di Anna Messia
Non solo pandemie ma anche calamità naturali, attacchi cibernetici e sanità. Il cantiere per individuare soluzioni pubblico-private per affrontare fenomeni globali è aperto in Europa e in Italia e gli incontri tra assicuratori, regolatori e autorità europee hanno preso il via. Nei giorni scorsi era stato il group ceo di Generali, Philippe Donnet a incontrare il vicepresidente della Commissione Europea. Valdis Dombrovskis, per presentare analisi e proposte emerse all’interno di Insurance Europe (l’Ania europea) nel gruppo di lavoro sulle pandemie guidato Frédéric de Courtois, general manager del gruppo assicurativo italiano. Mentre lo stesso de Courtois ha avuto occasione di confrontarsi sulla questione con il presidente di Eiopa (l’Ivass europea), Gabriel Bernardino, in un webinar organizzato dal think tank europeo Bruegel.

La volontà è di battere il ferro finche è caldo cercando soluzioni di sistema per affrontare fenomeni globali come si è rivelato il Covid-19. L’intenzione, come sottolineato nei giorni scorsi dal presidente di Ivass e direttore generale di Banca d’Italia nel corso della relazione annuale, è di andare oltre la pandemia, allargando il raggio d’azione anche ad altri fenomeni che possono provocare crisi europee, come per esempio catastrofi naturali o attacchi informatici estesi. Una sfida importante per l’Italia, storicamente un Paese con uno scarso livello di assicurazione e i dati sul Covid lo hanno fatto emergere di nuovo come segnalato da Ivass: per le imprese italiane la raccolta premi per la copertura di rischi pandemici rappresenta una quota del totale dei rami danni del 14% contro una media europea del 26%. La buona notizia, guardando alla stabilità del sistema, è che le compagnie italiane sono poco esposte alle perdite per il Covid ma quella cattiva, per il rovescio della medaglia, è che nel danni a farla da padrona continua a essere ancora l’Rc Auto.

Lo schema europeo pubblico-privato per affrontare catastrofi e pandemie potrebbe essere quindi un’occasione di crescita per le assicurazioni italiane. L’idea su cui si sta ragionando prevede in particolare un primo intervento di mercato, coinvolgendo assicuratori e riassicuratori, con la chiamata in campo, in seconda battuta dei singoli Stati ma, questa la novità, anche dell’Unione europea. In pratica un nuovo Recovery fund già pronto all’uso che, in assenza di eventi, accumulerebbe risorse anno dopo anno, da utilizzare in caso di bisogno e nei casi più fortunati magari da redistribuire.

Mettere tutti d’accordo non è certo facile. Più volte in Italia si è ragionato su uno schema simile per affrontare i terremoti, naufragato davanti a chi vedeva nell’obbligatorietà della polizza una nuova tassa da far pagare agli italiani, come con l’Rc Auto, specie nei territori a basso rischio sismico. Uno schema capace di coinvolgere rischi diversi potrebbe in parte superare questo limite e in Eiopa, dove contano di mettere a punto il piano nelle prossime settimane, sembrano crederci. (riproduzione riservata)

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