Il welfare aziendale cambia passo e si caratterizza per una maggiore attenzione da parte delle piccole e medie imprese che, arrivate seconde rispetto alle grandi aziende, sembrano aver messo a frutto la loro esperienza. Oggi il welfare si fa meglio e lo si comunica meglio ai collaboratori, anche grazie al contributo dei fornitori dei servizi e allo sviluppo di accordi fra reti di aziende. Ciò non riguarda solo le imprese più grandi, che restano avvantaggiate, ma anche quelle di piccola e media dimensione. In questi tre anni infatti la quota delle «molto attive» (che investono cioè su 8-12 aree di servizi, dalla previdenza e sanità integrativa alle assicurazioni, dai servizi di assistenza alla formazione, dalla cultura al tempo libero e alle iniziative per la comunità) è più che raddoppiata. Nelle microimprese (meno di 10 addetti): dal 6,8% nel 2017 all’attuale 12,2%; nelle piccole imprese (10-50 addetti) dall’11% nel 2016 al 24,8% di oggi; nelle medie imprese (51-250 addetti) dal 20,8% nel 2016 al 45,3% di oggi, con un aumento particolarmente sostenuto nell’ultimo anno. Lo dice il Welfare Index Pmi 2019, quarta edizione dell’indagine promossa da Generali Italia con la partecipazione di Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni, sul livello di welfare nelle imprese italiane (4.561 aziende coinvolte).
In tre anni è raddoppiato anche il numero delle società che realizzano iniziative in almeno quattro aree di welfare: dalla previdenza e sanità integrativa alle assicurazioni, dai servizi di assistenza alla formazione, dalla cultura al tempo libero e alle iniziative per la comunità. Triplicano poi quelle talmente convinte da investire in sei aree: si sale dal 7,2% del 2016 al 19,6% del 2019 (con un +36% rispetto al 2018). I contratti che contemplano misure di welfare sono cresciuti dal 18% al 27% del totale.
Il progetto
Oggi le parole d’ordine sono «ascolto», «qualità» e «monitoraggio». Manager e imprenditori hanno compreso che non si tratta solo di offrire benefit, ma anche di gestire un progetto aziendale. Che bisogna programmare per fasi e i cui risultati si estendono oltre il perimetro dell’impresa, con impatto sul territorio e sul contesto economico e sociale.
Le imprese «molto attive», dice l’indagine, sono 130 mila, distribuite nei diversi settori produttivi: il 71,7% di loro intende sviluppare ancora di più le iniziative. Per il 63,4% delle Pmi, infatti, benessere sociale e risultati di business crescono di pari passo. Ingrediente del successo è anche il fatto che rispetto agli anni precedenti il 71,2% delle aziende interpellate ha ben definito obiettivi e politiche, coinvolgendo sistematicamente i lavoratori ; inoltre il 63,4% ha investito di più sugli obiettivi sociali. Secondo il rapporto Index Pmi sono tre gli ambiti in cui il welfare aziendale può dare un contributo al sistema di welfare italiano: la salute e l’assistenza (il 45,7% delle Pmi interviene infatti su questa area); la conciliazione fra vita personale e lavorativa (sostenuta dal 59,2% ); la formazione e il sostegno alla mobilità sociale (erogate dal 43,9%).
I casi
Le aziende Welfare Champion secondo l’indagine quest’anno sono state 68, il triplo del 2017. C’è, per esempio, B+B International, software house che ha sviluppato il progetto «Fiocchi in B+B», di conciliazione vita-lavoro: dalla gestione della burocrazia per attivare la maternità alle pratiche per i vari bonus di legge (maternità, asilo nido) fino a una maggiore flessibilità. Altro caso interessante è Mazzucchelli, che produce acetato di cellulosa e ha finanziato un Poliambulatorio con servizio infermieristico e specialistico: servizi gratuiti per cardiologia, ginecologia, medicina generale, odontoiatria e oculistica.
Nella categoria commercio e servizi prima si è classificata Illumia: la società per la fornitura di energia e gas, da sempre attenta alla crescita e sviluppo dei suoi collaboratori, negli ultimi anni ha lavorato per creare spazi dedicati ai dipendenti e alla loro formazione, come l’Illumia Academy, ma anche al relax, come l’Illumia Garden. A cui si aggiungono servizi integrativi come la spesa e la lavanderia a domicilio, ma anche un «credito welfare» che può essere usato da tutti i dipendenti per spese sanitarie, scolastiche e per altre voci di welfare.

Una piattaforma super flessibile per stuzzicare le Pmi

Il welfare aziendale è uno strumento potente la cui applicazione ha però delle rigidità, non sempre di facile risoluzione per le Pmi. Un’opportunità persa per le aziende di migliorare il clima aziendale e per i lavoratori di avere una busta paga più pesante. La questione riguarda soprattutto le pmi che si trovano a dover erogare contributi di welfare in quanto aderiscono a un contratto collettivo che lo prevede. È il caso dei metalmeccanici. Per sostenere queste realtà, UniCredit insieme a Jointly (piattaforma di welfare condiviso) ha sviluppato UniCredit Welfare. I collaboratori delle aziende interessate possono accedere alla piattaforma e trovare prodotti e servizi di welfare (dalle esperienze turistiche alle visite mediche, dai corsi di lingua agli abbonamenti per cinema e musei, dalle badanti alle baby sitter) e la possibilità di fare acquisti a prezzi scontati. Il servizio si attiva direttamente e i dipendenti delle aziende possono rivolgersi alle agenzie UniCredit.

Il caso Generali
Quando i benefit integrati sono un business dentro la società

Generali Italia investe sul benessere e le viene del tutto «naturale»: il welfare aziendale è parte integrante del business e una priorità strategica oltre che un tema approfondito direttamente cogliendo le esigenze dei suoi 15 mila dipendenti. Mission ed esperienza sono valorizzati da Generali Welion, la società dedicata al welfare integrato: dai ticket sanitari all’assistenza dei familiari, dai rimborsi degli interessi sui mutui all’abbonamento alla palestra. I servizi, più di 400 a disposizione di imprese e dipendenti, possono essere gestiti anche via smartphone all’interno della piattaforma ad hoc. «Innovare e semplificare sono priorità per garantire i migliori servizi ai nostri clienti — commenta Marco Sesana, country manager e amministratore delegato Generali Italia —. Vogliamo evolvere nel settore della salute e del welfare per migliorare la qualità e l’accessibilità dei servizi in queste aree così importanti per i cittadini, i lavoratori e per la crescita delle imprese».

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