L’obiettivo è ridefinire e ampliare la compagine. Si punta sull’ingresso di nuovi soggetti, a partire da Falciai. Prossimo vertice il 24 luglio. Intanto Profumo rilancia l’ipotesi di un’aggregazione

di Luca Gualtieri

I vertici della Fondazione Mps sono pronti a entrare in cabina di regia per ridisegnare gli assetti di controllo delMontepaschi. Venerdì 12, nell’ultimo giorno dell’aumento di capitale da 3 miliardi, le due deputazioni dell’ente si sarebbero riunite per fare il punto sull’operazione e sulla governance della banca.

Se da un lato è stata riepilogata ai consiglieri la strategia seguita dall’ente nel corso dell’aumento (cessione dello 0,95% sul mercato nella penultima settimana di maggio e successiva adesione pro quota alla ricapitalizzazione per un esborso di 22 milioni), dall’altro lato il presidente Marcello Clarich ha ribadito la volontà di ridisegnare e, possibilmente, allargare il patto di sindacato. Il dossier dovrebbe essere seguito dall’attuale advisor finanziario della Fondazione, cioè il Nuovo Credito Fondiario, reduce dal delicato lavoro di consulenza sull’aumento di capitale. Ovviamente i programmi, o per meglio dire gli auspici, dell’ente dovranno confrontarsi con il nuovo quadro societario della banca senese. Entro le prossime due settimane Consob dovrebbe rendere nota l’identità dei nuovi azionisti con quote superiori al 2%. A quel punto Palazzo Sansedoni potrà sondare la possibilità di dar allargare il patto, coinvolgendo questi nuovi soggetti.

L’attuale nocciolo duro composto da Fondazione Mps, Fintech Advisory e Btg Pactual è sceso dal 9 al 5,48% del capitale alla vigilia dell’aumento e il socio brasiliano Btg Pactual potrebbe presto fare definitivamente marcia indietro.

Ecco perché a Siena si starebbe lavorando alla costituzione di una nuova alleanza nella quale, a fianco della Fondazione, potrebbero giocare un ruolo significativo proprio i nuovi investitori. Nelle ultime sedute dell’operazione da 3 miliardi si è speculato molto sugli acquisti compiuti dagli investitori internazionali, a partire dagli hedge fund statunitensi che potrebbero giocare un ruolo decisivo nella nuova governance. Ma non si guarda solo all’estero. Gli occhi del mercato sono puntati anche sull’imprenditore Alessandro Falciai, che dallo scorso anno custodisce tramite la sua Millennium partecipazioni l’1,7% del Monte. L’exploit nel corso dell’ultima assemblea di bilancio è stato dei più incoraggianti, visto che la sua lista ha ottenuto quattro posti in consiglio di amministrazione, uno in più rispetto ai francesi di Axa. Ecco perché oggi i poteri senesi guardano a Falciai come al possibile alleato di domani. Aperture sul coinvolgimento dell’imprenditore nel nuovo nocciolo duro sono state fatte dal presidente della Fondazione, Marcello Clarich, in una recente intervista: «La nostra strategia è esplorare ogni possibilità con tutti i soci, a partire da Falciai, per cercare di costruire un nuovo patto», ha spiegato.

Nelle prossime settimane la Fondazione e l’advisor dovranno insomma analizzare tutti questi aspetti e scegliere la soluzione più indicata per dare stabilità alla nuova governance. La prossima riunione della deputazione generale è fissata per il 24 luglio, data vicina alla presentazione della semestrale del Monte. Secondo quanto risulta, proprio l’approvazione dei risultati di metà anno sarebbe la scadenza scelta dal presidente Alessandro Profumo per fare un passo indietro. La nomina del successore sarà quindi con ogni probabilità decisa a settembre, subito dopo la pausa estiva.

Proprio ieri Profumo ha fatto il punto sull’aumento di capitale e sul percorso compiuto finora dalla banca. «Abbiamo avuto due aumenti di capitale, il primo si è chiuso a 99,8% e il secondo a 99,57%: sono valori molto alti ed è un dato estremamente importante», ha spiegato il banchiere, puntualizzando che, dopo la restituzione dell’ultima tranche di Monti bond, «Mps è una banca normale come tutte le altre». Profumo si è soffermato anche sull’aggregazione, tema a cui la Bce è risaputamente molto sensibile: «A oggi non c’è nulla all’orizzonte ma, chiuso l’aumento di capitale, ci si può muovere in modo più proattivo su questo fronte». Sempre ieri intanto si è chiusa in anticipo l’offerta dei diritti non esercitati. (riproduzione riservata)