detassabili ogni anno fino a 1,5 milioni complessivi. Favorevoli ai pir alternativi si sono detti ieri operatori come Fabio Galli, dg di Assogestioni, Saverio Perissinotto (Eurizon), Ugo Loser (Arca Fondi), Alessandro Melzi d’Eril (Anima), Andrea Ghidoni (ceo Pramerica). Ok anche da Massimo Doris, ceo di Banca Mediolanum) ma senza dimenticare «i Pir tradizionali che guardano a una grandissima platea di risparmiatori italiani e che in termini di volumi possono fare di più».

  • Donnet-Dombrovskis e il fondo pandemia
  • UnipolSai, una card anti Covid alle imprese
Alla luce di uno scenario che non vede ancora disinnescata la mina “Covid-19”, tanto pià in un’ottica di ripartenza del paese, UnipolSai lancia un portale, #SicuriRipartiamo, con servizi appositamente dedicati alle imprese per potere “riaprire” in sicurezza e ridurre i rischi di contagio. L’ampliamento della gamma di prodotti relativi alla pandemia sembra voler andare nella direnzione di interccetare tutta quella fascia di piccole e medie imprese che, proprio per la dimensione, non riescono ad attivare una “task force” interna dedicata alla gestione dell’emergenza Coronavirus. In particolare, la compagnia ha messo a punto una piattaforma «multiservizi, che oltre a fornire informazioni e formazione sulle condizioni da rispettare per riprendere le attività, offre prestazioni sanitarie garantite dalla rete di laboratori e consulenti di UniSalute». Tra le proposte anche «tamponi e test sierologici a tariffe agevolate per tutti i lavoratori».
  • Pir alternativi al via, le reti chiedono già di alzare il tetto
È un coro unanime di consensi quello per i Pir alternativi: piacciono ai gestori e piacciono alle reti. Tutti sono convinti che l’investimento nell’economia reale sia l’occasione per rilanciare il Paese e per offrire agli imprenditori l’alternativa al canale bancario. Questa è l’opinione emersa dal convegno organizzato da Assogestioni su investimenti illiquidi e Pir alternativi, che permettono di investire su un segmento di mercato finora inesplorato, vale a dire quello delle Pmi non quotate, dei crediti e dei prestiti emessi da imprese radicate nel nostro Paese. «Sono orgoglioso di accompagnare l’arrivo dei Pir alternativi – ha affermato Fabio Galli, dg di Assogestioni -. Ci abbiamo sempre creduto e siamo convinti che il risparmio gestito sia il motore centrale dell’economia». Come i fondi comuni negli anni ’90 aprirono la strada degli investimenti internazionali, ha sottolineato Galli, oggi i Pir, aprono le porte a un’asset class che non è mai stata accessibile.
  • Scudo penale per i medici ora si rischia lo stallo
Le prime denunce di familiari e pazienti colpiti dal Covid stanno già arrivando, ma il promesso scudo penale e civile per medici e operatori sanitari impegnati negli ultimi mesi nella trincea della guerra al virus per difenderli dal rischio di finire nel gorgo di pesanti cause in tribunale ancora non c’è. E ora, dopo la retorica degli “eroi in corsia”, la cruda realtà è che questo paracadute per il personale sanitario potrebbe anche non arrivare mai. Eppure fallito il primo tentativo nel decreto Cura Italia da parte del Governo – la norma fu ritirata dopo le tante proteste perché lo scudo riguardava anche i manager sanitari – l’occasione potrebbe ora arrivare con il Dl Rilancio di cui da oggi si votano gli emendamenti. Con una norma già scritta in una modifica presente nel pacchetto dei 1200 emendamenti “segnalati”, quelli cioè che hanno qualche speranza di poter ottenere il via libera perché è su questi che si concentrerà oggi il lavoro della commissione Bilancio della Camera. La modifica a prima firma di Francesco Paolo Sisto di Forza Italia prevede uno scudo penale che difende medici e personale sanitario dal rischio di cause limitandolo solo alle ipotesi di colpa grave. Che secondo l’emendamento va intesa come quella riconducibile «ad evidente violazioni delle buone pratiche della scienza medica, tenendo altresì conto della proporzione specificatamente esistente fra disponibilità di luoghi e strumenti e il numero dei pazienti da curare». Peccato però che su questo emendamento la maggioranza non avrebbe trovato l’accordo nonostante il pressing del ministero della Salute che da settimane lavora a questo dossier.

  • Supervisori in allerta sull’assicurazione caso morte
In aprile, l’Authority bancaria e assicurativa, l’Autorité de contrôle prudentiel et de résolution (ACPR), ha insistito affinché gli assicuratori prestino “un’attenzione costante” ai loro clienti, in particolare a quelli con copertura assicurativa in caso di decesso.
L’ACPR ricorda che le organizzazioni assicurative devono rispettare gli impegni assunti nei confronti dei loro clienti in termini di indennizzo”, sottolineando in particolare “le indennità funerarie e in caso di decesso” e la necessità di “cercare di trovare i beneficiari di polizze di assicurazione sulla vita o di prestazioni pensionistiche dormienti”.
  • I deputati guardano ai contratti di risparmio previdenziale dormienti
Un disegno di legge in discussione oggi mira a migliorare le informazioni sui contratti
di previdenza integrativa di cui avevano perso le tracce.
Un modo per affrontare una parte del risparmio perduto che potrebbe ammontare a diversi miliardi di euro. Concretamente il testo dovrebbe consentire ai risparmiatori di informarsi ed eventualmente trovare vecchi contratti di cui avevano perso le tracce su un sito Internet. Per fare questo, gli assicuratori che distribuiscono questi contratti a fianco dei gestori patrimoniali dovrebbero trasmettere informazioni al gruppo di interesse pubblico (GIP) Union Retraite.