di Carlo Brustia
L’Antitrust, l’Agcom e l’Autorità garante della protezione dei dati personali hanno avviato un’indagine conoscitiva congiunta finalizzata all’individuazione di problemi legati all’uso dei cosiddetti big data e alla definizione di un quadro di regole in grado di tutelare i dati personali, la concorrenza dei mercati nell’economia digitale, la i consumatori, nonché promuovere il pluralismo nell’ecosistema digitale. I sistemi di gestione dei big data si distinguono per la gran massa di informazioni raccolte e la rapidità nell’analisi in tempo reale, effettuata utilizzando complessi algoritmi, nonché per la grande diversità di contenuto e formato dei dati, che sono divenuti essenziali per la crescita economica, l’offerta di servizi innovativi, la creazione di posti di lavoro e il progresso sociale.

Ma il loro utilizzo può comportare anche rischi per la privacy degli individui. I big data costituiscono un notevole patrimonio informativo e i loro utilizzo comporta specifici rischi, tenuto conto anche del fatto che, grazie alle nuove tecnologie e tecniche di analisi, elaborazione e interconnessione dei dati, risulta in molti casi possibile «re-identificare» un individuo attraverso informazioni apparentemente anonime.

La potenzialità dei big data, anche rispetto a dati anonimi o aggregati, può tradursi in profilazioni sempre più puntuali e analitiche, con il rischio di nuove forme di discriminazione per le persone e, più in generale, in possibili restrizioni delle libertà. La raccolta delle informazioni e la loro gestione con la logica dei big data rivestono un ruolo strategico per le imprese, in particolare per quelle che operano con un modello di business tipico delle piattaforme online. Queste ricorrono sempre più spesso alle informazioni di natura personale con l’obiettivo di creare nuove forme di valore.

Di qui il significativo e crescente ruolo svolto dai big data sulla concorrenza nei mercati e sul pluralismo dell’informazione. Infatti la fruizione delle notizie in rete avviene sempre più spesso attraverso intermediari digitali, quali social network e motori di ricerca, che utilizzano i dati personali come asset strategico secondo la logica dei mercati multiversante e attraverso forme di profilazione e definizione di algoritmi che possono incidere sia sul mantenimento della net neutrality tra operatori di rete e fornitori di contenuti, sia sulla pluralità della rappresentazione di fatti e opinioni presso l’utente.

Le Autorità intendono quindi analizzare se, e al ricorrere di quali condizioni, i big data possano tradursi in barriere all’entrata nei mercati o favorire comportamenti restrittivi della concorrenza tali da ostacolare lo sviluppo e il progresso tecnologico, nonché ledere il diritto alla protezione dei dati riguardanti le persone coinvolte.

L’analisi si concentrerà sull’impatto delle piattaforme e dei relativi algoritmi sulle dinamiche competitive nei mercati digitali, sulla tutela della privacy e della capacità di scelta dei consumatori e sulla promozione del pluralismo informativo. Ciò anche al fine di verificare gli effetti sull’ecosistema digitale dell’aggregazione di informazioni e dell’accessibilità ai big data ottenuta attraverso forme non negoziate di profilazione dell’utenza. (riproduzione riservata)
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