Le pmi italiane hanno pagato il conto più salato della crisi da coronavirus. È quanto emerge dal Bollettino economico della Bce, all’interno del quale gli esperti dell’istituto di Francoforte, hanno spiegato come la contrazione del fatturato sia stata «più brusca» in Italia rispetto ad altri Paesi dell’Eurozona. In generale, le pmi dell’area euro hanno segnato una contrazione del fatturato per la prima volta dall’inizio del 2014. La variazione complessiva delle imprese dell’area euro è stata del -2%, segnalando quindi un deterioramento diffuso, nonostante alcune differenze tra Paesi. «La flessione più brusca si è registrata in Italia, seguita da Slovacchia, Grecia e Spagna, mentre in Germania e Francia una percentuale molto più esigua di pmi ha indicato un aumento del fatturato», si legge nel Bollettino. Anche altri indicatori confermano questo spiacevole primato italiano. In un contesto di contrazione del fatturato, gli elevati costi del lavoro (segnalati dal 46% delle imprese in termini netti) e degli altri fattori di produzione (45%) hanno gravato sugli utili delle pmi in tutta l’area euro (-15% rispetto al precedente -1%), nonostante condizioni di finanziamento accomodanti. Le pmi italiane (e greche, spagnole, slovacche) «hanno registrato una forte riduzione degli utili. A livello settoriale, spicca il deterioramento degli utili dell’industria (-20%)». Nel commercio il 19% delle pmi dell’area euro ha registrato un calo degli utili: il 37% in Italia e il 30% in Spagna.

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