di Luca Gualtieri
Arriva un altro importante tassello per l’ops di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca che partirà lunedì 6 luglio per chiudersi martedì 28. Nella serata di ieri, dopo una lunga riunione del collegio, Consob ha concesso la luce verde al documento di offerta e al prospetto informativo che saranno messi a disposizione del mercato già nella giornata di oggi. Un passaggio molto atteso, anche se slittato di qualche giorno rispetto alla tabella di marcia iniziale per la necessità di acquisire gli ultimi documenti. In particolare, il lieve ritardo andrebbe attribuito agli ultimi sviluppi dell’istruttoria Antitrust la cui audizione finale si era tenuta solo al termine della scorsa settimana.

Il via libera di Consob rimuove insomma uno degli ultimi ostacoli rimasti sulla strada di Intesa. All’assenso preventivo della Bce è infatti seguito quello dell’Ivass e quello di Palazzo Chigi (in relazione alla normativa del golden power), mentre i contatti con Borsa Italiana per definire tempistiche e modalità dell’offerta sarebbero già in corso. A questo punto l’offerta partirà il 6 luglio per concludersi il 28, in linea con il calendario annunciato a febbraio mentre l’ultimo passaggio autorizzativo, quello dell’Antitrust, è atteso dopo la metà di luglio.Già da aprile l’authority guidata da Roberto Rustichelli si è rivelata l’interlocutore più puntiglioso, sollevando alcune problematiche concorrenziali in relazione al deal, a partire dal livello di concentrazione in alcune specifiche aree territoriali. Per rispondere a queste obiezioni Intesa e Bper hanno ridefinito il perimetro dell’operazione, allargando il pacchetto di filiali che dovrà essere ceduto al gruppo guidato da Alessandro Vandelli. L’accordo definito nel weekend del 13-14 giugno prevede che a Bper passino 532 sportelli di Ubi (rispetto ai 400-500 inizialmente previsti), con 29 miliardi di depositi, 31 miliardi di raccolta indiretta e 26 miliardi di crediti netti. Oltre il 70% delle masse saranno di clienti basati nel Nord Italia e i 4,5 miliardi di impieghi aggiuntivi saranno tutti in bonis, consentendo a Bper di migliorare la qualità del credito (l’npe scenderà all’8,4%) e mantenere una posizione patrimoniale solida (Cet I al 12,5%). Anche se il nuovo perimetro non impatterà sulla qualità del credito, comunque richiederà un aumento di capitale più sostanzioso di quello preventivato inizialmente: da principio prevista intorno al mezzo miliardo, la ricapitalizzazione dovrebbe infatti lievitare tra 600 e 700 milioni nonostante un ritocco al ribasso del meccanismo di calcolo del prezzo. Se il nuovo perimetro sembra aver dato una risposta alle riserve dell’Antitrust, l’ultimo aspetto da smarcare è quello della maggioranza post ops. Sembra infatti che, sollecitata sul tema dai legali di Ubi, l’authority abbia posto il problema dell’attuazione degli accordi senza il controllo dei due terzi. Un’obiezione giustificata dal fatto che la vendita degli sportelli andrebbe letta non come una normale cessione, ma come un’operazione tra parti correlate e dunque richiederebbe una maggioranza qualificata in cda. Il teorema non è dei più lineari e si vedrà se il collegio dell’Antitrust vorrà farlo suo nel verdetto che, con ogni probabilità, sarà un ok condizionato. Nel frattempo, la palla passerà al cda di Ubi che la prossima settimana dovrà esprimersi ufficialmente sull’ops. Una bocciatura è probabile, ma sarà interessante capire se il board si esprimerà all’unanimità. Proprio in vista di quella scadenza e dei prossimi passaggi tra il weekend e i primi giorni della prossima settimana sono previsti vertici tra i soci storici del gruppo, a partire dalle fondazioni. Vale la pena ricordare che proprio nei giorni sia la Fondazione Cr Cuneo che la Fondazione Banca del Monte di Lombardia si sono affidati all’advisor finanziario SocGen per meglio valutare l’ops. Una mossa che testimonia la delicatezza delle prossime mosse. (riproduzione riservata)
Fonte: logo_mf