di Carlo Giuro
Il post Covid 19 ripropone tra i diversi temi di dibattito anche il rapporto Stato-Regioni in materia di welfare perché la previdenza complementare vede alcune significative esperienze di tipo territoriale. Un laboratorio di interesse è quello del Trentino Alto Adige. MF-Milano Finanza ha incontrato Laura Costa, presidente di Pensplan, il progetto voluto dalla regione con legge 3/1997 per promuovere e sviluppare la previdenza complementare a livello locale nel cui ambito è stato creato il fondo pensione negoziale Laborfonds.
Domanda. Come nasce Pensplan?
Risposta. Nasce in base allo Statuto speciale di autonomia e quindi alle competenze previste in materia di previdenza e assicurazioni sociali con l’obiettivo di offrire a tutta la popolazione del territorio una maggiore sicurezza durante l’intera vita. A Pensplan Centrum, società pubblica partecipata al 98% dalla stessa regione e al 2% dalle province autonome di Trento e Bolzano, viene assegnato il compito di dare attuazione al progetto di previdenza complementare regionale Pensplan con cui si concretizza sul territorio un virtuoso esempio di welfare sussidiario e sostenibile, dove l’alleanza tra pubblico (la regione) e privato (la popolazione che aderisce) origina un sistema di auto-responsabilità destinato a ridurre l’impiego di risorse pubbliche per sostenere la qualità della vita. Informazione, formazione e consulenza rappresentano il core business di Pensplan: i programmi di educazione previdenziale spaziano dalle campagne di comunicazione ed eventi per i cittadini alle attività seminariali per i giovani studenti e apprendisti, senza tralasciare gli interventi formativi presso le varie aziende ed enti. Pensplan è tenuta per legge regionale ad attuare un programma di informazione, promozione e di educazione finanziaria, al fine di incrementare al massimo le adesioni ai fondi pensione e raggiungere il maggior grado possibile di copertura di previdenza complementare per tutta la popolazione del Trentino e dell’Alto Adige, nonché di favorire la definizione da parte dei singoli iscritti di un volume di risparmio previdenziale congruo con le aspettative degli stessi per quanto attiene i trattamenti pensionistici complementari. In autunno 2019 è stato avviato uno studio di fattibilità per dare il via a un programma concreto per l’educazione finanziaria, basato su attività di informazione, istruzione e consulenza
D. Quale è il tasso di sviluppo della previdenza complementare in Trentino Alto Adige?
R. Grazie anche ai risultati registrati nello scorso anno il tasso di adesione in regione a Laborfonds è ormai ben superiore al 50% rispetto alla forza lavoro, frutto senz’altro delle attività di sensibilizzazione e informazione di Pensplan e della rete capillare sul territorio degli sportelli informativi Pensplan Infopoint. Nel 2019 si è registrato un aumento del 5,4% delle adesioni sul 2018.

D. Uno dei profili di maggiore criticità in ambito nazionale è rappresentato da un non ancora sufficiente livello di adesione di giovani e donne, in rapporto alla reale necessità in virtù degli effetti del metodo contributivo. Avete qualche iniziativa specifica?
R. Giovani e donne rappresentano da sempre target privilegiati delle campagne di sensibilizzazione di Pensplan, in quanto più bisognosi di costruirsi una seconda pensione accanto a quella obbligatoria. Come ogni anno anche nel 2020 verranno quindi realizzate nella seconda parte dell’anno iniziative ad hoc per questi profili. Sul territorio del Trentino Alto Adige uomini e donne sono quasi ugualmente rappresentati nei fondi pensione istituiti in regione dato che il 49% degli aderenti sono donne, confermando l’ottimo risultato delle campagne di Pensplan nei confronti della popolazione femminile. L’età media degli aderenti è inferiore rispetto a quella nazionale, 43 anni, mentre la fascia di età più rappresentata è quella dai 50 ai 59 anni. I dati rendono evidente che lo sforzo nei confronti, in particolare, della popolazione giovanile è ancora necessario.
D. A Laborfonds possono aderire anche i dipendenti pubblici. Quale è il livello di adesione, considerando che su scala nazionale il tasso di iscrizione a Espero e Perseo Sirio, gli altri due fondi negoziali del pubblico impiego, è ancora ridotto?
R. In Laborfonds il settore pubblico è rappresentato con il 46% degli iscritti rispetto a quello privato, dove le categorie con la maggiore copertura risultano essere il commercio e i metalmeccanici. Pensplan nello scorso anno ha realizzato interventi informativi mirati nei confronti della platea dei pubblici dipendenti.
D. Quali sono le misure di sostegno regionale previste? Per effetto della crisi state rilevando maggiore necessità di intervento?
R. Con la stessa legge regionale del 1997 che ha istituito il progetto Pensplan, la regione ha dettato anche precise misure di intervento e servizi a supporto della popolazione nella costituzione di una pensione complementare, e in particolare interventi a sostegno dei versamenti contributivi a soggetti in difficoltà e supporto legale gratuito in caso di omissioni contributive da parte del datore di lavoro. Per quanto riguarda la necessità di intervento, il blocco dei licenziamenti e l’emergenza sanitaria hanno provocato paradossalmente un calo delle domande di sostegno. Possiamo ipotizzare che ci sarà un aumento delle richieste nel 2021, a copertura di situazioni sorte nel 2020, ad esempio per i periodi di cassa integrazione. Ricordiamo che le misure previste dalla legge regionale non trovano applicazione immediata, ma solo al termine dello stato di difficoltà. Tra le richieste più frequenti degli iscritti ai fondi pensione in questo momento di emergenza Pensplan registra quella relativa a una possibilità di anticipazione con motivazione Covid 19. Una scelta come questa dovrebbe essere introdotta, anche in via transitoria, modificando la normativa, com’era accaduto a titolo d’esempio per i terremotati dell’Abruzzo o dell’Emilia-Romagna. I datori di lavoro e i consulenti del lavoro hanno invece chiesto informazioni circa una possibile dilazione del pagamento della contribuzione trimestrale, come previsto per altri oneri previdenziali e fiscali con il decreto Cura Italia. La previdenza complementare è stata esclusa da queste forme di sostegno. (riproduzione riservata)

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