Che cosa dovrebbe dire e fare la politica per salvare l’Italia? Pubblichiamo una parte dell’introduzione a «Le scomode verità su pensioni, tasse e lavoro», il nuovo saggio di Alberto Brambilla edito da Solferino, che organizza molte delle idee espresse sul Corriere della Sera dall’autore, docente universitario e presidente del centro studi Itinerari previdenziali. La presentazione si terrà online il 24 giugno alle ore 12. Ecco il link per l’iscrizione: https://bit.ly/convegnoARCA. Oltre all’autore interverranno Daniele Manca, vice direttore del Corriere, Marco Fortis, vice presidente Fondazione Edison, e Ugo Loser, ad di Arca Fondi sgr. I partecipanti potranno inviare domande sui temi discussi.

in Italia le cose miglioreranno quando la politica e il suo entourage cominceranno a dire le verità anche quando queste sono scomode, soprattutto in termini elettorali; gli italiani capiranno e si rimboccheranno le maniche per i loro figli e per i loro padri, perché:

– dobbiamo creare lavoro e sviluppo e non pensare a come redistribuire ipotetiche risorse che «qualcun altro» ha prodotto;

– si deve favorire l’impresa, la creazione di «nuova impresa» per migliorare l’occupazione e si devono agevolare gli investimenti per aumentare la «stanca» produttività; senza lavoro non c’è welfare!

– dobbiamo parlare del valore dei doveri e non solo di diritti: «Mentre i diritti esaltano la libertà individuale, i doveri esprimono la dignità di quella libertà»; i doveri contribuiscono ad accrescere la consapevolezza dei cittadini;

– dobbiamo fare meno debito pubblico e meno spesa corrente se davvero vogliamo il bene delle giovani generazioni;

– immigrazione: ci sono molti lavori che gli italiani non vogliono più fare; è la peggiore forma di razzismo, è la risposta di un popolo sazio e ricco che non ha più «fame», non ha più sogni e non ha più futuro.

Eppure siamo l’ottava economia mondiale per Pil davanti al Brasile, la settima economia industriale, siamo al quinto posto per «surplus» commerciale e abbiamo il più basso livello di indebitamento privato: eppure siamo depressi, ci aggrappiamo alle sirene della politica e alle loro messianiche promesse di assai difficile realizzazione; in un tempo sempre più breve ci si è affidati a Berlusconi, poi a Renzi, poi ai 5 Stelle, a Salvini e alle sardine; e per quella politica «è subito sera» e per i cittadini è già notte.

Se si voleva una riprova che nel nostro Paese si sottacciono «le scomode verità», eccola arrivare dal Covid-19. Nonostante la grave crisi la verità proprio non riusciamo a dirla! Le strutture sanitarie sono al collasso, i reparti di terapia intensiva, il personale medico infermieristico allo stremo non è in grado di assistere tutte le persone ammalate; nel frattempo la politica è pronta a promettere sussidi a chiunque, ovviamente a debito e in alcuni casi per cifre ingenti. Sarebbe stato molto utile, pur con la buona volontà di aiutare il più possibile, che finalmente il governo e tutta la politica non avessero usato questa tragica situazione per mettersi in mostra; che dicessero finalmente la verità agli italiani!

E la verità è che tutti noi, ma proprio tutti, imprenditori, dipendenti, professionisti, artigiani e commercianti, avremo una diminuzione dei nostri redditi proporzionale alla durata del Coronavirus. Che non possiamo fare troppo debito (si è visto subito l’andamento dello spread). Che dobbiamo ridurre e di molto il nostro tenore di vita e non ci possiamo più permettere di spendere al gioco d’azzardo oltre 127 miliardi (più dei 116 della sanità), di essere tra i primi al mondo per possesso di telefonini, auto e così via. Operazioni di sostegno o finanziamenti a pioggia, come qualcuno chiede, sono costosissimi¬e difficili da applicare con equità; a quali commercianti, artigiani, imprenditori, dipendenti e professionisti possiamo dare dei contributi o delle agevolazioni sconti su tasse e contributi sociali? E quanto? Per quanti mesi? La verità è che, al di là delle pasticciate proposte (si è passati da 3 miliardi a 7,4, poi a 10, quindi a 20 che sono infine diventati 25), i costi di queste operazioni sono troppo elevati e i mercati, cioè quelli che comprano i nostri titoli per sostenere il nostro debito, potrebbero non capire e investire altrove. E allora chi pagherà le nostre pensioni? Le taglieremo del 30-40% come in Grecia o Portogallo? Faremo l’ultimo errore di introdurre una ulteriore patrimoniale che ridurrebbe ancora l’esiguo numero di contribuenti? Taglieremo ancora la sanità?

E qui sta un’altra mancata verità, scomoda per tutta la politica. Il disastro italiano: rispetto al 1980, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità delle Nazioni Unite, in Italia abbiamo «cancellato» oltre 800 posti letto ogni 100.000 abitanti; nella sanità pubblica siamo passati dai 595.000 del 1980, cioè un posto letto ospedaliero ogni 94 abitanti circa, ai 151.600 nella sanità pubblica nel 2017, cioè un posto letto ogni 398 abitanti circa; a questi se ne aggiungono 40.500 circa dei privati; in totale un posto letto ogni 314 abitanti. Quanto alle postazioni di terapia intensiva di cui si è sperimentata una paurosa mancanza, ce n’erano 7981 (di cui 1129 di terapia in¬tensiva neonatale e 2601 per unità coronarica); vale a dire un posto ogni 7555 abitanti o se volete 132 posti per ogni milione di abitanti! C’è poi il problema dei medici di base e specialisti, degli infermieri, dei ricercatori, dei tecnici di laboratorio e così via. Secondo le rispettive associazioni, mancherebbero oltre 8000 medici, che diventeranno 16.000 nel 2025, e 50.000 infermieri. Quasi 1000 medici ogni anno vanno all’estero perché le prospettive economiche e professionali sono migliori.

Lacrime di coccodrillo
La nostra politica continua invece a piangere lacrime di coccodrillo (poveri giovani; una generazione perduta, siamo disperati perché troppi nostri giovani vanno all’estero) ma non fa assolutamente nulla, da circa 20 anni; da noi si sono preferite manovre molto populiste ed elettorali: i vari bonus bebè, giovani, cultura e così via, quota 100, reddito di cittadinanza e aumento della platea dei beneficiari della cosiddetta quattordicesima mensilità di pensione, dimenticando la sanità e la ricerca nonostante tutti gli allarmi. E pensiamo che sia finita così? Forse non sarà tra altri 10 anni ma certa-mente avremo altre epidemie che potrebbero divenire vere e proprie pandemie se continueremo di questo passo. L’unica strada possibile per rispettare anche la Costituzione (articolo 12) e garantire un futuro sanitario ed economico migliore è quella di investire nella sanità pubblica; più personale e più posti letto riorganizzando anche l’intero sistema sanitario con maggiori specializzazioni; rafforzare i fondi di assistenza sanitaria integrativa e Ltc; incentivare la produzione nazionale di apparecchiature per la terapia intensiva, per la diagnostica e nuove tecnologie di cui il nostro Paese, basti pensare al settore radiologico, era leader nel mondo. Oggi si invocano enormi spese per sostenere i redditi e la produzione, senza prevedere che le mancate entrate fiscali e contributive per lo Stato e le maggiori spese aumenteranno il nostro mostruoso debito pubblico. Si prosegue con l’assistenzialismo che, come vedremo nei prossimi capitoli, produce solo nuovi poveri. E lo spread e i mercati? Riusciremo nel 2021 a pagare le pensioni?

Fonte: