di LUIGI DELL’OLIO

La differenza la fanno soprattutto le performance nel ramo vita, sul quale alcune compagnie hanno puntato con decisione lo scorso anno, con buoni ritorni grazie all’andamento positivo dei mercati finanziari. Anche se le valutazioni rischiano di essere ribaltate nell’anno in corso, alla luce delle turbolenze in atto sui mercati finanziari. L’Ania, l’associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, ha da poco pubblicato le graduatorie della raccolta premi del 2019, dalle quali emergono i mutamenti negli equilibri del mercato nazionale delle polizze. Lo scorso anno la raccolta è arrivata poco sopra i 159 miliardi di euro, il 4,2% in più del 2018.
I gruppi più potenti
A livello di gruppi, in testa c’è sempre Generali (24,6 miliardi e +1,8% nel confronto annuo), che incrementa il vantaggio su Intesa Sanpaolo (18,5 miliardi e -3,7%), con Poste Vita a completare il podio (+7%). Seguono Allianz e Unipol, che confermano le posizioni del 2018, quindi è la volta di Axa e Cattolica, che avanzano di una posizione, mentre scende dal sesto all’ottavo posto Aviva. Bnp Paribas si conferma nona e Zurich sale di un gradino a chiudere la top ten.
Più evidenti sono le variazioni nel ramo vita, che vale tre quarti di tutti i premi annui (120,3 miliardi). Al vertice c’è il sorpasso del gruppo Generali (+1,8% sul 2018 e 18,8 miliardi di raccolta) su Intesa Sanpaolo (-4,7%), con quest’ultima che arretra soprattutto sul fronte delle polizze di ramo III, quelle a maggior contenuto finanziario, settore di cui comunque resta leader. Un business, quest’ultimo, nel quale sono cresciuti sensibilmente Poste e Cattolica (complice l’accordo con Banco Bpm), che nel ranking vita risultano al terzo e all’ottavo posto.
effetto unit linked
Più contenute le variazioni nei danni (38,8 miliardi di premi), con Unipol che consolida il primato (8,1), davanti a Generali e Allianz. Fa eccezione Intesa, che cresce del 32% e sale di tre posizioni all’undicesimo posto. Il gruppo guidato da Carlo Messina da quest’anno consoliderà anche i risultati di Rbm Salute (tredicesima nel 2019), di cui ha da poco rilevato la maggioranza, per puntare su un settore ad alta profittabilità e molto potenziale inespresso.
Fin qui i dati acquisiti, ma cosa attendersi per quest’anno? «Per chi opera sui mercati, i dati dell’ultimo bilancio sono preistoria o quasi», è l’analisi di Enrico Esposti, equity research di Banca Akros. «Tra il 2017 e il 2019 c’è stata una spinta delle compagnie verso i prodotti unit linked, soluzioni assicurative senza minimo garantito, il cui andamento è meno dipendente dai tassi d’interesse e legato a quello dei mercati finanziari». Una scelta dettata anche dal fatto che questi prodotti vedono il rischio in buona parte a carico degli assicurati e hanno un assorbimento di capitale più basso rispetto al ramo I, le polizze vita tradizionali. «Se però guardiamo alle trimestrali delle quotate, vediamo che ci sono già segnali di un cambiamento di tendenza, con un rallentamento della nuova raccolta vita. Una tendenza che potrebbe essere ancora più evidente quando verranno svelati i risultati del periodo aprile-giugno».
il problema dei piccoli
Secondo PwC, dopo un’iniziale contrazione del mercato è attesa una stabilizzazione, anche perché la crisi porta più propensione al risparmio e al basso rischio. «È probabile che assisteremo a un trasferimento di patrimoni verso strumenti come le polizze vita, che rappresentano un bene rifugio», spiegano dalla società di consulenza. In Cina la tendenza è già evidente e appare destinata a rafforzarsi: secondo una survey pubblicata da Statista.com, due famiglie su tre del Dragone ritengono prioritario investire nel comparto assicurativo per combinare protezione e attesa di rendimento.
Tornando all’Italia, maggiori potenzialità sembra invece esprimerle il ramo danni, considerato che, esclusa la Rc auto che è obbligatoria e vale poco più di un terzo dell’intero ramo, siamo sotto-assicurati rispetto al resto d’Europa. «La crisi accresce gli spazi di sviluppo soprattutto per le polizze danni non-auto e per i prodotti dell’area protection, come fondi pensione e ramo salute e malattie», spiega ancora Esposti di Akros: «Intesa è il gruppo con il piano di crescita più ambizioso; mentre Poste (24 esima nel 2019, ndr), seppur interessata, è ancora in una fase di studio».
Per PwC, nel danni c’è però da attendersi «una contrazione della produzione guidata da un significativo ridimensionamento delle linee di business diverse dal motor», dato che «il blocco delle attività produttive e il conseguente decremento della ricchezza generale porterà a una contrazione, sia in termini di nuove polizze emesse, sia in termini di rinnovi». È in vista una nuova stagione di aggregazioni? «È possibile», dice Esposti, «ma non tra colossi. Piuttosto potrebbero riguardare piccole realtà che non hanno economie di scala tali per affrontare il nuovo contesto o realtà di gruppi internazionali che non hanno raggiunto la massa critica nel mercato italiano».

Fonte:aflogo_mini