di Simona D’Alessio, da Bologna

Sfiorano quota 950, ma si candidano alla conquista di nuovi spazi occupazionali (anche) alla luce delle annunciate iniziative governative sull’andata in pensione in anticipo: sono gli attuari, cui può esser affidato il ruolo di «valutare attentamente due rischi opposti, di longevità e di mortalità», affinché «il mercato della flessibilità in uscita possa decollare». È stato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, a dare questa «patente», nel giorno di apertura, ieri alla fiera di Bologna, del loro XI congresso. «La possibilità di collaborare con gli attuari è stato uno degli aspetti più stimolanti della mia esperienza» alla guida dell’Istituto, ha affermato, evidenziando come siano stati coinvolti nella «elaborazione di proposte e piani di riforma del nostro sistema previdenziale e degli ammortizzatori sociali».

Un riconoscimento all’impegno dei «50-60 attuari in forza all’Inps», ha commentato il presidente del Consiglio nazionale della categoria, Giampaolo Crenca, e che possono fornire dei preziosi contributi, nel quadro delle proposte dell’esecutivo sulla flessibilità in uscita, diffuse dopo il vertice con i sindacati di due giorni fa (la possibilità, dal prossimo anno, di terminare l’attività fino a tre anni prima dell’età di vecchiaia con l’anticipo pensionistico da restituire in 20 anni, ndr), poiché ci si concentra «sulla sostenibilità del sistema, ma soprattutto sull’adeguatezza» delle prestazioni, per «dare, alla fine della corsa del lavoratore, una rendita che» gli consenta di mantenersi dignitosamente.

Scartabellando i numeri, Crenca ha posto in risalto come gli iscritti risiedano più che altro nel «Centronord». La componente femminile è cospicua, al contrario dell’età media: il 55% ha, infatti, «meno di 45 anni, l’85% non supera i 55». Quanto agli ambiti operativi, ha proseguito, il 45% è attivo nelle assicurazioni, il 16% nel comparto della previdenza e dei fondi sanitari, a seguire cresce la libera professione di attuario (13%). All’assise bolognese è intervenuta la presidente del Cup (Comitato unitario delle professioni) Marina Calderone: le modifiche del relatore, il presidente della commissione lavoro del senato Maurizio Sacconi (Ap), al ddl sul lavoro autonomo (2233) «ci soddisfano per il riconoscimento di un ruolo sussidiario nei confronti della pubblica amministrazione che in molti contesti i professionisti già svolgono». Il testo, ha concluso, permetterà, inoltre, di «completare un sistema di welfare finora confinato nell’iniziativa delle singole Casse previdenziali» (si veda ItaliaOggi di ieri).
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