Il settore della riassicurazione è in pieno fervore. Mentre la società con sede alle Bermuda Axis Capital è attualmente impegnata in un processo di fusione con PartnerRe (complicato dal tentativo di acquisizione da parte di Exor), ecco comparire un ulteriore soggetto.

Secondo quanto riporta il Financial TimesArch Capital, avrebbe formulato un’offerta di acquisto di 65 $ per azione, per 6,56 mld $, su Axis Capital la cui azione è quotata 56,60 $ sul Nasdaq.

Alcune fonti interne ad Arch, citate da Reuters, hanno però smentito che ci siano accordi in corso tra le due società.

A differenza di PartnerRe, presente nella riassicurazione danni (75%) e vita (25%), Arch ed Axis hanno un posizionamento simile: entrambi dispongono di attività di riassicurazione danni oltre all’assicurazione primaria.

Nel 2014, Arch ha registrato un volume di premi di 4,76 mld $, di cui il 60% nell’assicurazione primaria e il 35% nella riassicurazione. Axis Capital ha registrato un volume di premi di 4,7 mld $ di cui il 47% nella riassicurazione e il 53% nell’assicurazione primaria.

Intanto prosegue la guerra tra Exor e PartnerRe in vista dell’assemblea del 24 luglio chiamata a decidere sulla fusione con Axis. La societá italiana infatti ha risposto al Cda della societá di riassicurazione statunitense che aveva confutato le dichiarazioni di S&P comunicate dalla holding torinese. 
In particolare, la cassaforte della famiglia Agnelli ha ribadito che l’agenzia di rating Standard & Poor’s valuta Exor come holding di investimento e pertanto il rating della stessa e i rating delle sue societá partecipate sono indipendenti l’uno dagli altri. Il debito di Exor non è attribuito alle sue societá partecipate così come il debito delle societá partecipate non è attribuito alla capogruppo. Inoltre, S&P ha dato il rating investment grade alla holding torinese anche dopo la presentazione della sua offerta per PartnerRe. 
Di conseguenza, secondo quanto si legge, le valutazioni diffuse da PartnerRe che puntano ad aggregare il debito di Exor a quello delle sue societá partecipate sono sbagliate e non rispettano la metodologia di rating di S&P. 

Martedì, con un comunicato stampa, il board di PartnerRe aveva sottolineato che S&P, contrariamente a quanto affermato dalla societá torinese, non ha fornito alcuna indicazione sul rating di PartnerRe in merito a un’eventuale deal con Exor. Nello specifico, l’agenzia di rating non ha fornito alcuna opinione o fatto alcun commento pubblico in merito alla posizione finanziaria della societá in caso di acquisizione da parte di Exor. Anzi, nonostante quanto affermato dalla holding torinese, l’affidabilitá creditizia di PartnerRe risulterebbe influenzata dalla vendita a Exor. 

Altro punto focale dello scontro è il valore delle azioni privilegiate. 
Secondo quanto sostenuto dalla societá guidata da John Elkann, nel caso in cui la societá di riassicurazione statunitense accetti la proposta vincolante di Exor, la struttura finanziaria della societá italiana non influirá sul rating di PartnerRe, incluso il rating BBB delle azioni privilegiate garantendo quindi valore per i soci privilegiati della stessa. Al contrario, il cda di PartnerRe ritiene che la conclusione dell’operazione con Exor comporterebbe “significative” incertezze materiali sul valore delle azioni privilegiate quando invece la fusione con Axis proteggerebbe gli interessi dei soci privilegiati.