di Nicola Mondelli
Si riaccende la speranza tra gli oltre 140 mila dipendenti della scuola, tra docenti e personale educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario, in servizio con contratto a tempo indeterminato nel corrente anno scolastico nelle scuole statali di ogni ordine e grado che nel corso del 2019 avranno, secondo una stima di ItaliaOggi e come indicato nell’allegata tabella, la possibilità di bypassare i paletti della Fornero e andare in pensione prima con la cosiddetta Quota 100.
Si tratta di coloro che hanno una età non inferiore a 60 anni e non superiore a 65, unitamente a una anzianità contributiva minima di 35 anni, ovvero, indipendentemente dall’età anagrafica 41 anni di contribuzione utile a pensione. La possibilità di accedere alla pensione fin dal 1° settembre 2019 è legata alla trasformazione in legge dell’impegno assunto nel contratto di governo Lega-M5s. Impegno ribadito il 2 giugno scorso dal neo ministro del welfare, Luigi Di Maio: «La legge Fornero va superata, introdurremo la Quota 100».

Il contratto di governo prevede che si possa accedere alla pensione potendo vantare, tra contributi ed età, il quoziente 100. Questo consentirebbe di andare in pensione anche senza poter fare valere al 31 dicembre 2019 i requisiti anagrafici e contributivi richiesti dalla normativa vigente, l’art. 24 del decreto legislativo 201/2011 e successive modificazioni (la cosiddetta riforma Fornero): 67 anni di età unitamente a non meno di 20 anni di contribuzione per la pensione di vecchiaia e 43 anni e tre mesi di contribuzione per gli uomini e 42 e tre mesi per le donne per la pensione anticipata.

La reintroduzione nella normativa previdenziale del sistema delle quote, in alternativa a quello disciplinato dal citato decreto legislativo e tutt’ora in vigore, sta raccogliendo i maggiori consensi in particolare tra il personale docente in servizio nella scuola dell’infanzia, nella scuola primaria e secondaria di primo grado.

Un consenso condizionato peraltro da un interrogativo al momento senza risposta: quale penalizzazione in materia di calcolo del trattamento pensionistico accompagnerà il pensionamento anticipato utilizzando la quota 100; e inoltre se ci saranno conseguenze sul sistema di calcolo retributivo anche nei confronti del personale che al 31 dicembre 1995 poteva fare valere 18 anni di contribuzione.

Fino a quando non ci saranno risposte seppur parziali agli interrogativi sugli effetti giuridici ed economici connessi al pensionamento anticipato mediante l’utilizzo della «quota 100», fare delle previsione su quanti dei 140 mila docenti e Ata potrebbero chiede di cessare dal servizio dal 1° settembre 2019 appare perlomeno azzardato.

Potrebbero cessare dal servizio certamente i 35 mila docenti e i 15 mila Ata di età compresa tra i 60 e i 63 anni unitamente a non meno di 37 anni di contribuzione atteso che, in ragione di un diritto acquisito e costituzionalmente garantito( 18 anni di contribuzione al 31/12/1995) non dovrebbero subire alcun tipo di penalizzazioni in fase di calcolo; nei loro confronti è la legge che garantisce il sistema di calcolo retributivo per i servizi prestati fino al 31 dicembre 2011 e contributivo dal 1° gennaio 2012 con quello contributivo. Sui restanti 90 mila potrebbe invece non essere in tanti quelli disposti a subire penalizzazioni sia di natura giuridica che economica.

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