di Testi di Enrico Sbandi
Con crescita a doppia cifra di iscritti (+21%) e utenti (+38%) solo nel 2017, il car sharing è un protagonista assoluto della «rivoluzione della sharing mobility» in Italia, quella che, in senso lato, fa riferimento a mezzi di trasporto condivisi e non di proprietà dell’utente, andando a comprendere tutti i veicoli a noleggio, a lungo e breve termine che sia. Nell’ultimo biennio, per tendenza più che per valori assoluti, il car sharing, più di ogni altra formula, sta contribuendo a sradicare, principalmente per gli abitanti delle quattro città italiane meglio servite, abitudini consolidate come quella di possedere un automobile. Chi vive o frequenta Milano, Roma, Firenze e Torino (in realtà servizi di car sharing sono presenti anche in altre otto città, ma con scarsa capillarità) ha la possibilità di condividere un’auto per pochi minuti o per pochi chilometri, attraverso la forma più snella e avanzata di noleggio, resa possibile dalla telematica, grazie alla quale i veicoli sono localizzati, controllati nelle funzioni di base tramite un’app e viene contabilizzato il prezzo d’uso per il tempo effettivamente impiegato. Lo scorso anno (secondo i dati forniti da Aniasa, che per la prima volta nel 2016 ha inserito in Associazione le compagnie della mobilità condivisa) il numero di utenti delle attività di car sharing ha messo a segno una crescita rilevante. L’aumento ha riguardato sia il numero di iscritti ai servizi offerti dai singoli operatori (+21% vs 2016), sia gli utenti realmente attivi, che sono saliti del 38% rispetto al 2016. I primi hanno superato 1,3 milioni, i secondi hanno raggiunto le 820 mila unità. Milano e Roma si confermano le città in cui l’auto condivisa è maggiormente diffusa, rispettivamente, con 3.100 e 2.100 vetture in flotta, seguite a ruota da Torino e Firenze.
Complessivamente il parco veicoli dei principali operatori di free floating (flusso libero) è cresciuto del 9%, con circa 500 auto in più, tuttavia il numero dei noleggi effettuati è cresciuto solo a singola cifra (+7% vs. 2016) fino a quasi 6,7 milioni, confermando che il fenomeno del «multi-tessera» continua a diffondersi senza necessariamente comportare un maggiore utilizzo del servizio. Ciò ha portato i parametri di business a registrare per la prima volta un calo, per quanto leggero. È infatti diminuita la durata media del noleggio (–1%), scesa ora a 31 minuti, e di conseguenza anche la distanza media percorsa (–1%), di circa 7 km. In contrazione il numero di noleggi per utente, che da più di 10 scendono a circa 8 in un anno (–23%). Si tratta, nel complesso, di un settore in sviluppo, che vede un interesse crescente da parte degli utilizzatori, ma che ancora deve assestarsi su un modello di business «a regime».

«Stiamo vivendo un cambiamento epocale negli scenari di mobilità cittadina, turistica e business del nostro Paese, guidato da tre elementi chiave: condivisione, connettività e sostenibilità», dichiara il presidente di Aniasa, Massimiliano Archiapatti. «Siamo in presenza di una graduale evoluzione che testimonia il nostro nuovo modo di muoverci e che sta accompagnando gli italiani verso un utilizzo più intelligente dell’auto, verso forme di mobilità a consumo».

Significativo notare che la crescita della flotta di veicoli a noleggio sta anche generando evidenti benefici per la sicurezza sulle strade, grazie a veicoli di ultima generazione, correttamente manutenuti e spesso dotati di avanzati sistemi di assistenza alla guida, e un impatto concreto in termini di sostenibilità ambientale. (riproduzione riservata)
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