La relazione Covip mostra che i rendimenti in un arco di tempo di più anni battono il Tfr. Ma occorre stare attenti alle spese elevate di alcuni prodotti
Per chi aderisce a un fondo pensione la domanda è una specie di tormentone, che diventa più angoscioso nei periodi di vacche magre sui mercati. E il 2018 lo è stato, praticamente per tutte le classi di investimento. Ovvio, quindi, che i rendimenti netti dei fondi pensione siano stati tutti negativi: meno 2,5% i negoziali (quelli elettivamente dei dipendenti, originati dalla contrattazione collettiva); meno 4,5% i fondi aperti (rivolti a chiunque voglia aderirvi); meno 6,5% i Pip di ramo III, quelli generalmente offerti dalle assicurazioni. Un risultato che fa male, soprattutto se paragona-to alla rivalutazione del Tfr, che cresce ogni anno secondo para-metri prefissati e non di merca-to (1’1,5% più il 75% del tasso di inflazione).


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