di Anna Messia
Si scalda il clima a Verona in attesa dell’assemblea di Cattolica Assicurazioni convocata per il 27 giugno, chiamata a votare il cambio della governance ma soprattutto a concedere delega al consiglio di amministrazione per un aumento di capitale fino a 500 milioni, richiesto urgentemente da Ivass. Se il presidente Paolo Bedoni, dopo mesi di serrato confronto con un fronte di soci riottosi, è riuscito a riportare la pace sulla modifica della governance, arrivando ad una revisione condivisa, più difficile appare la sfida di trovare sostegno unanime sulla maxi ricapitalizzazione. Il voto, per quella che resta l’unica cooperativa assicurativa quotata a Piazza Affari, sarà capitario (un socio un voto) e lo scorso 9 giugno è stato costituito un patto di sindacato dei soci azionisti di Cattolica, denominato «Le Api» che punta a raccogliere consensi per un voto contrario all’aumento. A presiedere il patto è Paola Boscaini che di Cattolica, quando al timone c’è Ezio Paolo Reggia, è stata vicedirettore generale per poi passare in Fondiaria Sai con una parentesi politica quando, nel 2013 era stata essere eletta prima sindaco donna del comune di Bussolengo, in provincia di Verona. «Ho sempre voluto mantenere una posizione neutrale sulla gestione della compagnia e probabilmente proprio per quanto motivo mi hanno chiamata alla guida del patto che punta a raccogliere consenso trasversale tra le associazioni dei soci Cattolica per un voto contrario all’aumento di capitale», dice Boscaini a MF-Milano Finanza ricordando che già nel 2014 la compagnia aveva chiuso un altro aumento di capitale di 500 milioni.
Il patto, che vede la partecipazione di soci storici della compagnia, come l’avvocato Aldo Bulgarelli, punta a raccogliere singoli voti ma soprattutto a fare fronte comune tra le associazioni. «Non siamo contrari a priori ma vorremmo capire quale è la reale situazione della società. Temiamo infatti che il problema non sia la capitalizzazione di Bcc Vita e di Vera Vita ma ci siano problemi seri nella parte industriale ed in investimenti fatti su società che non portano valore alla compagnia ma creano ulteriori perdite», continua. Davanti all’ipotesi che un mancato aumento spinga l’Ivass a commissariare la compagnia dice convinta che, «in questo momento, sarebbe il male minore» e si prepara a dare battaglia in assemblea nonostante quest’anno si svolgerà, a causa del covid, a porte chiuse, con il rappresentante designato. Qualche malumore tra i soci lo avrebbe creato anche la scelta del consiglio di limitare il diritto di opzione nell’aumento di capitale per fare spazio a nuovi istituzionali ad un prezzo prestabilito. Ma proprio da questo fronte potrebbe arrivare un sostegno importante all’operazione. Ad oggi, come noto, il primo azionista è Warren Buffett, con poco più del 9% del capitale che non ha però alzato il velo sulle sue mosse. (riproduzione riservata)

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