Il colosso Usa si difende e valuta il ricorso in appello
di Giacomo Berbenni

La scure di Bruxelles si è abbattuta su Google con una veemenza finora mai vista. Dopo sette anni di indagini, l’Antitrust Ue ha multato la controllata di Alphabet per la cifra record di 2,42 miliardi di euro (molto più del miliardo di euro di cui si è parlato negli ultimi giorni), accusandola di avere favorito i propri servizi di shopping nei suoi risultati di ricerca, a discapito di rivali come Foundem.co.uk e Kelkoo.com.

In pratica, «abuso di posizione dominante sul mercato dei motori di ricerca».

Secondo la Commissione, Google ha favorito il proprio servizio di confronto fra i prezzi ottenendo «un vantaggio illegale». La società dovrà mettere fine a questa pratica entro 90 giorni, altrimenti sarà sottoposta ad altre multe fino al 5% del giro d’affari medio realizzato ogni giorno a livello mondiale da Alphabet, la società madre. La commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ha commentato: «Quello che Google ha fatto è illegale per quanto riguarda le regole Ue: ha impedito alle altre società di fare concorrenza sulla base dei loro meriti e di innovare. E, soprattutto, ha impedito ai consumatori europei di beneficiare di una scelta reale di servizi e dell’innovazione».

L’ammontare della multa tiene conto dalla durata e della gravità della violazione sulla concorrenza ed è stato calcolato sulla base del valore del fatturato che Google realizza con il suo servizio di confronto fra prezzi nei 13 paesi dello Spazio economico europeo coinvolti. Come ha ricostruito l’Antitrust, il servizio di confronto fra prezzi, lanciato nel 2004 con il nome Froogle, «semplicemente non funzionava». Ecco perché, a partire dal 2008, la società americana ha deciso di sostenerlo attraverso lo stesso motore di ricerca. Il servizio è stato quindi ribattezzato Google Product Search, per poi diventare Google Shopping dal 2013. Google Shopping è presente in 13 paesi europei.

Finora la sanzione più alta elevata dall’Unione era stata quella da 1,06 miliardi di euro a Intel nel 2009. La multa, in ogni caso, è inferiore al tetto massimo previsto dalle regole Ue, visto che sarebbe potuto arrivare al 10% del giro affari di Google, quindi a 8 miliardi. In un primo momento la controllata di Alphabet aveva provato a far chiudere l’indagine in modo diplomatico, proponendo tre differenti interventi da dispiegare in quattro anni, a partire dalla riconfigurazione di alcuni dei suoi risultati di ricerca. Alla fine, però, le pressioni della Germania e della Francia avevano avuto la meglio e i rimedi erano stati rispediti al mittente.

La reazione di Google è arrivata per bocca del senior vice president Kent Walker: la società è «rispettosamente in disaccordo con le conclusioni» dell’Antitrust. «Analizzeremo nel dettaglio la decisione della Commissione, considerando la possibilità di ricorrere in appello, e continueremo a difendere la nostra posizione».

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