di Paola Valentini
L’Ocse prevede una contrazione del 6% del pil globale nel 2020 a causa della crisi pandemica, con un rimbalzo del 5,2% nel 2021. Ma nel caso di una seconda ondata di contagi il crollo sarà del 7,6% su scala globale (+2,8% nel 2021) e dell’11,5% nell’Eurozona (+3,5% nel 2021), che subirebbe la contrazione più acuta tra le gradi aree economiche. Il pil dell’area euro dovrebbe precipitare del 9,1% se si evitasse il ritorno del virus, con un +6,1% nel 2021. Mentre il pil negli Stati Uniti è visto in calo del 7,3% senza ripresa del Covid e dell’8,5% nello scenario peggiore (+4,1% e +1,9% nel 2021) e in Giappone rispettivamente del -6% e del -7,3%. «L’impatto economico di blocchi rigorosi e relativamente lunghi in Europa sarà particolarmente duro», avverte l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nell’Economic outlook diffuso ieri. Il pil della Cina sarà il meno colpito, con una diminuzione del 2,6% (+6,8% nel 2021) e del 3,7% (+4,5% nel 2021) con la ripresa del virus. Le economie emergenti come Brasile, Russia e Sudafrica nel frattempo affrontano particolari sfide dei sistemi sanitari con in più le difficoltà causate da un crollo dei prezzi delle materie prime e le loro economie sono viste in discesa nel 2020 del 7,4%, 8% e 7,5% (-9,1%, -10% e -8,2% in caso di doppia ondata). Fino a quando non sarà stato trovato un vaccino «l’economia globale camminerà su una corda», avverte l’Ocse.
Per l’Italia le previsioni dell’organizzazione di Parigi indicano una caduta dell’11,3% nel 2020 o del 14% se più avanti il virus tornerà, con un rimbalzo rispettivamente del +7,7% e +5,3% per il prossimo anno. Tra i Paesi del G7 l’Italia è al secondo posto per il calo atteso del pil 2020 dopo la Francia (-11,4% e -14,1% con una recrudescenza del Covid).
Il rapporto deficit-pil dell’Italia salirà all’11,2% nel 2020 per poi attestarsi al 6,8% nel 2021 con la ripresa dell’attività economica e delle entrate; se dovesse esserci una seconda ondata di diffusione del coronavirus, il deficit andrà al 12,8% del pil quest’anno, per poi scendere al 9,7% nel 2021.
In questa ultima ipotesi, precisa l’Ocse, il deficit sarà maggiore per l’adozione di ulteriori misure di supporto e per un inferiore livello di entrate. Il debito pubblico, si legge nel documento, aumenterà al 158,2% del pil nell’anno in corso (al 169,9% in presenza di una seconda ondata), per poi scendere al 152% (al 165,5%) per effetto dell’aumento del pil nominale.
Oltre ai rischi a breve termine legati alla crisi pandemica, secondo l’Ocse la maggiore incognita è rappresentata dalla forza e dalla sostenibilità della ripresa. Il settore del turismo italiano è particolarmente vulnerabile al prolungarsi della crisi, anche a causa della prevalenza di piccole imprese nel settore.
L’Ocse osserva anche che le imprese e le banche italiane sono entrate nella fase di rallentamento con una salute migliore rispetto allo scorso decennio, ma la crisi ha sottolineato le fragilità finanziarie che ancora rimangono, come l’esposizione delle banche ai prezzi dei bond. (riproduzione riservata)

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