di Anna Messia
I cantieri sono aperti ma la strada da percorrere verso la tecnologia per gli assicuratori europei è decisamente molto lunga. Secondo l’ultimo studio realizzato dalla società di consulenza Accenture, che valuta quanto le tecnologie digitali siano utilizzate dalle imprese dei diversi settori industriali, il comparto delle assicurazioni ha ricevuto un punteggio di appena 2,3 punti, ben lontano dai 3,5 punti dei cosiddetti disruptor, ovvero gli innovatori che sono in grado di avvantaggiarsi più di tutti dei benefici del digitale per migliorare il proprio business.
Le assicurazioni non sono, in verità, l’unico comparto a muoversi con lentezza. Sembrano anzi utilizzare più tecnologie delle utility (che hanno avuto un voto di 2,1), dei fornitori di beni e servizi e pure di chi si occupa di energia (entrambi 1,7). Ma insieme alle banche (anche loro con un punteggio di 2,3), le compagnie non sembrano ancora consapevoli appieno delle potenzialità del cosiddetto internet of things, ovvero della connessione tecnologica tra gli oggetti, dall’automobile all’impianto di allarme di casa che possono scambiarsi informazioni in tempo reale con tablet e telefoni, per esempio, e che potrebbe consentire alle assicurazioni di rivoluzionare il proprio modello di business. «Una trasformazione che richiederà un cambiamento profondo per le compagnie, che dovranno passare dall’offerta di semplici prodotti assicurativi a un’esperienza assicurativa connessa», spiega Gionata Tedeschi, managing director Accenture Digital Strategy e Insurance Strategy. «Dall’utilizzo di pochi dati fruibili, si dovrà evolvere verso l’elaborazione di informazioni di valore per guidare il business passando anche per la competizione con altri player, con la creazione di un ecosistema esteso di partner».
Insomma siamo solo all’inizio di questo impetuoso processo e le compagnie hanno appena iniziato a mettere in conto investimenti importanti dedicati allo sviluppo tecnologico. Come Unipol , per esempio, che nel piano industriale 2016-2018 ha deciso di stanziare nel triennio 150 milioni di euro dedicati tra l’altro all’analisi dei dati (26 milioni) o anche ai processi di digitalizzazione (31 milioni) e ai servizi telematici dei big data (26 milioni). Cui si aggiungono altri 100 milioni che saranno investiti in AlfaEvolution, una nuova società che è stata creata per migliorare la qualità e l’elaborazione dei dati raccolti con le scatole nere installate da Unipol sulle automobili, che rappresentano oggi circa il 29% del portafoglio auto del gruppo assicurativo e che punta ad arrivare al 45% nel 2018.
L’evoluzione tecnologica in Italia sembra insomma partire proprio dalle scatole nere, comparto in cui vanta del resto già da tempo un primato europeo. Nel Paese si contano già oggi 4,4 milioni di auto connesse, e 3,5 milioni di attuali polizze connesse, che rappresentano il 10,6% del totale e che, si stima, diventeranno quasi 10 milioni nel 2020. Grazie a questi dati, del resto, le assicurazioni possono arrivare a creare prodotti su misura per i clienti e aggiungere nuovi servizi alla semplice Rc Auto. L’Italia poi, più di altri Paesi, è decisamente terreno fertile per le evoluzioni tecnologiche: il consumatore italiano è particolarmente appassionato di innovazione ed è ai primi posti nella classifica mondiale per l’uso del digitale e di dispositivi collegati ad Internet. Il 91% degli italiani ha uno smartphone, il 60% un tablet e il 50% ha intenzione di comprarne uno nuovo l’anno prossimo, con tassi di penetrazione decisamente più alti rispetto alla media europea (77% smartphone e 49% dei tablet). Si tratta insomma di strumenti che fanno ormai parte della vita quotidiana degli italiani, i più entusiasti fruitori di device mobili a livello Ue. Atteggiamento che non trascura neppure i nuovi strumenti: sempre secondo le elaborazioni di Accenture il 20% degli italiani pensa per esempio di comprare un dispositivo tecnologico indossabile (wearable) per il fitness (il doppio rispetto al 10% degli Europei); il 17% un sistema di sicurezza domestico connesso (contro una media europea dell’8%) e un altro 17% di dispositivi indossabili legati alla salute. Come dire che gli italiani sembrano già pronti e disposti a comprare polizze assicurative di nuova generazione, che però sul mercato non sono ancora disponibili.
Ad avere annunciato innovazioni telematiche, in particolare con un premio per lo stile di vita sano dei proprio clienti è anche Generali che sarebbe ormai quasi pronta a lanciare Vitality ma il debutto, come già annunciato dal gruppo, avverrà sul mercato tedesco. «Le assicurazioni hanno iniziato a muovere i primi passi in questo nuovo mondo. L’anno scorso, per esempio, sono triplicate le compagnie che hanno lanciato prodotti innovativi», dice Tedeschi.
Sempre secondo l’analisi di Accenture le compagnie europee che nel 2014 avevano messo sul mercato polizze che includono case connesse, con prodotti innovativi dedicati all’abitazione, erano pari al 20% del mercato, lievitate al 64% nel 2015, e i prodotti che prevedono il monitoraggio della salute e dello stile di vita dei propri clienti assicurati, sono passati dal 22 al 64% dell’anno scorso. Mentre le compagnie che hanno lanciato polizze che tengono conto dell’utilizzo di tecnologie indossabili, come gli iWatch, in un solo anno sono balzati dal 10% del mercato al 63% di fine 2015.
Il comparto assicurativo, insomma, non sta certo fermo, anche se evidentemente non ha ancora ingranato la marcia giusta per stare al passo dell’evoluzione tecnologica. «La sensazione generale è che i manager europei del settore sopravvalutino un po’ lo stato di preparazione delle proprio compagnie e sottovalutino invece i costi necessari per l’innovazione». (riproduzione riservata)
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