di Maicol Mercuriali
Più di metà delle mail che ogni giorno è spedita nel mondo rientra nella categoria spam. Mail spazzatura, che a volte celano rischi per chi li riceve: dai virus ai tentativi di truffa. Secondo una ricerca di Kaspersky, società specializzata nella cybersecurity, la Spagna guida una speciale classifica, quella del Paese che riceve il maggior numero di email pericolose. Nel primo trimestre 2020, come ha riportato il quotidiano El Mundo, il 9,66% degli utenti che utilizza i prodotti Kaspersky ha trovato della posta indesiderata nella propria casella. A completare il podio la Germania (8,53%) e poi la Russia (6,26%).

Ma da dove arrivano tutti questi contenuti potenzialmente pericolosi? Il traffico spazzatura ha un’origine che nel 20,74% dei casi coincide con la Russia, principale fonte di spam a livello globale. Al secondo posto gli Stati Uniti (9,64%) che battono di poco la Germania (9,41%); a seguire Francia (6,29%), Cina (5,22%), Brasile (3,56%), Paesi Bassi (3,38%) e Vietnam (2,55%).

Se invece si prendono in considerazione i tentativi di phishing, la truffa informatica dove per esempio si cercano di estorcere i dati di accesso all’home banking, il Paese più colpito risulta essere il Venezuela, dove il 20,5% degli utenti è stato vittima di un tentativo di attacco. A seguire, il Brasile (15%), l’Australia (13,7%) e il Portogallo (13%). Per stimolare chi riceveva queste email a fornire i propri dati personali collegandosi a siti dannosi, si cercava di mascherare il tentativo di phishing dietro a iniziative collegate ad argomenti di attualità, come gli incendi boschivi australiani, gli Oscar ed ovviamente l’emergenza coronavirus. Insomma, qualche cosa di più raffinato che la email con l’eredità miliardaria che arriva da un fantomatico zio d’America.

Nei primi tre mesi dell’anno, sempre secondo il rapporto stilato da Kaspersky, lo spam ha rappresentato il 54,6% delle email spedite in tutto il mondo, un dato in diminuzione dell’1,58% rispetto al trimestre precedente.

Per proteggersi da questi attacchi gli esperti della società di cybersecurity si raccomandano sempre di controllare il link cui si viene invitati a cliccare, così come l’email del mittente; inoltre, di non aprire o scaricare file allegati che arrivano da indirizzi sconosciuti e di non condividere mai informazioni sensibili (password o coordinate bancarie) con terzi, anche se identificati nella mail ricevuta come un servizio conosciuto.

Nel suo blog Eugene Kaspersky, fondatore dell’omonima società, ha anche analizzato il trend delle minacce informatiche durante la pandemia: con il passaggio in massa allo smart working c’è stato un cambio di strategia da parte dei cybercriminali? «Il fenomeno principale di cui si sono accorti è che, per via del lockdown, è aumentato notevolmente il tempo trascorso su Internet», ha spiegato Kaspersky, «ciò significa per loro avere a disposizione una superficie d’attacco generale più ampia per portare a termine i propri intenti. In particolare, molte persone che ora lavorano da casa non dispongono di una protezione informatica affidabile e di qualità, protezione che i datori di lavoro avrebbero dovuto fornire. Ciò significa che ora ci sono più opportunità per i cybercriminali di hackerare le reti aziendali alle quali si collegano i dipendenti. C’è un forte aumento degli attacchi di forza bruta ai server dei database e agli Rdp (servizi che permettono, ad esempio, a un dipendente di avere pieno accesso da remoto al suo computer di lavoro). Le combinazioni di password sottoposte ad attacchi di forza bruta sono utilizzate per penetrare nelle reti aziendali e ad esempio, iniettarvi dei ransomware. Dall’inizio dell’anno, il numero medio giornaliero di utenti unici attaccati con questa tecnica è aumentato del 23%. Un’altra statistica che evidenzia questa tendenza è l’aumento del numero di minacce web: un aumento del 25% in quattro mesi. Infine, ha concluso l’imprenditore, «c’è stato un aumento, anche se non brusco, dell’attivazione media giornaliera di file antivirus, con un più 8% dall’inizio dell’anno».
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