di Elena Dal Maso
Le società quotate a Piazza Affari hanno un’elevata concentrazione della proprietà, gli azionisti di maggioranza hanno, cioè, in mano il controllo assoluto delle partecipazioni. Secondo l’authority guidata da Paolo Savona, la maggioranza delle società quotate italiane è controllata di diritto in 123 casi, che pesano per il 77% della capitalizzazione di mercato. In 57 casi, addirittura, un azionista detiene una quota di capitale inferiore al 50%, mentre in altri 23 casi sono presenti patti parasociali di controllo. Diminuiscono di conseguenza le società a proprietà diffusa: si tratta di 13 titoli che pesano per il 20,5% della capitalizzazione di mercato. Il modello di controllo prevalente continua a essere quello familiare, con 152 società che pesano per il 33% della capitalizzazione di mercato, mentre le imprese a controllo pubblico incidono per il 38%.

Uno dei modi per esercitare il controllo su un’azienda è il voto multiplo. A maggio 2020, tre imprese hanno emesso azioni a voto multiplo mentre l’istituto del voto maggiorato risulta previsto a livello di statuto da 53 emittenti. Nello specifico, in 5 società nel settore finanziario, 31 in quello industriale, 17 nei servizi. Inoltre 5 società appartengono al Ftse Mib, 8 all’indice Mid Cap, 26 allo Star, 14 ad altri indici, compreso l’Aim, la piattaforma delle società più piccole. L’istituto (dopo un periodo di maturazione di 24 mesi) è operativo per 34 emittenti, in cui almeno un azionista ha ottenuto la maggiorazione. Alla fine del 2018 il 20% circa delle società (erano il 44% circa nel 1998) appartiene a strutture orizzontali, piramidali o miste. Continua a calare il numero di aziende quotate che hanno azioni di risparmio (14 a fine 2018).

Secondo i dati Refinitiv, dal 2008 ad oggi la borsa italiana è quella che ha registrato le maggiori perdite di valore in Europa. Considerato 100 il valore iniziale 12 anni fa, il Dax oggi è arrivato a 150, il Cac 40 a 90, l’Ibex spagnolo a 60 e il Ftse Mib 50. Intanto le previsioni di Imf (Fondo monetario) e World economic outlook, citate dalla relazione, stimano per il 2020 che il pil globale potrebbe registrare un calo tra il 3% e l’8% circa, mentre per l’Italia le attese oscillano invece tra il -9% e il -14%. Se l’area euro si è contratta del 4% con la crisi dei mutui subprime, a causa del Covid la riduzione sarà raddoppiata all’8%.

Secondo le indicazoni dell’11 marzo dell’Esma, l’autorità europea sui listini, il 16 marzo è stata abbassata in via temporanea la soglia per la comunicazione delle posizioni nette corte (Pnc) su azioni negoziate (dallo 0,2% allo 0,1% del capitale emesso). Il provvedimento scade il 16 giugno, ed è stato rinnovato per altri tre mesi. La Consob il 17 marzo ha introdotto temporaneamente un regime di trasparenza rafforzata sulle partecipazioni detenute dagli investitori in 48 società quotate italiane (fino al 18 giugno), ovvero l’1% per le società grandi (di solito è il 3%) e il 3% per le Pmi (di solito è il 5%). (riproduzione riservata)