Pensati per avvicinare i risparmiatori ai titoli delle Pmi, grazie agli incentivi fiscali, hanno sofferto gli errori dell’impostazione iniziale e i continui rimaneggiamenti decisi dai vari governi. Ora la doppia versione disponibile, pensata per investitori di diverso profilo, può favorire una ripartenza definitiva
La grande abbuffata, nel 2017-2018. Poi il grande freddo, nel 2019. Adesso, nelle speranze di tutti, il momento della ripartenza: per virtù, perché i Pir, i Piani individuali di risparmio, sono uno strumento gradito ai risparmiatori (per gli sgravi fiscali che offre) e ai gestori; e per necessità, perché mai come in questo momento servono strumenti per avvicinare il risparmio degli italiani all’economia reale. Una ripresa resa possibile dalle modifiche normative che hanno risolto i problemi creati nel 2019, quando il governo aveva varato la versione 2.0 dei Pir, recependo emendamenti che avrebbe dovuto portare direttamente nelle casse delle Pmi fino a 400 milioni di euro.


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