A tre anni dal salvataggio dell’ex compagnia assicurativa dei Ligresti da parte di Unipol sono ancora aperti 4 processi penali e due cause civili. Col rischio che salti tutto per il dualismo Milano-Torino

di Andrea Di Biase

Quattro processi avviati in sede penale, due richieste di risarcimento danni (azioni di responsabilità) in sede civile, un procedura concorsuale da poco conclusa e tre inchieste condotte dalle procure di Milano e Torino ancora non approdate nelle aule di tribunale. Dopo circa tre anni dal dissesto del gruppo Ligresti e dall’operazione con cuiUnipol prese il controllo di Fondiaria-Sai, evitando il tracollo del secondo gruppo assicurativo italiano, è ancora pendente una lunga coda giudiziaria, che si snoda tra Torino, Milano e Roma e che, fatta eccezione per la procedura fallimentare di Im.Co e Sinergia (le due società immobiliari dell’ex gruppo Ligresti dichiarate fallite il 12 giugno 2012 e il cui concordato fallimentare è stato omologato dal tribunale di Milano lo scorso febbraio), sembra ancora lontana dall’essere risolta.

Orientarsi a distanza di anni tra processi penali e cause civili non è agevole. Un aiuto arriva dal bilancio di UnipolSai, la compagnia nata dalla fusione tra Fondiaria-Sai, Unipol Assicurazioni, Milano Assicurazioni e Premafin, in cui vengono elencati alcuni dei procedimenti in questione benché la nuova gestione e gli attuali amministratori non siano coinvolti direttamente. Si parte ovviamente dal processo nato dall’inchiesta della Procura di Torino, che nell’estate del 2013 portò all’arresto dei Ligresti e che, iniziato nel dicembre successivo, si sta celebrando con il rito immediato nei confronti di Salvatore Ligresti, degli ex ad di FonSai Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta e di Antonio Talarico, accusati di manipolazione del mercato e falso in bilancio aggravato (in relazione all’esercizio 2010). 
Nell’ambito dello stesso processo Giulia Ligresti ha patteggiato una pena a due anni e otto mesi e la confisca di alcuni beni (su questa parte della pena tuttavia è stato fatto ricorso in Cassazione). La richiesta di patteggiamento di Jonella Ligresti (tre anni e quattro mesi e multa di 30 mila euro), discussa martedì 28 gennaio 2014, è stata invece respinta dal gip di Torino Sandra Recchione. La figlia primogenita di Ligresti è rimasta dunque parte del processo, nell’ambito del quale Fondiaria-Sai (oggi UnipolSai), Mediobanca e Unicredit si sono costituite parte civile (decisione accettata dal tribunale il 30 gennaio 2014). Sono state inoltre ammesse come parte civile anche la Consob, le associazioni dei consumatori, i sindacati degli agenti FonSai e circa 3.500 azionisti (tra le associazioni di consumatori ci sono Codacons, Movimento Consumatori, Federconsumatori, Adoc, Adusbef, Assoconsum e il Siti – sindacato italiano tutela investimento). 
Ma sui medesimi fatti per cui l’ingegnere di Paternò e gli ex manager di FonSaisono sotto processo a Torino col rito immediato, a Milano è in corso un procedimento parallelo, attualmente nella fase dell’udienza preliminare, che vede imputati Paolo Ligresti, l’allora dirigente preposto di FonSai Pier Giorgio Bedogni e l’attuario incaricato Fulvio Gismondi. In questo processo, che si celebra invece con il rito ordinario, UnipolSai, in quanto continuazione della vecchiaFonSai, è stata chiamata «quale asserita responsabile ex dlgs 231/2001 in relazione al reato di manipolazione del mercato contestato agli ex apicali della società». Lo scorso 15 maggio Unicredit, la Consob e circa 2 mila ex azionisti sono stati ammessi come parti civili nel procedimento. Il procedimento, avviato a Torino, era stato spostato nel capoluogo lombardo dopo che il giudice dell’udienza preliminare, con sentenza del 18 marzo 2014, aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale, ritenendo che il più grave reato di manipolazione del mercato sia stato consumato a Milano. Un doppio binario che rischia, proprio alla luce di questa mancanza di chiarezza su quale sia il tribunale competente, di mandare in un vicolo cieco uno dei due processi. Se infatti, dopo le sentenze di primo grado, venisse accertato che la sede competente era Milano anziché Torino o viceversa, uno dei due processi dovrebbe iniziare dal principio, spianando così la strada alla prescrizione.

Ma il fronte penale non si esaurisce qui. Il 2 ottobre 2014 davanti i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano è iniziato il processo nei confronti di Salvatore Ligresti, Giancarlo de Filippo e Niccolò Lucchini in relazione a operazioni effettuate da due trust esteri su titoli Premafin. L’accusa, sostenuta dal pm Luigi Orsi, è di manipolazione del mercato. Le operazione entrate nel mirino degli inquirenti risalgono al periodo tra il 2 novembre 2009 e il 16 settembre 2010 e sarebbero state finalizzate a tenere alto il prezzo dei titoli della società all’epoca quotata a Piazza Affari.

Da Milano a Roma è finito invece il processo per corruzione, che vede coinvolto sempre Salvatore Ligresti assieme all’ex presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini. Così ha deciso la quarta sezione penale del tribunale di Milano, che ha accolto le richieste avanzate dalle difese, gli avvocati Alessandro Cassiani e Irma Conti. Giannini, inoltre, è imputato anche del reato di calunnia ai danni dello stesso Ligresti e degli ex vertici di Fondiaria-Sai.

Attualmente in corso ci sono anche le due cause civili di risarcimento danni avviate dall’assemblea di FonSainei confronti degli ex amministratori su proposta dell’allora commissario ad acta Matteo Caratozzolo e del cda della compagnia, ai tempi già sotto il controllo di Unipol. Ma l’ingorgo giudiziario rischia di aggravarsi ulteriormente nei prossimi mesi, visto che sia la Procura di Torino sia quella di Milano stanno ancora indagando sulle vicende che portarono al passaggio del gruppo assicurativo allora controllato dai Ligresti sotto il controllo di UnipolSai e al fallimento di Im.Co e Sinergia. (riproduzione riservata)