di Anna Messia

Cattolica apre ufficialmente il cantiere per la trasformazione in società per azioni. La sottoscrizione di 300 milioni di aumento di capitale riservato a Generali, comunicata nella tarda serata di mercoledì, è stata subordinata al cambio della governance della compagnia veronese, con la convocazione di un’apposita assemblea straordinaria, entro il 31 luglio, per il passaggio da cooperativa a spa che dovrà poi avvenire il 1° aprile dell’anno prossimo. Una mossa che consentirà al Leone di Trieste di arrivare a detenere il 24,4% di Cattolica e che per il mercato sembra già cosa fatta. Il titolo della compagnia presieduta da Paolo Bedoni ieri è rimbalzato del 38,1% a 4,99 euro, avvicinandosi alla soglia di 5,55 euro del prezzo di sottoscrizione Generali che corrisponde anche a quello di recesso, pari a 5,6 euro. Mentre le azioni del gruppo guidato da Philippe Donnet sono rimaste quasi invariate a 13,3 euro (+0,3%).

La partnership di carattere industriale nel ramo Danni coinvolge quattro aree strategiche: asset management, Internet of things, salute e riassicurazione, hanno fatto sapere dalle società, con il dossier che sarebbe in discesa anche davanti all’Antitrust, visto l’assetto geografico delle due compagnie. «Un’opportunità unica, oggi in Italia, di crescita profittevole nell’asset management e nei servizi innovativi ai clienti danni, pilastri della nostra strategia Partner di Vita 2021», ha commentato Marco Sesana, country manager di Generali in Italia mentre Bedoni e il direttore generale, Carlo Ferraresi, hanno sottolineato che «l’obiettivo è preservare la centralità del territorio, dei clienti e dei dipendenti» e che l’operazione è «un’importante opportunità di creazione di valore per soci e azionisti».

Il primo scoglio da superare sarà l’assemblea Cattolica di sabato 27 giugno, che dovrà dare delega al consiglio per il via libera all’aumento di complessivi 500 milioni, di cui 300 riservati a Generali e 200 da offrire in opzione a tutti i soci, con il voto favorevole dei due terzi dei presenti. Un’operazione, che a questo punto, sembra in discesa, ma non può essere data per scontata. A luglio toccherà incassare un nuovo via libera dell’assemblea (anche qui due terzi dei presenti) per la trasformazione in spa e solo allora si saranno verificate tutte le condizioni per l’ingresso nel capitale di Generali, che ha anche preteso la nomina di tre membri del consiglio e il veto sulle materie più rilevanti. In particolare fino al primo aprile, quando Cattolica, se tutto andrà come previsto, diventerà spa e Generali potrà far valere il peso del suo 24,4%. A quel punto Cattolica sarà contendibile e quindi Generali potrebbe stringere la presa con un’offerta pubblica, sempre che nel frattempo non si facciano avanti altri pretendenti (il dossier sarebbe stato guardato anche da Vittoria e Axa e non solo). Va ricordato che, con la golden share estesa alle assicurazioni, questo è un periodo buono per fare spazio agli stranieri. Si vedrà. Intanto, se l’iniezione di 300 milioni di Generali andrà a buon fine, Warren Buffet, oggi primo azionista con il 9% si diluirà, come tutti i soci attuali, del 24,4%, a circa il 6,8%. (riproduzione riservata)

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