di Angelica Ratti

Il numero dei milionari nel mondo è aumentato del 6% nel 2015 e ha raggiunto quota 18,5 milioni: sono l’1% della popolazione mondiale e possiedono il 47% della ricchezza finanziaria del pianeta (risparmi bancari, finanziari e assicurazioni sulla vita) alla faccia delle economie in crisi e al rallentatore.
Ed è nella regione Asia-Pacifico, in particolare in Cina e India, che il loro numero è cresciuto di più l’anno scorso (+16% contro la media del 10% degli altri), secondo quanto emerge dal rapporto annuale di giugno sulla ricchezza mondiale delle famiglie, realizzato dal Boston consulting group (Bcg), che ha confermato per il 2015 il fenomeno della concentrazione della ricchezza.
Ricchi sempre più ricchi. Entro il 2020 l’incremento potrebbe salire dall’attuale 6% al 52% secondo Bcg, che sostiene che «più si sale nella piramide della ricchezza e più il tasso di crescita delle fortune è elevato: +9,5% l’anno per i patrimoni di 100 milioni di dollari (88 mln di euro), contro il 3,7% di crescita per i patrimoni inferiori a un milione di dollari (888 mila euro).
La ricchezza mondiale privata è cresciuta del 5,2% l’anno scorso, complessivamente, a quota 167.800 miliardi di dollari (148.763 mld di euro), meno della crescita registrata nel 2014 (+7,5%). Il calo nel 2015 è dovuto agli effetti persistenti della crisi finanziaria.
In cima alla classifica, ci sono gli Stati Uniti che stabiliscono due record: quello del maggior numero di famiglie milionarie (8 milioni in totale) e quella del più forte tasso di concentrazione della ricchezza (i milionari americani detengono il 63% della fortuna privata del paese). La più alta densità di milionari si trova comunque in Svizzera e nel Liechtenstein.
La concentrazione della ricchezza continua a fare il gioco dei paradisi fiscali, o dei paesi percepiti come tali. Al riguardo il rapporto Bcg mostra che la ricchezza accumulata offshore è cresciuta del 3% nel 2015, salita a quota 10 mila miliardi di dollari (oltre 8 mila miliardi di euro), e che l’appetito per l’offshore non sembra spegnersi, nonostante gli sforzi del G20 per contrastare le frodi e l’evasione fiscale.
Una larga parte di questi soldi è domiciliata negli stati e nei territori che offrono discrezione e fiscalità vantaggiosa: Svizzera, Panama, Caraibi, Isole anglo-normanne, Isola di Man, Irlanda, Lussemburgo, Liechtenstein, Singapore, Hong-Kong.
Secondo il gruppo Boston consulting i maggiori utilizzatori dei servizi offshore si trovano nelle regioni in sviluppo, Medio Oriente, Africa e America Latina.
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China Life investe in Didi
Didi Chuxing Technology continua ad attirare grandi realtà nel parterre di investitori e finanziatori. China Life Insurance, una delle maggiori compagnie assicurative cinesi, ha effettuato un investimento strategico di 600 milioni di dollari (532 mln euro) nel diretto concorrente di Uber nel crescente mercato dei servizi di trasporto a chiamata. In particolare, nel quadro dell’ultimo round di raccolta di finanziamenti di Didi Chuxing, China Life ha investito 300 milioni di dollari in azioni e ulteriori 300 mln in titoli di debito a lungo termine.
La compagnia assicurativa è solo l’ultimo grande nome della finanza a entrare nel capitale o, comunque, tra gli investitori di Didi. Lo scorso mese era stata Apple a scommettere sulla crescita della società cinese con un investimento di un miliardo di dollari (886 mln euro). Tra i maggiori investitori figurano anche Alibaba e Tencent.
Gli impegni di China Life e Apple rientrano in un round di raccolta fondi del valore complessivo di 3,5 miliardi di dollari (3,1 mld euro), che potrebbe assegnare a Didi un valore di oltre 25 miliardi di dollari (22,1 mld euro).
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