di Carlo Giuro
In un recente Paper sulla previdenza complementare l’Ania sottolinea l’importanza di stimolare una maggiore consapevolezza previdenziale per una maggiore diffusione dei fondi pensione. Si ricorda poi come sulla base di una indagine Gfk Ania del 2018 era stato stimato un effetto positivo della Busta arancione dell’Inps (ovvero il documento inviato dall’ente previdenziale ai lavoratori che dà una simulazione dell’assegno pubblico atteso) sulla propensione alla sottoscrizione di forme pensionistiche complementari. In attesa di una rivitalizzazione dello strumento e di ulteriori auspicabili iniziative istituzionali, è utile analizzare lo stato dell’arte nel Paese. MF-Milano Finanza ha fatto il punto con Paola Bongini, docente di Economia degli Intermediari finanziari presso l’Università di Milano-Bicocca, molto attiva sul fronte della financial literacy e dell’educazione finanziaria

Domanda. Quale è il livello di alfabetizzazione finanziaria in Italia?

Risposta. Le indagini internazionali sulla financial literacy più recenti ci mostrano come l’Italia si collochi sempre al di sotto della media dei Paesi coinvolti nelle rilevazioni. In base all’ultima analisi Ocse, che propone un indicatore di alfabetizzazione finanziaria, sintesi di aspetti di conoscenza finanziaria, comportamento finanziario e propensione al risparmio, l’Italia è collocata al penultimo posto, dopo Argentina, India e Brasile. Soltanto sul fronte della componente relativa alla propensione al risparmio gli italiani non si discostano della media dei Paesi G20, mentre sulle altre due componenti il gap è elevato. In tema di conoscenza finanziaria, il voto medio dell’Italia, si attesta a 3,5 su un punteggio massimo di 7, al di sotto della media G20 di 4,3 e ben sotto la sufficienza posta pari a 5. La larga maggioranza degli italiani non conosce cosa siano l’inflazione, il funzionamento della capitalizzazione degli interessi e gli effetti della diversificazione degli investimenti. Basso anche il punteggio della componente relativa al comportamento finanziario, inteso come la capacità di pianificare, di valutare il livello sopportabile di indebitamento e raccogliere informazioni utili per prendere decisioni finanziarie, pari a 4,4 su un massimo di nove, inferiore alla media del G20 e ben lontano dalla sufficienza. Quello che più preoccupa è che la scarsa alfabetizzazione finanziaria non riguarda solo gli adulti ma anche le fasce più giovani della popolazione come risulta dagli ultimi risultati del test Ocse Pisa, effettuato sui quindicenni.

D. Quali sono le principali iniziative istituzionali fino ad ora assunte?

R. Numerose sono le iniziative promosse da istituzioni pubbliche, enti del terzo settore, enti privati, fondazioni, realtà pubbliche locali e regionali. Lo sforzo educativo messo in campo è notevole. Cito, a titolo di esempio, il sito web di Banca di Italia, le video pillole di educazione finanziaria postate su youtube da parte dell’Associazione dei docenti universitari di Economia dei mercati e degli intermediari finanziari, l’Adeimf. Ma soprattutto il Paese ha seguito le migliori prassi istituendo nel 2017 una cabina di regia nazionale di tutte queste iniziative. Il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria ha il compito di programmare e promuovere misure di sensibilizzazione ed educazione finanziaria per migliorare in modo misurabile le competenze dei cittadini italiani in materia di risparmio, investimenti, previdenza, assicurazione. Tutti questi progetti sono monitorati dall’Osservatorio Nazionale di Educazione Economico-Finanziaria, l’Oneef istituito presso l’Università di Milano-Bicocca, grazie al sostegno di Feduf e altri enti; possiamo di sicuro affermare che il numero di progetti educativi è in costante crescita. Quello che latita, tuttavia, è una definizione chiara dei loro obiettivi, che spesso mancano anche di una progettazione pedagogica chiara e di fasi di valutazione e monitoraggio trasparenti. Su questo punto, come Comitato scientifico di Oneef, composto da esperti appartenenti a diversi atenei e discipline, abbiamo creato una checklist operativa, formata da 15 indicatori utili per migliorare la qualità della progettazione delle attività di educazione finanziaria. Un valido aiuto a disposizione di tutti, per pensare o ripensare i propri progetti educativi.

D. Come stanno reagendo i risparmiatori italiani a questo lungo periodo di accentuata volatilità finanziaria?

R. La risposta tipica nei momenti di incertezza è quella attendista, limitando consumi e investimenti e mantenendo una maggiore quota di liquidità. E questo momento di grande incertezza non ha mostrato differenze sostanziali con un forte incremento dei depositi sui conti correnti bancari. Il balzo della raccolta netta dei fondi comuni di investimento registrata nel mese di aprile è frutto delle aspettative di ripresa delle quotazioni dopo i minimi di marzo e delle attese dei bassi tassi di interesse per lungo tempo. Ma i più recenti andamenti negativi delle borse, a fronte di notizie negative sul fronte della crescita economica, non fanno ben sperare in una inversione di tendenza duratura nella ripresa degli investimenti. La consapevolezza previdenziale può ridurre l’emotività negativa, la sfiducia nella proprie possibilità di mantenere o migliorare i propri standard di vita: situazioni che bloccano la nostra propensione a prendere decisioni (finanziariamente avvedute) e ci lasciano in un limbo di incertezza non utile al singolo e alla società in generale. (riproduzione riservata)

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