di Paolo Zaccardi – ceo di Fabrick

Il punto di partenza per ragionare sul presente e futuro di banche e servizi finanziari non può far riferimento solo a temi di ordine tecnico, tecnologico o normativo. Ma deve riflettere sul profondo cambio di mentalità che l’evoluzione tecnologica in atto ha stabilmente prodotto sulla modalità di approccio delle persone e delle stesse aziende ai servizi. Servizi bancari e finanziari compresi. Il tema della condivisione, della collaborazione come leva di sviluppo, è il cambio di paradigma che orienta le diverse disruption che attraversiamo in questa epoca di straordinario cambiamento. Una collaborazione che abilita lo sviluppo e pone le basi per nuove sfide competitive che portano però valore aggiunto all’utente, producendo un avanzamento significativo in termini di customer experience. Le banche, anche grazie alla spinta della normativa Psd2, possono essere protagoniste di questa rivoluzione ripensando il loro modo di essere ma soprattutto sfruttando la leva tecnologica per realizzare nuovi servizi e modelli di business.

Per questo la data del 14 settembre, entro cui gli istituti di credito dovranno rendere disponibili le Api (Application programming interfaces) agli sviluppatori terzi, secondo quanto previsto dalla normativa europea Psd2, rappresenta qualcosa di diverso (e più intrigante) rispetto all’assolvimento di un formale obbligo di compliance normativa. È il cuore dell’open banking: l’incontro e la collaborazione tra i nuovi attori fintech, le grandi corporate e gli attori tradizionali del mondo finanziario, per disegnare il futuro del settore, facendo leva sui nuovi paradigmi dettati dall’innovazione tecnologica e generando concreti vantaggi per tutti. Subire il cambiamento o esserne protagonista. Si può partire da questa scelta per leggere la situazione che sta vivendo il mondo bancario in questo passaggio epocale. Se le banche si fermano ai soli adempimenti del dettato normativo, scelgono la prima prospettiva. Quel che prevede la Psd2 è che «i prestatori di servizi di pagamento di radicamento di conti di pagamento», cioè gli account servicing payment service providers (Aspsp), sono chiamati a predisporre un’interfaccia di accesso per consentire agli intermediari che prestano servizi di disposizione degli ordini di pagamento e/o di informazione sui conti, nonché ai prestatori di servizi di pagamento che emettono strumenti di pagamento basati su carta (le cosiddette Third Party Providers o TPPs), di svolgere la propria attività.

Traducendo dal gergo tecnico e andando al cuore della questione, la novità più importante che porta con sé la Psd2 è l’apertura delle Api di esposizione e accesso alle informazioni bancarie. Il che favorisce l’operato di nuovi player capaci di sfruttarne il valore, anche in campi diversi da quello strettamente bancario. Si tratta dei nuovi intermediari dei dati, gli Aisp (Account Information Service Provider), che se autorizzati dal cliente potranno accedere ai dati del conto per sviluppare nuovi servizi, e dei Pisp (payment initiation service provider), che avranno il diritto di dare inizio al processo di pagamento verso qualsiasi beneficiario addebitando sul conto corrente del cliente. Uno scenario che apre nuove e importanti prospettive per tutti quegli istituti che vorranno mettersi in gioco per andare incontro ai bisogni dei clienti, andando oltre l’obbligo passivo di esporre su una piattaforma l’accesso ai dati dei propri utenti. Un approccio, quello passivo, riduttivo perché oggi sul piatto ci sono più opportunità che rischi, ma per coglierle le banche dovranno affrontare la sfida della trasformazione del nuovo ecosistema finanziario, definire nuovi modelli collaborativi con altre banche, BigTech e FinTech, ed essere open dal punto di vista culturale, prima ancora che tecnologico.
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