Di Andrea Secchi

Ogni anno l’utilizzo del contante in Italia costa 24 miliardi di euro all’anno di mancato gettito allo Stato, nero che potrebbe emergere se si utilizzassero carte e altri sistemi di pagamento elettronici. Eppure, come si evince dai dati della Banca d’Italia, il paese è ancora in ritardo nell’adozione di strumenti alternativi al contante: 66 operazioni contro una media Ue di 164 nel 2009, 100 operazioni contro una media Ue di 231 nel 2016.
Una situazione tipica dei paesi con una lunga tradizione e storia economica, mentre in realtà come quella cinese, dove il boom è avvenuto negli anni più recenti, il pagamento con WeChat, Alipay e simili è arrivato con facilità. «Una vita senza contanti è quello che ci aspetta», ha detto Paolo Panerai, vicepresidente e a.d. di Class Editori durante l’apertura della terza Milano Finanza Digital Experience Week, intitolata appunto Una vita senza contanti. «In questo momento è quasi un cambiamento di religione abituarsi a monete che non si vedono, ma questa è la realtà, grazie alla facilità e alla rapidità con cui si può fare qualsiasi tipo di pagamento». Panerai ha sottolineato la lungimiranza delle imprese cinesi ricordando come Tencent con Wechat sia oggi «benchmark nel settore» dei servizi di pagamento. «È subito nata per avere tutti i servizi di questo tipo integrati al suo interno, mentre, per esempio, Facebook ha dovuto comprarsi WhatsApp, Instagram, con tutti i problemi successivi che conosciamo, soprattutto sul fronte della sicurezza».

La prima delle quattro giornate della Digital Experience Week si è svolta nella sede della Banca d’Italia a Milano ed è stata aperta proprio dal direttore della sede, Giuseppe Sopranzetti, che ha sottolineato come l’Italia si trovi in crisi per il ritardo con cui reagisce ai cambiamenti, un’analisi già fatta nel 2013 dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che disse che il Paese «non era stato capace di reagire agli straordinari cambiamenti geopolitici, demografici Attenzione, però, agli «innamoramenti già vissuti in passato sull’innovazione: è fondamentale tornare ai principi base, seguendo Einaudi, bisogna “conoscere per decidere”» Banca d’Italia è «sicuramente all’avanguardia nell’innovazione», ha detto Sopranzetti, «però le banconote resteranno ancora un asset importante. E ogni anno in via Tuscolana noi stampiamo un miliardo di banconote».

Ritardo a parte, ci sono segnali di una transizione? Il vicedirettore generale dell’Abi, Gianfranco Torriero, ha spiegato che negli ultimi 10 anni i clienti che usano i canali digitali delle banche (web e Atm) sono cresciuti fino ad arrivare al 95% del totale, mentre è scesa al 5% la clientela che usa soltanto i canali fisici (12% nel 2012), un trend stimolato anche dall’innovazione degli istituti. Nel 2017 quelle con carte/pos sono arrivate al 56% del totale delle operazioni senza contante, i bonifici al 41% e a prevalenza digitale, mentre gli assegni sono scesi a una quota residuale del 3%.

Aumentano i clienti più evoluti, insomma, «ma c’è ancora tanto contante rispetto alla comparazione internazionale», ha detto Torriero. Svezia e Olanda sono gli esempi da seguire. «Per recuperare il divario possono servire quattro fattori: sfatare i falsi miti, dai costi alla sicurezza nell’utilizzo delle alternative al contante, utilizzare la pubblica amministrazione come volano dei pagamenti elettronici così come altri settori e utilizzare l’innovazione delle fintech e delle startup».

I dati presentati da Valeria Portale, direttore sui Pagamenti Digitali del Politecnico di Milano (che con l’Agenzia delle Entrate ha stimato i 24 mld di euro di costi all’anno di costi per il mancato utilizzo del contante), confermano il quadro di crescita ma contemporaneamente di ritardo. I digital payment nel 2017 sono stati pari a 198 miliardi di euro, +11% (dato un po’ ridimensionato da Bankitalia) su un anno prima. Gli italiani, però sono ancora al 24esimo posto per numero di transazioni procapite in Europa nel 2016, appena 50,7 seppure in crescita del 13,9%. Primi i paesi nordici: Danimarca con 328, Svezia con 317, Finlandia con 279. Una delle innovazioni a favore del cambiamento è il pagamento contactless, che non richiedendo il pin sotto una certa soglia ha aperto a transazioni di importo molto basso e agli smartphone. Il mobile, ha detto Portale, «è la parte più frizzante» nell’insieme dei nuovi pagamenti e «gli italiani amano pagare quasi più con mobile che con pc».

«Credo che da fanalino di coda l’Italia potrà fare il salto della rana», ha commentato Paola Giucca, direttore principale, Servizio Supervisione sui mercati e sul sistema dei pagamenti di Banca Italia. «Abbiamo molti driver importanti che possono spingere al digitale, dalla diffusione degli smartphone ai pos, ai nuovi strumenti per le banche come l’instant payment. Rimane fermo l’obiettivo di garantire la fiducia nei nuovi pagamenti digitali».

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