Alessio Rossi, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, la settimana scorsa durante il meeeting a Rapallo aveva auspicato: in un momento in cui le banche sono in difficoltà a erogare credito alle aziende, conviene andare in borsa, dove stanno piovendo miliardi di euro sulle pmi grazie ai Pir. In sintonia con questa opinione lo studio pubblicato da Ir Top, società specializzata nelle investor relations per le piccole e medie imprese. Almeno 50 ipo entro il 2018 sull’Aim è la previsione che emerge dal report, dovuto proprio grazie all’impatto dei Piani individuali di risparmio sul segmento delle pmi di Piazza Affari. Il che vuole dire 3,3 miliardi di euro in arrivo rispetto agli 1,25 miliardi stimati in precedenza, il tutto dopo le nuove previsioni del governo che, sulla base dei risultati effettivi della raccolta di capitale dai Piani individuali di risparmio nei primi tre mesi 2017, ora ipotizza 10 miliardi nel 2017 e 50 miliardi in cinque anni.

Nell’attuale scenario di tassi bassi, si legge nello studio di Ir Top, è possibile ipotizzare che due terzi delle risorse confluiscano nell’azionario, per un totale di 33 miliardi in cinque anni. Lo studio presuppone uno scenario conservativo nel quale il 30% delle risorse dell’azionario sia investito su titoli non appartenenti all’indice Ftse Mib: in questo caso si stima un apporto di capitali sulle società mid/small cap pari a 10 miliardi in cinque anni. L’Osservatorio Ir Top su Aim Italia ha elaborato una stima dell’impatto delle risorse provenienti dai Pir analizzando l’universo investibile sulla base di sei variabili, di cui tre statiche (attuale numero di società quotate, relativa capitalizzazione e controvalore totale scambiato nei primi cinque mesi 2017) e tre di tipo dinamico (numero di ipo e raccolta da nuovi collocamenti nel triennio 2015-2017, tasso di crescita atteso ponderato del controvalore totale 2017 rispetto al 2016) e giungendo a un valore stimato di 3,3 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.

«Abbiamo aggiornato», spiega Anna Lambiase, ad di Ir Top, «la nostra iniziale stima dell’impatto dei Pir su Aim a 3,3 miliardi in cinque anni a seguito della revisione al rialzo del dato di raccolta da parte del governo. La nostra stima tiene conto anche dell’impatto dei Pir sulle small-mid cap nei primi cinque mesi dell’anno 2017 che ha portato un incremento delle performance e della liquidità a livello complessivo. In particolare l’Aim ha raggiunto per la prima volta 4 miliardi di capitalizzazione grazie a un progresso medio del 63% per tre quarti del mercato e una performance dell’indice Ftse Aim del 23%».

I primi cinque investitori istituzionali sul segmento Aim Italia risultano essere Banca Mediolanum (45,8 milioni di euro di investimento e 29 società parteccipate), Efg International G (40 milioni per 20 titoli), Patrimony 1873 (40 milioni e 20) società, Julius Baer ag (20,9 milioni e 17), Azimut holding (20,7 milioni e 19) e Arca sgr (18,9 milioni e 18 titoli). Secondo Ir Top, tra le principali istituzioni finanziarie che hanno creato o prevedono di lanciare fondi Pir compliant (in linea quindi con quanto richiede la normativa dei Pir), gli esperti ricordano Acomea, Amundi, Anima , Anthilia, Arca, Azimut , Banca Finnat , Banca Generali , Bnp Paribas , Credem , Ersel, Eurizon, Fia a.m. (gruppo Farad), Fideuram, Fidelity, Kairos, Mediobanca -Duemme sgr, Mediolanum gestione fondi, Schroders, Sella gestioni, Symphonia, Ubi Pramerica, Zenit.
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