di Anna Messia

Un pizzico di amarezza si percepisce dal tono di voce, ma in fondo l’amministratore delegato di Sace, Alessandro Castellano, una pronuncia negativa del Tribunale Europeo l’aveva messa in conto. «Perché non è la prima volta che all’Italia non si consentono interventi in precedenza realizzati da altri Stati, cui non è stata notificata alcuna infrazione».

La questione è quella della ricapitalizzazione di Sace Bt da parte della capogruppo, realizzata nel 2008, nel pieno di una crisi economica che aveva fatto lievitare i sinistri per la compagnia attiva nel breve termine. Una partita che vale 80 milioni di euro e che è finita nel mirino della Commissione Ue, che considera la ricapitalizzazione un aiuto di Stato. Il braccio di ferro è andato avanti per anni, durante i quali Sace ha più volte sottolineato di aver agito secondo regole di mercato, presentando ricorso contro il Tribunale Europeo. Ieri, come anticipato da MF-Milano Finanza, era il D-Day e ha portato una pronuncia sfavorevole a Sace, visto che il Tribunale ha dato ragione alla Commissione. «Mi ricorda il caso della bad bank, nell’ambito del quale Paesi come Francia e Germania nel bel mezzo della crisi hanno scaricato sui contribuenti le perdite bancarie, mentre l’Italia non lo ha mai fatto», commenta Castellano. «Ora che il Paese chiede un veicolo per gestire i crediti incagliati, dicono che siamo fuori tempo massimo». La stessa cosa, secondo l’ad, varrebbe per Sace Bt, perché «già in passato in altri Paesi si era consentito a imprese assicurative di scaricare le perdite sui bilanci statali, mentre noi abbiamo scelto di operare secondo mercato, con una ricapitalizzazione della capogruppo (Sace, all’epoca dei fatti al 100% dell’Economia, ndr) ma siamo stati sanzionati». In ogni caso Sace annuncia già ricorso alla Corte di Giustizia Europea e chiederà ancora la sospensiva sugli 80 milioni. L’operatività di Sace Bt, assicura Castellano, non sarà messa in alcun modo in discussione. Anzi, il nuovo piano industriale, che l’ad sta mettendo a punto, prevede un potenziamento dell’attività, per esempio nel ramo delle cauzioni. «Gli 80 milioni, che valgono appena l’1% del patrimonio di gruppo, sono una partita di giro che Sace Bt dovrebbe restituire a Sace», spiega Castellano. Nel frattempo il gruppo è stato ceduto dal Tesoro a Cdp ed è uscito quindi dal perimetro statale. Una nuova ricapitalizzione non potrebbe dunque essere sanzionata, a maggior ragione se Sace, come previsto dai piani del governo, riaprirà il cantiere per la privatizzazione. (riproduzione riservata)