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Nel lungo termine il bilancio resta positivo, ma nel 2018 i fondi pensione hanno attraversato un anno nero, risentendo dell’andamento negativo dei mercati azionari. I dati li ha forniti ieri il presidente della Covip, Mario Padula, segnalando che i fondi pensione negoziali e quelli aperti hanno perso in media, rispettivamente, il 2,5% e il 4,5%. Mentre per i pip, i piani previdenziali individuali che investono in ramo III, il bilancio è anche peggiore con una flessione del 6,5%.
Le uniche a salvarsi sono state le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole dei titoli sottostanti, che hanno guadagnato l’1,7% anche se, in ogni caso, hanno reso meno del Trattamento di fine rapporto tenuto in azienda (Tfr) che, al netto delle tasse, lo scorso anno ha avuto una rivalutazione dell’1,9%. Se il periodo di osservazione viene però esteso a dieci anni, più consono a prodotti che hanno finalità previdenziali, il bilancio viene ribaltato con i fondi negoziali (rendimento medio annuo del 3,7%), quelli aperti (4,1%), i Pip di ramo III (4%) e di ramo I (2,7%) che hanno tutti superato la rivalutazione del Tfr, che si è fermata al 2%.

Le immatricolazioni di auto calano, maggio ha chiuso ancora con un segno meno (-1,2%) e primi cinque mesi segnano -3,8%, rispecchiando la situazione di stagnazione dell’economia italiana. Secondo i dati diffusi a inizio giugno dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel periodo gennaio-maggio non fanno eccezione le immatricolazioni per noleggio a lungo termine, che sono state di 135.776 autovetture, con un calo anno su anno del 2,6%. Ma l’andamento è comunque positivo, in quanto il calo dei primi cinque mesi dell’anno dipende dal fatto che il confronto si fa con il periodo gennaio-maggio 2018 in cui le immatricolazioni per noleggio erano fortemente sostenute dai superammortamenti. La quota delle immatricolazioni per noleggio sul totale immatricolato nel 2019 è comunque in crescita, tanto che un’auto immatricolata su sei è ormai destinata al noleggio a lungo termine.
Diverso il discorso per il fatturato delle società di noleggio a lungo termine (che si sviluppa sui contratti), il cui consuntivo dello scorso anno (dati Rapporto Aniasa 2018, pubblicato un mese fa) segna l’ottavo anno di crescita consecutiva, con la flotta che ha superato le 900 mila unità e il fatturato di noleggio che è arrivato a 5,5 miliardi di euro (+10% sul 2017).
La connettività, l’aspetto del mondo 4.0 trasferito sull’impiego dell’auto, crea nuovi modelli comportamentali, rivoluziona i modelli di business, offre nuove opportunità e suscita anche nuove resistenze. Dal possesso dell’automobile si è arrivati oggi alla mobilità come servizio. Qualche numero per indicare l’importanza già raggiunta dai servizi di sharing: fra Milano e Roma gli utenti registrati presso i diversi operatori, sia con propulsioni tradizionali, sia con trazione elettrica, sono quasi 2 milioni oltre un terzo dei quali attivi, che hanno effettuato circa 12 milioni di noleggi nell’ultimo anno, complessivamente 6.600 vetture in flotta, praticamente un rapporto di 100 utenti attivi per ciascuna auto. Il tutto, reso possibile dalla interconnessione in rete e dalla portabilità dei dispositivi attraverso i quali verificare la disponibilità dei veicoli, rintracciarli e svolgere tutte le operazioni connesse al noleggio, dall’apertura delle porte alla fatturazione, all’addebito degli eventuali rifornimenti.
Illimity e il gruppo Azimut, attraverso Azimut Financial Insurance, hanno perfezionato una partnership nel settore del direct banking. L’istituto guidato da Corrado Passera metterà a disposizione dei 1.800 consulenti Azimut una gamma di prodotti e servizi bancari innovativi dedicati ai loro clienti. I servizi si affiancheranno alle soluzioni di investimento Azimut e saranno offerti attraverso la piattaforma digitale di banca diretta di illimity, che diverrà operativa nelle prossime settimane e sarà progressivamente aperta alla clientela.
Ascesa di coloro che optano per un investimento nelle forme di previdenza complementare, nel nostro Paese: il complesso degli aderenti, al 31 dicembre del 2018, infatti, è pari a circa 7,9 milioni, con un progresso del 4,9% al confronto con l’annualità passata, equivalente ad un «tasso di copertura del 30,2% sul totale delle forze di lavoro». E, seppur si sia raggiunta la considerevole quota di 8,7 milioni di posizioni (comprensive, tuttavia, di quelle doppie, oppure multiple, in capo al medesimo associato), il divario uomo-donna, anagrafico e Nord-Sud si amplia, giacché il 61,9% degli iscritti alla previdenza integrativa (il 73,1% nei fondi negoziali) è di sesso maschile, in linea con una prevalenza di genere già riscontrata in precedenza, così come la distribuzione per età vede la preponderanza delle classi intermedie e più prossime all’età dell’andata in quiescenza (il 54,7% si colloca tra i 35 ed i 54 anni, il 27,6% ne vanta almeno 55), mentre la maggioranza di chi ha deciso di «irrobustire» la principale prestazione pensionistica che andrà a ricevere risiede nelle regioni settentrionali (56,8%).
È quella di un’Italia in cui la previdenza complementare «zoppica» proprio laddove ve ne sarebbe più bisogno la fotografia scattata dalla Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) e illustrata ieri, a Montecitorio, dal presidente Mario Padula, che ha snocciolato i numeri del comparto: i fondi pensione nello Stivale sono 398, dei quali 33 fondi negoziali, 43 fondi aperti, 70 Piani individuali pensionistici (Pip), 251 fondi preesistenti e Fondinps, mentre le risorse accumulate da tali forme «si attestano a 167 miliardi di euro, in aumento del 3% rispetto al 2017».
  • Personale penitenziario con assicurazione gratis
Assicurazione gratuita per i dipendenti dell’amministrazione penitenziaria. È quanto prevede l’iniziativa intrapresa dall’Eap, l’Ente del personale penitenziario, che ha stipulato un contratto triennale per la copertura assicurativa sanitaria in favore dei 31.620 dipendenti dell’amministrazione iscritti all’Ente. L’accordo è stato stipulato lo scorso 4 giugno tra l’Ente e la società Rbm salute. L’accordo offre la possibilità di estendere il piano assicurativo di base al proprio nucleo familiare, sottoscrivendo una polizza assicurativa integrativa, che coprirà prestazioni sanitarie non incluse nel piano sanitario di base.
  • Fondi sanitari integrativi per il rilancio dell’Ssn
«I fondi sanitari integrativi possono diventare i migliori alleati della sanità pubblica, a patto che venga messa in atto una strategia politica di ampio respiro che rafforzi l’integrazione con il Sistema sanitario nazionale e favorisca le agevolazioni fiscali anche per i lavoratori autonomi e liberi professionisti». È forte e chiaro il messaggio del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, intervenuto oggi in audizione in Commissione affari sociali della Camera, dove si sta discutendo sui fondi integrativi del Servizio sanitario nazionale. Secondo Stella, grazie ai fondi integrativi si potrà snellire il carico di lavoro e la complessità organizzativa delle strutture della sanità pubblica.

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  • Il vecchio Tfr batte la previdenza integrativa ma solo nel 2018
Nel 2018 il Tfr ha battuto tutte le forme di previdenza integrativa, con un rendimento dell’1,9% al netto delle tasse. Le gestioni separate di ramo I hanno messo a segno un più 1,7%, mentre i fondi pensione negoziali e i fondi aperti hanno perso rispettivamente il 2,5% e il 4,5%, e infine i Pip (piani individuali pensionistici) sono crollati addirittura del 6,5%.Un risultato che per il momento non ha scoraggiato le adesioni, che sono cresciute del 4,9% rispetto all’anno precedente, per un tasso di copertura del 30,2% sul totale della forza lavoro. I dati sono stati diffusi in occasione del Rapporto Annuale della Covip, la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione, presentato alla Camera dei Deputati ieri mattina dal presidente Mario Padula, che ha spiegato come, da un lato, ci sia stato comunque un recupero dei rendimenti delle varie forme di previdenza integrativa già nei primi tre mesi di quest’anno, e come, dall’altro, una valutazione corretta debba piuttosto essere fatta nel lungo periodo. Infatti nel confronto decennale (2009-2018) i fondi pensione risultano ancora decisamente più convenienti: il rendimento netto medio annuo composto è stato del 3,7% per i fondi negoziali e del 4,1% per i fondi aperti; nei Pip si è attestato al 4% per le gestioni di ramo III e al 2,7% per quelle di ramo I. Mentre sullo stesso orizzonte temporale la rivalutazione del Tfr è stata del 2%.

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  • Paesi invasi da acqua e fango. Disagi e sfollati in Lombardia
Paura per una diga nel Lecchese. «Un boato, poi il fiume è esondato».  Nessun ferito per fortuna, ma solo danni ad abitazioni, box e fabbriche che si affacciano sul corso d’acqua. Il piccolo centro di 2.600 persone che si affaccia sul lago di Como è stato il più colpito dall’ondata di maltempo che si è abbattuta sulla Lombardia, martedì notte, e ha causato frane, smottamenti, allagamenti, danni alle coltivazioni, chiusure di strade e, soprattutto, ha portato a decidere l’evacuazione temporanea di circa 900 di persone in totale. La situazione più difficile si è registrata proprio nel Lecchese dove «osservata speciale» è stata la diga di Pagnona. «I danni ammontano a decine di milioni di euro — spiega il sindaco Stefano Cassinelli
  • Sanità sempre più connessa con l’Internet delle cose
La sanità è uno dei settori dove l’IoT si sta espandendo più velocemente. Secondo l’ultimo rapporto degli analisti di Statista saranno almeno 160 milioni i dispositivi IoT che entro il 2020 verranno utilizzati nel settore sanitario. Dai cosiddetti «wearable» (indossabili) agli strumenti più sofisticati per le analisi e per la produzione di immagini, ai software gestionali delle anagrafiche dei pazienti. Si può ormai parlare di IoMT (Internet of Medical Things) o IoHT (Internet of Healthcare Things) e l’utilizzo di queste tecnologie nel settore medico sarà decisivo nei prossimi anni anche dal punto di vista economico: secondo uno studio pubblicato da MarketResearch.com, la percentuale delle tecnologie IoT che verranno introdotte nel settore healthcare sfiora il 40 per cento, con un valore di mercato complessivo di circa 117 miliardi di dollari e una crescita del 15 per cento. Gli ospedali all’avanguardia utilizzano già ora strumentazioni connesse a Internet che registrano online dati anagrafici, indirizzi email, storia medica dei pazienti e operazioni subite, immagini mediche, medicine prescritte, informazioni assicurative, risultati di test effettuati (compresi quelli per sostanze stupefacenti), abitudini sessuali, malattie diagnosticate. E, come già sottolineato nel Report Clusit 2019, la sanità è uno dei settori più bersagliati dai pirati della Rete. Nel 2108, in Italia, sono state attaccate con successo 17 tra ospedali e Asl.

 


  • In contanti l’86% delle transazioni Italia prima nella classifica Ue
L’Italia è in cima alle classifiche europee per utilizzo del contante. E l’utilizzo del contante è uno dei fattori principali che alimentano il rischio di riciclaggio. Rischio, quindi, alto in tutto il Paese, ma non uguale ovunque: a livello regionale sono Calabria, Abruzzo, Molise e Campania a mostrare una preferenza quasi assoluta per la carta moneta. Ma quando si aumenta la definizione la mappa del rischio cambia, e indica una dorsale che si concentra nel Centro Italia, dalle province del Lazio a quelle di Toscana e Romagna per poi allargarsi alle autonomie speciali del Nord, dove la tentazione del riciclaggio è favorita anche dalla vicinanza dei confini. Non è solo la Svizzera, insomma, a rappresentare ancora un polo di attrazione per le transazioni in nero, perché lo stesso fenomeno si incontra vicino ad Austria, Slovenia e Croazia. Numeri e mappe del rischio arrivano dal ministero dell’Economia, dov’è stata appena conclusa la nuova analisi del Comitato per la sicurezza finanziaria (Csf) presieduto dal dg del Tesoro Alessandro Rivera.

 

  • «Casse, regole certe sugli investimenti»
In una società che sta invecchiando è fondamentale garantire la sostenibilità finanziaria e sociale del sistema previdenziale e la sua complessiva capacità di funding. Ma per farlo servono regole «certe, chiare e appropriate, a presidio della solidità degli enti e a tutela dei risparmiatori». Mentre per le forme di previdenza complementare bisogna rafforzare le adesioni dei lavoratori, soprattutto di quelli più giovani, anche sviluppando modalità di iscrizione on-line che oggi i fondi negoziali ancora non consentono. È questo il doppio appello lanciato ieri dal presidente della Covip, Mario Padula, nel corso della relazione annuale della Commissione.  Nel 2018 i rendimenti degli strumenti di previdenza complementare hanno mostrato una flessione – in occasione delle performance negative di tutte le asset class -, che è tuttavia stata compensata dal recupero registrato nel primo trimestre del 2019.

 

  • Carige apre ad Apollo C’è il primo accordo sulle assicurazioni
Stretta sulla trattativa di Carige con Apollo. I commissari della banca, Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, a quanto risulta a Il Sole 24 Ore, hanno firmato una transazione con il fondo statunitense in virtù della quale l’istituto, con il versamento complessivo di circa 29 milioni (121 milioni tra riserve tecniche sulla vendita delle assicurazioni e altre penali, dai quali vanno sottratti 92 milioni provenienti da Apollo per il pegno sulle compagnie cedute), chiude, in anticipo di un anno, l’iter tecnico di cessione delle assicurazioni. Segnali di disgelo evidenti. Che è ragionevole possano preludere, a breve, al successivo step: l’offerta binding di Apollo su Carige, questa però subordinata, a quanto riferiscono fonti finanziarie, all’azzeramento da parte di Carige della richiesta danni per 1,25 miliardi avanzata dalla banca nei confronti di Apollo e degli ex vertici di Carige (il presidente Cesare Castelbarco e l’ad Piero Montani, che peraltro hanno vinto, insieme al fondo, in primo grado) per presunti danni sofferti dall’istituto tra 2015 e 2016. Intanto restano alla finestra gli altri fondi interessati, quali Varde e Warburg Pincus.
  • Generali, dall’Italia cedola record per 1,1 miliardi
Una cedola record, che ha superato 1,1 miliardi di euro. È quella che ha staccato, nelle scorse settimane, Generali Italia a favore della holding quotata, confermando così il ruolo centrale del business tricolore per il Leone. Mai come quest’anno il dividendo era stato così alto, visto che nel 2016 e nel 2017 si era arrivati a un miliardo e nel 2015 a 900 milioni. Nel 2018 Generali Italia ha registrato un utile netto di 394 milioni (in calo dai 595 milioni del 2017). Così, per distribuire la maxi cedola, come riportato da Radiocor, l’assemblea dei soci ha prelevato anche 700 milioni di euro dalla riserva sovrapprezzo azioni (operazione preventivamente approvata dall’Ivass), di cui circa metà dalla gestione Vita e metà dal Danni, e una quota della riserva straordinaria, derivante da utili accantonati lo scorso esercizio, pari a 41,65 milioni di euro. Tutto ciò ha consentito di staccare una cedola a favore della capogruppo da 1,135 miliardi, più della metà rispetto al monte dividendi (2,148 miliardi) affluito alla holding dalle varie controllate in tutto il mondo.
  • Azimut e Illimity Bank perfezionano partnership
Illimity Bank e il Gruppo Azimut, attraverso Azimut Financial Insurance, hanno annunciato il perfezionamento di una partnership nel campo del direct banking. Nell’ambito dell’accordo, Illimity metterà a disposizione dei 1.800 consulenti Azimut una gamma di prodotti e servizi bancari innovativi dedicati ai loro clienti. I nuovi servizi si affiancheranno alle soluzioni di investimento Azimut e saranno offerti attraverso la piattaforma digitale di Banca Diretta di Illimity, che diverrà operativa – come da piano – nelle prossime settimane e sarà progressivamente aperta alla clientela.
  • Amministratori responsabili solo per colpe dirette
Le sezioni dei tribunali specializzate in materia di impresa sono competenti a provvedere sulla richiesta risarcitoria del creditore di una società di capitali, nei confronti degli amministratori e del liquidatore, per l’avvenuta cancellazione della società dal registro imprese, pur in presenza di un debito vantato dal creditore. Del tutto irrilevante, in tale contesto, che si tratti di crediti da lavoro. A fornire il principio è la Corte di cassazione, con l’ordinanza numero 15822 depositata ieri. La dipendente di una società chiedeva i danni agli amministratori e al liquidatore dell’azienda, per l’avvenuta cancellazione della società dal registro delle imprese pur in presenza del debito da lei vantato. Secondo la tesi dell’attrice, in sintesi, un liquidatore diligente avrebbe dovuto almeno chiedere ai soci l’esecuzione di finanziamenti al fine di estinguere i debiti sociali e inserire in bilancio il debito della ricorrente, mentre, nella specie, era stata data preferenza ad altri debiti.

Il mercato unico europeo dei droni sarà presto realtà. Dopo anni di lavoro, l’UE si è dotata di una prima regolamentazione comune sull’uso dei droni, sia professionale che del tempo libero. Pubblicato lunedì sulla gazzetta ufficiale dell’Unione europea, questa regolamentazione elaborata dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea, in concerto con le aviazioni civili nazionali e i professionisti del settore, entrerà in vigore a partire da luglio 2020 e sostituirà progressivamente le normative nazionali entro 3 anni.

Handelsblatt

 

  • Battaglia tra gli assicuratori digitali: “Lemonade è la nostra più diretta concorrente“
Parla il ceo di Getsafe Wiens, che vuole reagire all’attacco della start up americana. Il ceo della Insurtech tedesca si vede avvantaggiato nei confronti di Lemonade.