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L’importanza di saper comunicare sul web è sotto gli occhi di tutti, e anche gli avvocati si sono convinti dell’opportunità di curare in modo organico e coerente la propria immagine e la propria reputation in rete. Tuttavia, resta ancora forte il divario non solo tra studi italiani e anglosassoni, ma tra i professionisti che operano nelle law firm più strutturate rispetto ai titolari di boutique.
È quanto emerge dall’analisi dell’ultima edizione dell’Osservatorio Reputation Science/Affari Legali che anche quest’anno ha stilato la classifica degli avvocati dei più importanti studi legali in Italia sulla base della loro reputazione online e della loro identità digitale nell’ultimo anno. La metodologia applicata prevede l’analisi di ogni avvocato secondo alcuni parametri quali: l’immagine percepita (comprensiva di foto e video associati sui motori di ricerca), la presenza enciclopedica (Wikipedia), l’analisi del sentiment dei contenuti, la presenza sul web 2.0 (aggiornamento contenuti, attività sui social, commenti su blog e forum), nonché sui portali di informazione. Ciascuna delle voci è stata preventivamente pesata al fine di ottenere un voto complessivo omogeneo per tutti i profili considerati.
Titolari dei trattamenti ormai di fronte alle contestazioni privacy: difendersi, conciliare o tutte e due.
Terminato, il 19 maggio 2019, il periodo di prima applicazione del Regolamento Ue 2016/679 (Gdpr) è necessario studiare come gestire un procedimento in cui si imputa di avere violato la privacy. A fronte della contestazione di una violazione di una norma del Gdpr o del codice della privacy ci sono sia opportunità difensive sia opportunità conciliative. Con le prime, il titolare del trattamento (impresa, professionista, pubblica amministrazione) cerca di ribaltare l’incolpazione e di far emergere che non c’è nessuna violazione sanzionabile. Con le opportunità conciliative, invece, i titolari del trattamento cercano di ridurre al minimo le conseguenze negative a loro carico, che non sono solo quelle di pagare somme a titolo di sanzione pecuniaria. Di pari se non superiore rilievo potrebbe, infatti, essere un provvedimento che implichi la cessazione di un’attività.

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A partire dal prossimo anno verrà innalzato da 3 mila a 5 mila l’importo detassato dei premi di risultato con un dimezzamento dell’imposta sostitutiva. E l’esenzione s’allarga a terapie di lungo corso e malattie gravi

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  • Nave fuori controllo, Venezia trema. Pesano anni di decisioni mancate
Un gigante delle crociere da 65 mila tonnellate travolge una lancia fluviale ferma nel canale della Giudecca. Entrata dalla bocca di porto di San Nicolò e diretta verso la Marittima, la nave da crociera «Msc Opera» procedeva lungo il canale veneziano a 5,3 nodi. Tanti, come dimostrerà la cronaca. Una velocità solo un po’ più bassa di quella prescritta negli anni Trenta del Novecento quando i bastimenti non erano palazzoni immensi alti quanto il campanile dei Frari, il secondo di Venezia dopo San Marco. Di colpo, su quel bestione bianco da 65.000 tonnellate lungo 275 metri, largo 32 e capace di trasportare circa 2.679 ospiti e 728 uomini e donne dell’equipaggio, c’è un blackout ai comandi. Un blackout inspiegabile. E la nave diventa ingovernabile.

C’è un nuovo Grande indiziato da parte delle autorità antitrust e dei garanti della privacy di tutto il mondo. E il suo nome è Amazon. Dopo anni nei quali a finire sotto la lente delle authority — europee, in primis: e poi statunitensi — sono stati Google (tre sanzioni in tre anni, solo dalla Commissione Ue) e Facebook (la cui reputazione è stata talmente colpita nel corso del suo biennio horribilis, il 2017-2018, da spingere il suo fondatore ad annunciare una rivoluzione nel modello di business dell’azienda), l’attenzione inizia a concentrarsi anche sulla società fondata da Jeff Bezos. E la causa è anzitutto nel sempre più vasto scollamento tra quello che per tutti è Amazon — il marchio che ha reso gli acquisti online una pratica naturale, e ubiqua — e quello che davvero è Amazon: un’azienda quasi impossibile da evitare. Per chiunque si muova online, ma anche fuori dal mondo della Rete.
Attrezzarsi al meglio è la ricetta vincente per affrontare i cambiamenti, soprattutto in un contesto incerto, come l’attuale. Questo sarà il fil rouge della due giorni (6 e 7 giugno) del meeting 2019 di Efpa Italia che ha scelto come titolo: «Partecipa al futuro della consulenza. La competenza per essere competitivi». Per offrire la chiave per vincere le sfide che attendono il mondo della consulenza, all’annuale appuntamento di Efpa Italia, che si svolgerà presso il Centro Congressi Lingotto di Torino, parteciperanno i massimi esponenti del settore.

  • Contro il riciclaggio categorie pronte a metà
Al traguardo sono arrivati i notai e i dottori commercialisti. Sono, invece, in attesa di approvarle gli avvocati e i consulenti del lavoro. Parliamo delle regole tecniche antiriciclaggio. Per metterle a fuoco si sono mossi i vari Consigli nazionali attraverso gli organismi di autoregolamentazione. Le regole riguardano tutti gli iscritti, chiamati ad attivarsi sia per valutare il rischio delle attività che svolgono sia per capire quanto determinati clienti, individuati secondo alcuni indicatori, possano prestare il fianco a comportamenti di “lavaggio” del denaro sporco o di finanziamento del terrorismo.
  • Post offensivo via social: sfida Facebook-Corte Ue
La possibilità di costringere Facebook a rimuovere post diffamatori non solo dalla rete nazionale ma anche a livello mondiale arriva di fronte alla Corte di giustizia Ue. Sono previste per domani le conclusioni dell’avvocato generale della Corte di giustizia europea del Lussemburgo nella causa che vede contrapposta una cittadina austriaca a Facebook Ireland (causa C-18/18). Al centro della controversia un commento diffamatorio postato sul social network. La ricorrente aveva ottenuto il blocco dei Dns (Domain Name System) che aveva consentito al contenuto di non essere più visibile ai cittadini austriaci. Ma il problema è stabilire se l’ingiunzione può travalicare i confini nazionali ed essere estesa a dichiarazioni “simili”.

Il broker digitale francese ha raccolto 2 mln di euro. L’assicurazione detta collaborativa è divisa in comunità e gli assicurati possono recuperare a fine anno una parte dei premi se il loro gruppo non ha avuto troppi sinistri, per premiare il loro comportamento responsabile