Per i flussi finanziari delle imprese che provano a ripartire in uno scenario fortemente segnato dall’emergenza Covid-19 il factoring si conferma  uno strumento di sostegno, soprattutto nelle fasi più difficili dell’economia reale.

Forti tensioni economiche e di liquidità, cali di fatturato, ritardi nei pagamenti e negli incassi di crediti e debiti commerciali, ingenti esposizioni nei confronti della Pubblica Amministrazione (in particolare le aziende fornitrici della Sanità), anticipi della Cassa integrazione. Le società di factoring, che in Italia muovono ogni anno oltre 250 miliardi di euro, pari al 14% del Pil, si stanno impegnando nei confronti dei clienti al di là di quanto previsto dai provvedimenti del governo per il sistema produttivo. “Ma un contesto normativo che faciliti la cessione dei crediti, e che almeno la consenta dove ancora non è possibile – ha sostenuto ieri il presidente Fausto Galmarini nella sua relazione all’assemblea annuale di Assifact, l’associazione che riunisce gli operatori del settore – potrebbe consentire all’industria del factoring, che è sempre stata a fianco delle imprese anche nelle situazioni di crisi, di dare un contributo ancora maggiore al rilancio dell’economia e del Paese”.

Assifact rappresenta un settore che negli ultimi dieci anni ha più che raddoppiato il volume d’affari, da 118 miliardi del 2009 a 255,5 del 2019, con tasso medio annuo di crescita del 7,2%. Dopo aver chiuso il 2019 a +6,44% sull’anno precedente, il factoring italiano (35 mila imprese clienti, 9,03% del mercato mondiale, 13,33% di quello europeo) ha iniziato in positivo il 2020 (+1,68% a gennaio, + 1,18% a febbraio) per subire il primo impatto del Coronavirus a marzo (-0,45%) e rallentare in misura più marcata ad aprile (-5,53%).

Proprio in piena emergenza Covid-19 le società di factoring, ha sottolineato il presidente Galmarini, “concedono dilazioni di pagamento, valutate caso per caso, alle imprese che si trovano nella condizione contingente di non poter pagare i propri debiti commerciali in conseguenza della pandemia”.  E mentre si impegna direttamente sul campo di propria iniziativa, l’industria del factoring chiede al governo di completare il quadro delle misure a sostegno della liquidità delle imprese. In particolare Assifact, in vista del dibattito per la conversione in legge del prossimo Decreto Rilancio, propone di:

– Estendere la garanzia Sace, che il Decreto Liquidità ha introdotto per le operazioni di cessione dei crediti “pro solvendo” (salvo buon fine) anche a quelle “pro soluto”, in cui il rischio di insolvenza del debitore è trasferito alla società di factoring.

– Includere nella garanzia Sace anche le società di factoring cosiddette captive, che fanno le medesime operazioni ma non sono più intermediari finanziari dalla riforma del 2010 perché operano nell’ambito esclusivo di filiere produttive.

– Abrogare la disposizione contenuta nel comma 4 dell’art. 117 del Decreto che per i pagamenti degli enti sanitari introduce il blocco o la sospensione delle azioni esecutive e l’impignorabilità delle rimesse finanziarie traferite dalle Regioni alle aziende del proprio servizio sanitario. Secondo Assifact si tratta di una misura “notoriamente incostituzionale e lesiva della parità delle parti, in sfavore delle imprese e degli altri creditori, nonché sproporzionata e controintuitiva rispetto agli obiettivi e tale da favorire possibili comportamenti opportunistici degli enti a ulteriore svantaggio dei legittimi creditori”

– Non reintrodurre, al comma 4 bis dell’art. 117, le disposizioni che condizionano e impediscono la cessione dei crediti vantati verso il Servizio Sanitario Nazionale.

Al governo Assifact propone anche una serie di semplificazioni strutturali, burocratiche e operative, che renderebbero le operazioni di cessione dei crediti più veloci ed efficaci senza determinare costi a carico della finanza pubblica. Tra le proposte, la possibilità di cedere a banche e società di factoring (con relativa anticipazione degli importi), i crediti vantati nei confronti dell’Inps dalle imprese che hanno anticipato ai dipendenti della Cassa integrazione, e la creazione di una piattaforma digitale per la cessione dei crediti, con la collaborazione di tutti i soggetti interessati, che consentirebbe di snellire tutte le operazioni.

Anche in ottica di sistema il factoring può vantare come fattore distintivo la qualità del credito, che resta alta: il 4% di esposizioni deteriorate nel 2019 contro il 6,7% del settore bancario, e soltanto l’1,83% di sofferenze, un’incidenza al livello minimo degli ultimi anni, molto inferiore al 3,5% del sistema bancario nel suo complesso.

Sul tema centrale “Liquidità delle imprese post Covid-19 e factoring” si è svolto nel corso della parte pubblica dell’Assemblea di Assifact, dopo la relazione del presidente Fausto Galmarini, un webinar introdotto da Alessandro Carretta, Segretario generale di Assifact e professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Roma Tor Vergata, che ha sottolineato contributi e proposte dell’associazione. Coordinati dal giornalista Marco Ferrando, sono intervenuti Silvio D’Amico (MEF), Ida Mercanti (Banca d’Italia), Gianfranco Torriero (Abi), Alessandra Ricci (Sace), Vittorio Giustiniani (coordinatore Task Force Covid-19 di Assifact).