di Gloria Grigolon

Il bail-in spinge a dare fiducia al consulente; il malcontento economico incentiva i promotori a qualificarsi; la scarsa educazione finanziaria fa illudere di saperne più di quanto non si sappia, innescando un movimento tale per cui chi meno sa meno si affida ad un professionista. Sono queste alcune delle rilevazioni fatte dall’Organismo di vigilanza e tutela dell’albo dei promotori finanziari nella relazione annuale 2015.

Focus del documento, la scarsa conoscenza in ambito finanziario della popolazione italiana che, seppur sapendo solo nel 47% dei casi il significato del concetto di inflazione, nell’80% delle situazioni si mostra overconfident rispetto alle proprie capacità, chiedendo consigli in caso di incertezza a parenti e conoscenti (40% del campione).

Per contro, soggetti più preparati in materia finanziaria tendono ad affidarsi maggiormente ad un consulente per la gestione completa dei propri investimenti. Se la questione della fiducia è alla base di tutto, in un ambientecome quello europeo in fase di cambiamento normativo il ruolo del promotore finanziario acquista oltremodo valore. Il 2015 è stato un anno positivo per l’industria del risparmio gestito: la raccolta netta complessiva realizzata da consulenti abilitati all’offerta fuori sede (promotori) ha raggiunto i 33,4 miliardi di euro. Le risorse nette investite in prodotti del risparmio gestito sono state pari a 9,3 miliardi euro, di cui il 56,7% dirette verso il comparto assicurativo/previdenziale (dati Assoreti). Con riferimento ai numeri dell’Organismo, invece, gli iscritti all’albo alla fine del 2015 ha raggiunto quasi 54.500 unità, con un aumento del 2,8% sul 2014. In particolare, il numero complessivo dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede è cresciuto nel 2015 dell’1,6%.

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