Secondo il 78% degli investitori istituzionali globali intervistati da Gam in occasione di un evento riservato a cui hanno partecipato come speaker anche Jean-Claude Trichet e José Manuel Barroso, la maggioranza dei fondi pensione non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di investimento a lungo termine. In particolare, tenuto conto dell’aumento della longevità della popolazione, la regolamentazione è vista come una barriera cruciale per la generazione di rendimenti sufficienti a soddisfare gli impegni e, secondo il 65% la normativa dovrebbe essere cambiata per permettere ai piani pensionistici una maggiore flessibilità nell’asset allocation. La metà degli interpellati prevede di aumentare l’allocazione su prodotti attivi nei prossimi tre anni, mentre solo il 13% intende incrementare gli investimenti in prodotti passivi. Per la seconda metà del 2015, il 38% si dice intenzionato ad accrescere l’esposizione in prodotti alternativi, il 35% nell’azionario europeo e il 27% in quello dei mercati emergenti. Il rischio geopolitico, la mancata ripresa economica e i movimenti dei tassi sono percepiti come i rischi principali. Tuttavia solo il 34% prevede un’uscita della Grecia dall’Eurozona nei prossimi 12 mesi e ancora meno (9%) ritiene che il Regno Unito abbandonerà l’Ue con il nuovo governo. «Gli investitori sono giustamente preoccupati circa le modalità con cui gli impegni pensionistici potranno essere soddisfatti», dice Alexander Friedman, ceo del gruppo Gam, «e ritengono che occorra un approccio di investimento flessibile per porvi rimedio. Nell’attuale condizione del mercato non si può fare affidamento sugli investimenti passivi».