di Andrea Pira
Sarà il risparmio degli italiani a portare il Paese fuori dalle secche economiche di Covid-19. A patto che si riesca a incanalarlo verso le attività produttive, a partire dalle esportazioni, e che si riesca a creare una nuova architettura istituzionale capace di proteggere tale risorsa. Gli italiani «sono tutt’altro che cicale», sono «formiche che lavorano per sostenere molte cicale estere», ha ribadito il presidente della Consob, Paolo Savona, in occasione della tradizionale relazione al mercato sull’attività dell’Autorità. Un discorso dai contorni di un manifesto, con indicazioni precise sulla direzione da intraprendere. L’auspicio dell’ex ministro degli Affari europei è che possano essere prediche utili e non «inutili» come quelle di enaudiana memoria. L’azione più immediata è l’esortazione a costituire una Consulta pubblica, composta da studiosi e operatori per definire entro fino anno un documento programmatico sul quale pensare il nuovo quadro. Un secondo passo, ispirato dalle parole dell’ex presidente della repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, è la stesura di un Testo unico «che realizzi l’esigenza di una regolamentazione unitaria delle legislazioni bancaria, finanziaria e assicurativa. Terzo, la proposta di strumenti pensati per canalizzare il risparmio rilanciando l’idea di una garanzia pubblica sulle azioni delle pmi (articolo a pagina 2) e proponendo l’emissione di titoli di Stato irredimibili, ossia bond perpetui, «strumento tipico della fasi belliche». In tempi straordinari come quelli della pandemia occorrono misure non convenzionali. I titoli, con offerta quantitativamente aperta e da sottoscrivere su base volontaria, «potrebbero riconoscere un tasso dell’interesse, esonerato fiscalmente, pari al massimo dell’inflazione del 2% che la Bce si è impegnata a non superare nel medio termine», suggerisce ancora Savona. Quando mancano due giorni alla presentazione del nuovo Btp Futura e dopo il successo riscontrato dall’ultimo Btp Italia, ecco quindi arrivare un’altra proposta per chiedere ai cittadini «di partecipare nel loro interesse».

D’altronde anche nei mesi di Covid il risparmio degli italiani ha dato prova di saper resistere agli shock, partendo da una base che alla fine del 2019 vedeva le famiglia italiana disporre di una ricchezza immobiliare, monetaria e finanziaria pari a 8,1 volte il loro reddito disponibile. La volontà di rafforzare la tutela del risparmio è stata salutata con favore da Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi.

Per raggiungere lo scopo occorre però ampliare lo sguardo. La nuova architettura istituzionale dovrà tenere a mente i mutamenti del quadro delle politiche monetarie, delle condizioni finanziarie e delle innovazioni tecnologiche. Per Savona esiste infatti una sproporzione tra i compiti attribuiti alle autorità monetarie e bancarie rispetto e quelli conferiti ad esempio all’Esma, l’autorità sui mercati europei Una sproporzione che si riflette anche in termini di personale e risorse.

Il secondo tassello è l’attenzione ai progressi in ambito tecnologico. Per proteggere il risparmio Savona evidenzia la necessità di una criptomoneta pubblica. Così «il sistema dei pagamenti si muoverebbe in modo indipendente dalla gestione del risparmio, che affluirebbe interamente sul mercato libero, cessando la simbiosi tra monete e prodotti finanziari, affidandone la gestione in modo indipendente ai metodi messi a punto dai registri decentrati e dalla scienza dei dati». Perciò la richiesta di una Bretton Woods del fintech per mettere il sistema monetario internazionale al passo con l’innovazione tecnologica in ambito finanziario. L’alterativa, ossia quella della convivenza di monete pubbliche come quelle allo studio in Russia e Cina, anche per fini geopolitici, e monete private in cerca di profitto, rischierebbe di mettere ulteriormente in subbuglio il quadro.

Alle pmi 20 miliardi per crescere
di Luisa Leone
Tra 11 e 22 miliardi di euro: tanto potrebbe costare la garanzia pubblica sulle azioni, secondo le prime simulazioni snocciolate ieri dal presidente della Consob, Paolo Savona, in occasione dell’annuale relazione al mercato sull’attività dell’Autorità. L’ex ministro ha colto infatti l’occasione per riproporre il meccanismo del paracadute di Stato a sostegno del capitale di rischio. Lo schema immaginato è di un importo medio di1 milione di euro di ricapitalizzazione garantita per ogni azienda, con un impegno per le casse pubbliche che oscillerebbe tra gli 11 e i 22 miliardi. L’esborso minimo si avrebbe qualora si volesse individuare la platea solo medie imprese esportatrici (10.838), la massima se si ampliasse alle circa 22 mila midcap nostrane. La garanzia è pensata come uno strumento per permettere di avvicinare l’ingente risparmio privato dei cittadini italiani all’economia reale, coinvolgendo anche gli investitori non istituzionali. La misura, ha sottolineato Savona, «consentirebbe ai piccoli risparmiatori di godere di garanzie capaci di azzerare il rischio delle proprie scelte per un periodo predeterminato; essi beneficerebbero inoltre dei vantaggi di una ripresa produttiva da parte delle imprese alle quali affidano i propri risparmi nel caso in cui gli investimenti avessero successo». Per le aziende sarebbe un aiuto a non cadere nella trappola del sovraindebitamento, a cui si potrebbe essere adescate proprio dalla generosa offerta di garanzie pubbliche sui prestiti previsti dai decreti emergenziali degli ultimi mesi.

La proposta sarebbe per altro tra quelle al vaglio del Mef, dove c’è consapevolezza della necessità di attivare anche la leva del capitale di rischio, evitando però l’accusa di statalismo, anche se l’idea della garanzia pubblica non sembrerebbe al momento tra quelle più gettonate. Che il tema del rafforzamento delle aziende italiane sia centrale per uscire dalla crisi, comunque, lo dimostra anche il saluto inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in occasione della relazione annuale di ieri. Il capo dello Stato ha sottolineato che «occorre affrontare la nuova fase, favorendo il rafforzamento patrimoniale delle imprese, la loro crescita dimensionale, per sostenere la competitività e la capacità di investire e innovare nel nuovo contesto». La stessa Borsa di Milano «può svolgere un ruolo significativo nella ripartenza del Paese, nel quadro europeo di completamento del mercato dei capitali». Consapevole di questa centralità, come rivelato da MF-Milano Finanza, il governo sta lavorando a un piano per riportare Piazza Affari in mani italiane. Considerazioni da approfondire per il presidente della commissione di Vigilanza sulla Cdp, Sestino Giacomoni (Fi), che invita però a valutare il ruolo che potrebbe avere sullo sviluppo dell’economia italiana un vero fondo sovrano per canalizzare il risparmio degli investitori sull’economia reale.
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