Secondo un recente sondaggio Brexometro Hogan Lovells, commissionato dallo studio legale internazionale Hogan Lovells e condotto su 210 alti dirigenti, le società che si stanno preparando sono decisamente più ottimiste rispetto all’impatto che la Brexit può avere sulle loro prospettive future.

Si registrano incertezza e pessimismo. Quasi due terzi (64%) delle principali aziende mondiali ritengono che la Brexit ridurrà la loro redditività nel prossimo quinquennio, e il 14% di tali società si attende una riduzione superiore al 5%. Nel Regno Unito la percentuale delle società che nutrono timori di un crollo degli utili a seguito dell’uscita del loro paese dall’Ue sale al 76%. Molte ritengono che Brexit avrà un impatto negativo sugli utili. È probabile che incertezza e nervosismo si ripercuoteranno sulle strategie di breve periodo. Le società attive nel campo dei Servizi Finanziari e delle Life Sciences sembrano essere relativamente preparate e, rispetto agli altri settori dell’economia, si attendono un impatto minore sui profitti. «È possibile riscontrare come la Brexit stia avendo ed avrà probabilmente un’eco meno incisiva sul mercato e sugli operatori italiani. Ciò è dovuto ai minori scambi economici che intervengono tra operatori italiani ed inglesi; contrariamente ad altri paesi europei, quali Germania, Francia ed Olanda, che intrattengono relazioni economiche più rilevanti e significative con il Regno Unito.Notiamo che la Brexit avrà un impatto significativo sui mercati finanziari, settore nel quale le imprese italiane non rivestono un ruolo predominante» spiega Jeffrey Greenbaum socio responsabile del dipartimento italiano di Financial Institutions di Hogan Lovells, basato a Roma.

Domanda. Quali sono i settori sui quali prevedete maggiori contrasti e ricadute per le imprese italiane?

Risposta. L’Italia sta timidamente promuovendo Milano quale futurohubfinanziario per attrarre in Italia le imprese inglesi che intendono avvalersi del passaporto europeo. In tale contesto, il mercato finanziario italiano non può che accogliere con favore l’orientamento del presidente dell’European Securities and Markets Authority (Esma) il quale ha annunciato la possibile emanazione di misure per contrastare il fenomeno dellacorsa al ribasso a livello regolamentare da parte degli Stati membri, volta a favorire esclusivamente il trasferimento delle imprese inglesi nel proprio territorio. Tale approccio sarà affiancato dalla predisposizione di una serie comune di standard («supervisory convergence») indirizzata alle Autorità nazionali di vigilanza nel mercato dei servizi finanziari dei singoli Stati Membri. Ciò potrebbe portare a un ripensamento da parte di quelle imprese che hanno valutato l’opzione di trasferire la propria sede in Irlanda o in Lussemburgo, e al contempo consentire alla città di Milano, considerata solo in un primo momento città meno attraente, di tornare a competere con le altre città europee.
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