di Paola Valentini
Il Trentino Alto Adige- Südtirol è stata tra le prime regioni d’Italia che, negli anni 90, si è attivata per sviluppare la previdenza complementare per i dipendenti delle aziende residenti. Sempre nell’ambito dei progetti volti a sostenere lo sviluppo del territorio, più recentemente PensPlan Invest (sgr controllata da Pensplan Centrum, il cui capitale fa capo alla Regione), ha avviato uno dei primi comparti in Italia sui minibond (Euregio) per investire sulle obbligazioni emesse dalle pmi. E ora la sgr entra anche nell’arena dei Pir con un nuovo fondo che punta a fare da ponte tra il risparmio delle famiglie e l’economia italiana, con un focus particolare sulle imprese del Trentino Alto Adige-Südtirol. Ma c’è anche un obiettivo più ampio, quello di incentivare le opertazioni di collocamento in borsa di aziende locali. Come spiega a MF-Milano Finanza Sergio Lovecchio, direttore generale di PensPlan Invest, la sgr con sede a Bolzano che nei giorni scorsi ha lanciato il fondo Generation Dynamic Pir.
Domanda. Come è stato possibile tutto ciò?
Risposta. La regione, in base al proprio statuto speciale di autonomia e quindi alle competenze in materia di previdenza e assicurazioni sociali, ha potuto introdurre diversi interventi di sussidiarietà al fine di tutelare possibili casi di fragilità economica e familiare della popolazione residente. In particolare si è consegnato alla nostra capogruppo, la società Pensplan Centrum spa, società pubblica partecipata dalla regione e dalle due province di Trento e Bolzano, il compito istituzionale di promuovere un sistema di risparmio previdenziale sostenendo i cittadini nella costituzione di una pensione complementare anche attraverso l’erogazione di apposite misure di intervento. Tra queste c’è il sostegno dei versamenti contributivi alla previdenza complementare per i lavoratori in situazioni di difficoltà economica, l’erogazione gratuita di servizi informativi e di consulenza nonché amministrativi ai cittadini residenti e iscritti ai fondi di previdenza complementare, l’assistenza legale gratuita in caso di omissioni contributive da parte del datore di lavoro, la copertura previdenziale dei periodi di assistenza ai figli e ai familiari non autosufficienti. Il risultato conseguito è di oltre 200 mila adesioni ai fondi pensione istituiti in regione, ovvero un cittadino su due.
D. Perché ora avete deciso di lanciare un fondo riservato ai Pir?
R. Il fondo è stato creato per convogliare il risparmio privato, peraltro significativo in Regione, verso il tessuto produttivo nazionale, ma anche locale, sfruttando il beneficio fiscale della non tassazione dei proventi generati dall’investimento. La nostra società, in prima linea nella ricerca di soluzioni finanziarie in grado di dare impulso allo sviluppo del territorio, siamo stati tra i pionieri in Italia dei fondi di minibond, e forte dell’esperienza maturata nella gestione delle asset class di riferimento del fondo, ha creduto da subito su un prodotto che in altri Paesi è stato volano della crescita del mercato dei capitali.
D. Come è strutturato Generation dynamic Pir?
R. E’ un fondo comune aperto di diritto italiano bilanciato, con una componente azionaria minima del 51% che, come prevede la normativa, investe almeno il 70% in strumenti finanziari emessi da aziende italiane con un 21% in pmi. Si tratta di un investimento a medio-lungo termine con profilo di rischio medio-alto. Ha una classe retail rivolta al risparmiatore privato e una classe istituzionale per dare la possibilità anche ai fondi di previdenza complementare e agli enti di previdenza obbligatoria di usufruire dell’esenzione fiscale sui redditi di natura finanziaria a condizione di detenere l’investimento per cinque anni. Come noto il privato può investire massimo 30 mila euro all’anno per complessivi 150 mila euro. L’investimento minimo iniziale per il retail è di 500 euro, mentre per la classe istituzionale è di 500 mila euro. Le commissioni di gestione sono pari rispettivamente al 1,7% e allo 0,5%. Il fondo ha investimenti iniziali da parte di clienti istituzionali già autorizzati per almeno 10 milioni, un aspetto che lo rende efficiente in termini di costi già alla partenza.
D. In cosa il vostro Pir si differenzia rispetto agli altri?
R. Il Generation dynamic si caratterizza per un occhio di riguardo rivolto alle aziende operanti nel territorio, dove sono presenti eccellenze con le quali poter intraprendere un percorso di crescita dimensionale qualora scegliessero la strada di rivolgersi in modo più marcato al mercato dei capitali o dei minibond. Stiamo parlando di una Regione con il pil pro-capite tra i più alti di Italia, con un rating superiore a quello italiano e con aziende che hanno fatto dell’export il loro successo. Siamo inoltre uno dei pochi fondi Pir in Italia che ha deciso di non applicare commissioni di performance, sposando la filosofia che il vantaggio fiscale sui proventi generati vada a solo vantaggio del risparmiatore, senza che il gestore de facto si sostituisca al fisco.
D. Cercherete di spingere la quotazione a Piazza Affari delle società del Trentino Alto Adige/Südtirol?
R. La nostra strategia consiste nello sviluppare in primis il territorio. L’idea è raccogliere risorse che possano far evolvere le aziende e allo stesso tempo sensibilizzare le aziende stesse a intraprendere un percorso di crescita anche basato sulla raccolta di capitali. Abbiamo in programma per il mese di settembre un convegno che vedrà la partecipazione di Borsa Italiana finalizzato a spiegare i vantaggi di una quotazione con la testimonianza di aziende che hanno conosciuto percorsi di successo rivolgendosi al mercato dei capitali.
D. Avete altre iniziative legate alle pmi della regione?
R. Dopo il successo del fondo Euregio minibond non escludiamo che si possa lanciare entro tre anni un Euregio minibond 2.0. A oggi la liquidità messa a disposizione dal sistema bancario e talvolta la non piena consapevolezza della necessità di diversificare le fonti di finanziamento stanno dando meno impulso al settore dei minibond, ma siamo pronti a cogliere future opportunità grazie all’esperienza maturata insieme ai nostri partner. In realtà le idee nel cassetto sono molte, si tratta di trovare opportunità e soluzioni che rispondano all’esigenza del mercato nell’ottica di un attento presidio dei rischi. Gli ambiti di interesse vanno dal fondo di private equity per dare sostanza economica all’innovazione, alla ricerca di risposte per le aziende di minore dimensione. Se riusciremo a trovare modelli operativi funzionali ed efficaci allora inizieremo a cercare partner per intraprendere un percorso. Un passo alla volta perché se si dà un supporto economico alle aziende poi i benefici arrivano anche a chi ci investe. (riproduzione riservata)
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