di Beatrice Migliorini 

 

Il Mef si dimentica delle casse di previdenza. Non c’è, infatti, traccia nè del regolamento sull’uso del credito di imposta previsto dalla legge si stabilità per il 2015, nè del nuovo testo sugli investimenti immobiliari. Questo, nonostante il ministro Padoan abbia annunciato qualche settimana fa la firma del regolamento e ieri il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta abbia nuovamente ribadito la conclusione dei lavori. L’unico spiraglio arriva sul fronte del mattone dove si sta facendo largo la tesi secondo cui le casse potranno rientrare nel tetto stabilito del 20% in due tappe entro cinque anni (si veda ItaliaOggi del 26 febbraio 2015). Questo è quanto emerso, ieri, nel corso delle audizioni che si sono svolte in Commissione bicamerale di controllo degli enti gestori che ha visto la partecipazione di alcuni esponenti del Mef. Proprio nel giorno in cui gli addetti ai lavori attendevano risposte si è verificato un altro nulla di fatto. «Ci aspettavamo chiarezza e delle date su cui fare affidamento», ha spiegato a ItaliaOggi il presidente della Commissione, Lello Di Gioia (Psi), «invece, ancora una volta, i tecnici sono stati evasivi. Siamo ora mai a giugno e sul credito di imposta ancora mancano dei riferimenti certi». Non è escluso, quindi, un nuovo intervento del parlamento con la prossima legge di stabilità. «I ritardi accumulati e la mancanza di chiarezza con cui ci stiamo scontrando», ha sottolineato Di Gioia, «ci hanno portato a chiedere l’intervento del ministro. È evidente, infatti, che sulle sorti delle casse il governo non ha le idee chiare». E mentre gli enti di previdenza restano in attesa, qualche buona notizia arriva sul fronte immobiliare. Sembra, infatti, che i tecnici del Mef abbiamo preso in considerazione la proposta avanzata dalla Commissione di permettere il rientro entro il tetto del 20% in due fasi. Una prima della durata di due o tre anni, nel corso della quale gli enti dovranno organizzarsi per ridurre almeno al 30% gli investimenti immobiliari e, una seconda fase, a completamento dei cinque anni, nel corso della quale il limite dovrà essere definitivo.