Anche i rendimenti dei fondi pensione hanno risentito dell’anno negativo dei mercati finanziari, soprattutto per gli azionari. È quanto osserva la Covip nella sua relazione annuale, dove si precisa che dopo un decennio di rendimenti più che positivi, il 2018 per i fondi pensione italiani è stato un anno di rosso.

Infatti, i fondi pensione negoziali e i fondi aperti hanno perso in media, rispettivamente, il 2,5% e il 4,5%, mentre per i Pip “nuovi” di ramo III, la flessione è stata del 6,5%. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dal flusso cedolare incassato sui titoli detenuti, il risultato è stato positivo, pari all’1,7%. Nello stesso periodo il Tfr si è rivalutato, al netto delle tasse, dell’1,9%.

Su un periodo di osservazione decennale (2009-2018), più adatto a misurare gli effetti sul risparmio previdenziale il rendimento netto medio annuo composto è stato del 3,7% per i fondi negoziali e del 4,1% per i fondi aperti. Nei Pip si è attestato al 4% per le gestioni di ramo III e al 2,7% per quelle di ramo I. Su analogo orizzonte temporale la rivalutazione del Tfr è stata del 2%.

A livello di costi, i Pip restano i prodotti più onerosi: su un orizzonte temporale di dieci anni, l’Indicatore sintetico dei costi (Isc) è in media del 2,21% (1,88% per le gestioni separate di ramo I e 2,29% per le gestioni di ramo III), mentre si conferma la minore onerosità dei fondi pensione negoziali (0,39%) e fondi pensione aperti (1,37%).

Alla fine del 2018, il totale degli iscritti alla previdenza complementare è risultato pari a circa 7,9 milioni, in crescita del 4,9% rispetto all’anno precedente, per un tasso di copertura del 30,2% sul totale delle forze di lavoro. Le posizioni in essere, emerge dalla relazione della Covip, sono di 8,7 milioni.

Di questi, gli iscritti ai Pip “nuovi” si attestano a 3,1 milioni (+5,4% rispetto al 2017), 3 milioni quelli ai fondi negoziali (+6,8%, con una crescita determinata principalmente dalle nuove adesioni contrattuali), oltre 1,4 milioni quelli ai fondi aperti (+6,4%) e poco più di 600.000 quelli ai fondi preesistenti. Alla fine del 2018, i fondi pensione in Italia sono 398: 33 fondi negoziali, 43 fondi aperti, 70 piani individuali pensionistici (Pip), 251 fondi preesistenti e Fondinps.

Si conferma anche il gap generazionale: la distribuzione per età vede la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all’età di pensionamento: il 54,7% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 27,6% ha almeno 55 anni. Quanto all’area geografica, la maggior parte degli iscritti risiede nelle regioni del Nord (56,8%).

Nel corso del suo intervento il Presidente Mario Padula ha detto che è necessario lo sviluppo di un complessivo sistema di “Welfare integrativo più equo, efficiente ed inclusivo, capace di contribuire a dare una risposta alle trasformazioni demografiche e sociali in corso, nel quale le singole componenti operino in modo complementare e coordinato anche attraverso un’azione di vigilanza anch’essa integrata e unitaria su previdenza e sanità integrative: una vigilanza a vocazione sociale”. Padula ha anche sottolineato l’esigenza di una “maggiore sinergia nell’ambito della sanità integrativa: un settore sempre più cruciale per il Paese ma che, nonostante gli oltre 500 fondi operanti sul mercato, non è ancora adeguatamente regolato né efficacemente vigilato”.

Le considerazioni del presidente Covip.
Il testo integrale della relazione annuale.