di Domenico Comegna

Porte aperte all’Inps. Una volta era detta «busta arancione», ora si chiama «La mia pensione». È l’operazione attraverso la quale l’ente di previdenza mette a disposizione dei propri iscritti un «simulatore», in grado di fornire la prima data utile di pensionamento e l’entità approssimativa dell’assegno mensile. Una operazione che avrebbe dovuto essere fatta già vent’anni fa, quando con la legge Dini sulle pensioni si passò dal sistema retributivo a quello contributivo, molto meno generoso.

Operazione a tappe. Nella prima fase possono accedere al sito www.inps.it e cliccare sul link «La mia pensione» solo chi è già in possesso del Pin (il numero di identificazione personale), e ha meno di 40 anni. Poi toccherà agli under 50, e così via. Entro l’anno l’Inps conta di rendere possibile la simulazione della pensione a quasi 18 milioni di lavoratori dipendenti, artigiani, commercianti e parasubordinati. Al termine, a fine 2016, il simulatore andrà a regime e sarà accessibile da tutta la platea degli iscritti, qualcosa come 23 milioni e mezzo di persone.

Quando e con quanto in pensione. Collegandosi al sito web dell’Istituto, l’utente giunge alla previsione base, dove gli vengono fornite le date per l’accesso alla pensione di vecchiaia e alla pensione di anzianità, gli importi mensili lordi dei rispettivi assegni e il confronto con l’ultima retribuzione-reddito stimata (quello che i tecnici definiscono «tasso di sostituzione», ossia la differenza tra il primo assegno e l’ultimo reddito). Ovviamente si tratta di una simulazione che può cambiare sia in base a fattori che riguardano la vita lavorativa (cambio di attività, periodi di disoccupazione ecc.) sia per elementi esterni (andamento dell’economia, evoluzione delle aspettative di vita medie ecc.). Le stime vengono elaborate in moneta costante ipotizzando lo scenario base, cioè un aumento sia della retribuzione che del Pil (prodotto interno lordo che influisce sul calcolo «contributivo») dell’1,5% l’anno.

Meglio sapere in anticipo. L’operazione servirà a rendere più consapevoli i lavoratori (soprattutto i giovani) della propria pensione futura, in maniera tale che ognuno possa regolarsi e pensare seriamente a costituirsi una eventuale pensione di «scorta» aderendo a un fondo complementare. Ci si attende, in altre parole, una spinta allo sviluppo della previdenza integrativa che vede tra i protagonisti anche i pf, necessaria a compensare la minore copertura che sarà offerta dalla pensione di base, e che sinora in Italia ha avuto uno sviluppo limitato.